di Angelo Passalacqua
"E' tanto dilettevole natura e copiosa nel variare, che infra li alberi della medesima natura non si troverebbe una pianta ch'appresso somigliasse all'altra, e non che le piante, ma li rami e le foglie o i frutti di quelle, non si troverà uno che precisamente somigli a un altro."
La lezione sulla biodiversità di Leonardo calza a pennello alla più conosciuta ed apprezzata tra le piante selvatiche, accompagna l'uomo da tempi remotissimi, da migliaia di anni è cibo e medicina. Se è talmente diffusa da passare inosservata, alla fioritura cattura l'attenzione, lascia stupiti il sapere che tutte le cicorie coltivate, dalla catalogna al radicchio, dal Soncino alle scarole vengono da questa umile pianta.
Mi (e vi) risparmio le descrizioni di rito, visto che tanti prima e meglio di me ne hanno parlato, mi limito ad invitarvi alla visita:
http://www.funghiitaliani.it/index.php?showtopic=14245&st=0
Voglio parlarvi di due cicorie un pò diverse, meno conosciute.
La Barba di cappuccino, con le sue foglie molto frastagliate, cresce più eretta staccandosi dal terreno, oltre alla pianta sono apprezzate anche le sue radici.
Da notare che con lo stesso nome viene chiamata anche un'altra pianta, l'erba stella
A differenza di tutte le altre che sono varietà di Cichorium intybus, questa che vedete in foto è Cichorium pumilum.
A parte la forma fogliare, ha le stesse utilizzazioni della cicoria selvatica. Chiudo con un'ultima foto dove si vede il caratteristico fiore dal colore blu, anche se non sono rare piante con fiori bianchi.