mercoledì 30 marzo 2022

PANE DI GHIANDA /1

 Pane di ghianda 

di Angelo Passalacqua 


“Le ghiande, il primo alimento degli uomini.”

“ Tu ne sei poco lontana, e non camminerai un’altra giornata

 che vedrai sopra una montagna una casa, dove troverai quello

 che cerchi. Ma se hai tanta cortesia quanta bellezza, procura

 di sapere che cosa potrei fare per recuperare l’onore perduto:

 perché da pasto degli uomini grandi sono fatta cibo da porci”

                                                  G. Basile, “Pentameron” 




Per millenni i frutti delle querce sono stati preziosa fonte di cibo, non nei periodi di carestia ma anche quando c'erano altri cibi abbondanti, solo quando per motivi culturali ci fu l'abbandono delle ghiande per l'uso umano, riservandole per alimentare gli animali.

Una storia così lunga andremo a conoscerla a tappe, ne vale la pena per riscoprire un "supercibo" che sarebbe molto prezioso ora, con l'insicurezza alimentare mondiale ed i cambiamenti climatici 

Inizio con la mia esperienza col pane fatto con anche farina di ghiande, precisamente quelle prodotte dal fragno 

La quercia appartiene botanicamente alla Famiglia delle Fagacee, assieme al castagno e al faggio, tutte e tre un tempo apprezzate piante fornitrici di cibo 

A seconda della varietà di ghianda disponibile varia la tecnica di eliminazione dei tannini presenti, la più conosciuta è detta "lisciviazione", la vediamo in questo filmato. Non è la tecnica migliore e lo vedremo. 





I grandi frutti del fragno si utilizzano come le castagne, incidendo la buccia e tostandoli sul fuoco, a mò di caldarroste 


Dopo la tostatura, la buccia e la pellicina che copre il seme vengono via facilmente 



I tannini sono stati eliminati totalmente, basta assaggiare la polpa per sicurezza, se non si è soddisfatti si procede con la liscivia, con acqua fredda 


Prima di poter macinare le ghiande si devono disidratare al massimo, vanno tagliate in pezzi piccoli e poi messi in forno, a bassa temperatura, non devono scurirsi, segno di bruciatura. Il meglio sarebbe usare il forno a legna, qui da me è ancora possibile, per l'asciugatura e per la cottura del pane. 




La molitura familiare si può fare con un macinino da caffè per una farina fine, un frullatore per una farina più grossolana




Non avendo glutine, la farina di ghianda non darebbe un pane lievitato, quindi si miscela con farina di grano, nelle foto sopra il risultato ottenuto col 30% di semola di grano trimìnia, 30% di farina di grano rosso etiope e 40% di farina di ghianda, il colore rossiccio viene appunto dai grani "colorati", lievito madre. Nell'impasto del pane vengono inseriti piccoli pezzi di ghiande, a piacere 





Questo altro pane ha come ingredienti semola di saragolla, farina di maiorca e farina di ghianda in parti uguali, sempre lievito madre e cottura in forno a legna. 

Il sapore? Non posso descriverlo ma vi assicuro che è squisito! 


venerdì 18 marzo 2022

PEPERONE PAPACCELLA LISCIA

 Peperone papaccella liscia 

di Angelo Passalacqua 



La regione Campania può vantare un ricchissima agro-biodiversità, frutti, legumi ed ortaggi che nel tempo sono stati adottati da altre regioni ed oggi coltivati anche in Puglia. Gli Amici di BiodiverSo ci mostrano i peperoni campani in questo testo, tra le righe anche questo link



In questo post avevo parlato delle papaccelle ricce, ora andiamo a conoscere le "sorelle" a bacca liscia 





Le carnose bacche hanno sapore dolce ed ottimo sapore 







Anche se l'aspetto sembra simile al più comune peperone topepo, il pomodoro-peperone (to -mato/pep [o]-per), le papaccelle sono altra cosa! 

In cucina, oltre al consumo usuale, sono ottime svuotate dai semi e dalla placenta e ripiene di riso o altro, a piacere e cotte in forno


Come per tutte le Solanacee è preferibile mangiare le bacche mature, non acerbe con colore verde, ma di colore rosso e giallo




mercoledì 2 marzo 2022

IL PERO DI ANGELO

Il pero di Angelo 

 di Angelo Passalacqua 


L'Angelo del titolo non sono io, ma è l'amico Angelo Margherita, quello delle fave del Passato, vi rimando a questo filmato in cui ci siamo io e lui 


Oramai conosce ogni luogo delle Quite di Santeramo, ogni tanto mi segnala qualche interessante scoperta, come questo albero di pero, nato da seme 



Le foto qui sopra e le due seguenti le ho scattate a fine Febbraio, a prima vista sembrerebbe uno dei tanti perastri selvatici (Pyrus pyraster) facili da incontrare sulla Murgia, con rami contorti ed irti di spine




La prima anomalia è l'incipiente fioritura mentre tutti i perastri sono ancora dormienti, la spiegazione nelle successive foto scattate da Angelo e Grazia, nell'estate 2021 



La vegetazione è del perastro ma i frutti sono una piacevole sorpresa! 




Ancora una volta la Natura ha fatto un miracolo, una evidente ibridazione spontanea in cui ha mescolato un pero selvatico con un pero coltivato! 

E se pensiamo a questa abbondante produzione di frutti in un estate torrida, dopo una terribile gelata tardiva di metà Aprile che ha cancellato tutti i frutti di ogni varietà, una siccità di sei mesi! 

Ho preso un pò di marze da innestare su perastro, anche se sono ancora fermi di vegetazione e non posso farlo subito, comunque lo farò appena possibile. 






Nelle due foto sopra, un'altra pera di Angelo che vedremo in seguito!