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sabato 24 aprile 2010

carota di Tiggiano

La carota di Tiggiano
Daucus carota   Fam. Ombrellifere

di Angelo Passalacqua
La certezza non c'é, vari testi riportano la notizia della selezione attuata dagli Olandesi per far sì che le carote siano tutte arancioni, in onore della casata reale degli Orange. Di sicuro si può dire che c'è stata un "omologazione", uguale a quelle simili di altri ortaggi. Se il pomodoro non può essere che rosso, le melanzane solo nere e le patate gialle è perché qualcuno ha scelto per noi...

http://www.taccuinistorici.it/ita/news/antica/daromi---orto---frutti/CAROTA-e-PASTINACA-toccasana.html

Non solo gli Antichi confondevano carota e pastinaca, accade anche in epoche più recenti. Nel mio dialetto non esiste il termine corrispondente alla carota, essa è la "bastn'ech", pastinaca. Anche nel Salento accade ciò:


http://www.italiamappe.it/108654/Sagra-della-Pestanaca

Questa insolita carota sarebbe proveniente dal Medio Oriente in epoca medievale, oggi si può trovare solo in piccole zone, dove viene tradizionalmente coltivata in piccole quantità.


La polpa è croccante, non legnosa, i colori vanno dal giallo oro al viola scuro, le carote hanno una notevole variabilità l'una dall'altra. Il profumo è intensissimo.


La carota in basso è una comune arancione, le altre mostrano gli splendidi colori che vanno dal giallo al viola scuro, quasi nero. Segno evidente che, oltre al betacarotene, qui ci sono antociani e altre preziose presenze.

Se pensate a quanto lavoro stanno facendo i ricercatori per fare pomodori "neri" (che già esistono) ed altri ortaggi miracolosi, mi pare che le vecchie varietà, tanto bistrattate, ci stiano dando una bella lezione!


mercoledì 21 aprile 2010

Bacio del Diavolo

"Il bacio del Diavolo"
Fam.   Solanacee

di Angelo Passalacqua



Avevo lasciato alle mie spalle la S.S. 106, la statale Ionica che corre da Taranto a Reggio Calabria e salivo verso il paese di Montegiordano, come da copione tutti i balconi delle case mostravano le collane di peperoni appese ad asciugarsi.  Mi fermai ad una casa rurale lontana dal paese, invitato da un cartello che diceva: "Vendesi frutta e verdura".  Davanti la casa, poche cassette di pesche ed albicocche, d'aspetto bruttino e piccole ma rivelatesi gustose e succose al successivo assaggio. Tra le collane di peperoni appese del solito peperone lungo, scorsi questo tondo, più grosso del ciliegia piccante che già conoscevo.


La signora fu prodiga di elogi a questo peperone, consigliandomi anche parecchi utilizzi culinari di esso.


Polpa spessa e carnosa, come al solito la piccantezza è quasi tutta nei semi e nella placenta, questo peperone riempie i vasi di sottoli per l'uso invernale, fresco è ottimo ripieno e cotto in forno. Tagliato a metà, svuotato ed arrostito sui carboni nelle grigliate. Appeso e fatto seccare, in inverno lo si macinerà per ottenere un profumato e stuzzicante condimento.
La pianta è alta una quarantina di centimetri, simile agli altri peperoni, si è dimostrata robusta e molto produttiva. In annate avverse si è accontentata di una spruzzata di poltiglia bordolese e nient'altro. E tanto caldo e tanto sole...


domenica 11 aprile 2010

Cardi

I Cardi
Famiglia:  Asteracee

di Angelo Passalacqua



Dopo i cardi selvatici è ora la volta di due cardi coltivati, li coltivo da molti anni, lascio andare a seme molte piante tutti gli anni, visto che, a differenza dei carciofi, la moltiplicazione del cardo si fa coi semi.


Il Cardo di Bologna è una varietà "inerme", senza spine, in altezza supera i due metri, le coste sono grosse e piene. Nella foto potete notare gli steli dell'anno precedente.


Le foglie hanno un colore che tende al grigio. Queste piante in foto sono state seminate 15 anni fa, praticamente fanno tutto da sole visto che mi limito a raccoglierne i semi, le piante per l'uso alimentare sono coltivate come "annuali".

Il Cardo centofoglie ha una stazza minore, un metro e venti circa, le coste sono più piccole ma, come fa notare il suo nome, molto più numerose. Il sapore delle due varietà è appena amarognolo, gradevole. Le piante sono robuste, in pratica non hanno bisogno di alcuna cura, a parte la semina e qualche annaffiatura.


Regola comunemente accettata dice che del cardo si mangiano solo le coste, ma come abbiamo visto col cardo mariano, i giovani capolini sono una squisitezza da provare!

Link:
http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/cardo.htm

 

domenica 4 aprile 2010

broccolo Fiolaro di Creazzo

Il broccolo Fiolaro di Creazzo
di Franca
Ho acquistato 4 piantine di broccolo fiolaro di Creazzo, per caso, in un mercato settimanale, ne avevo letto la descrizione nei commenti al post sulle puntarelle di Galatina, quindi ho pensato di provarlo.
Le ho trapiantate la 2^ settimana di settembre, la crescita è stata lenta e le piante hanno raggiunto un'altezza di circa 30 cm. Il termine fiolaro, nel dialetto veneto significa fioi, cioè figli, che sono i germogli inseriti lungo il fusto delle piante.

Prediligono un terreno sabbioso, la semina viene fatta in semenzaio in giugno per poi trapiantare in agosto. La raccolta si effettua da novembre a febbraio-marzo, i più saporiti sono quelli delle prime gelate.


Sono ricchi di vitamine, sali minerali, calcio e sostanze antiossidanti preventive per alcuni tumori, sono anche indicati contro l'ipertensione per l'ottimo apporto di potassio. Nella medicina popolare si usa il succo sieroso per far scomparire i porri.
In questo periodo la pianta presenta molte infiorescenze che dal colore verde passa al giallino e poi al rosa-violetto.


Cibo dei poveri un tempo e oggi apprezzato per le sue molteplici proprietà alimentari, si dice che nel 1786 il poeta Goethe, durante un viaggio a Vicenza, si innamorò della bontà di questo broccolo.
Il gusto è delicato, quasi dolce, ottimo lessato brevemente e saltato in padella con aglio e olio evo.
Usato nella pasta, nella pizza, nelle zuppe e risotti.

A Creazzo il risotto si fa così:
Io ho provato a mettere il broccolo, senza lessarlo, con lo scalogno e mantecato con il parmigiano: ottimo anche così.