di Angelo Passalacqua
Ultimo
appuntamento per il viaggio di riscoperta dei grani antichi, a questo
punto devo però creare una "data" di partenza per
distinguere le varietà di cereali "antiche" dalle
"vecchie", usando la data simbolica del 1915, giusto un
secolo fa. In questa scheda vediamo
apparire i primi grani "ibridi", frutto di incroci fatti
direttamente dall'uomo e non più selezioni fatte in campo dai
contadini. Ovviamente questi incroci sono cosa ben diversa dai semi
"F.1", attenti a non fare conclusioni errate ed affrettate!
E qui incontriamo un personaggio essenziale ed il suo prezioso lavoro
di cercatore di semi in tutto il mondo, la prima e tuttora insuperata
Banca dei Semi, Vavilov
Non vi parlerò di Vavilov e nemmeno di colui che è ritenuto il padre dei grani italiani, Strampelli, vi lascio alla lettura di alcuni testi, uno , due . Mi preme sottolineare che Strampelli riuscì ad incrementare le rese dei raccolti incrociando grani con varietà selvatiche di graminacee, facendo sì che le piante non si ammalassero, "facendo crescere due spighe dove ne cresceva una", come è scritto su una lapide. E che non divenne ricco con i suoi grani, rinunciò a mettere brevetti perchè "ero già pagato dagli Italiani per il mio lavoro".
Partendo
dal Rieti originario creò centinaia di nuove varietà, in pratica il
seme giusto per ogni terreno, sempre con tecniche "naturali",
addirittura anche il primo triticale, incrocio tra un grano tenero e
una segale (TRITIcum+seCALE) con semi fertili, a differenza dei
triticali moderni. Qui la scheda del Terminillo
Ma
Strampelli è conosciuto molto più per la paternità del grano duro
Senatore Cappelli, quello che per tutti è sinonimo di grano antico,
pur avendo "solo" un secolo di vita. Dal Cappelli gli eredi
ibridatori di Strampelli hanno ricavato decine di incroci, anche il
famigerato Creso che
è considerato il primo ogm e che ha dato gratificazione
economica a parecchie persone. E qui vedete come si continui
ad incrociare anche
oggi Creso, eredi del Cappelli ed una graminacea selvatica resistente
alle malattie! (Ma non erano gli ogm che dovevano salvare il mondo?)
Tre
grani teneri una volta molto diffusi nel Centro Italia, ora
riscoperti per farci il "pane d'una volta" ed altre delzie,
come queste
Il Solina ed
il Frassineto
Ultimo capitolo, la pretesa miglior resa delle varietà moderne è informazione inesatta, purtroppo confermata da agricoltori biologici poco attenti, se seminiamo il seme "giusto" nel terreno adatto avremo il miglior risultato ottenibile a parità di condizioni, i grani antichi non vogliono concimi (controproducenti perchè favoriscono l'allettamento!) e diserbo, producono quindi grano più sano e dal prezzo di produzione di almeno la metà del grano "convenzionale", che però ha bisogno indispensabile di concimi chimici, diserbo ed altro che bisogna comprare e distribuire con ripetuti passaggi col trattore!
E chiudo confermandovi che è possibile produrre grano "naturale" senza concimi chimici o biologici con rese di 40 quintali per ettaro ed oltre, per esperienza dimostrabile personale!
Cinque
ettari di terra, 13 quintali di seme, raccolto di 198,60 quintali.
.
Quindi
una resa di 3,972 tonnellate per ettaro. Per confronto, leggete qui
Grazie Angelo, quasi dispiace che sia finito questo splendido viaggio ;)
RispondiEliminaConcordo con MaxBetty, hai fatto un lavoro davvero notevole Angelo! Hai ampliato la veduta di noi tutti assorti nei nostro orticelli
EliminaChe meraviglia.
RispondiEliminaTemo che pochi tra noi che commentiamo abitualmente possano permettersi di coltivare i cereali.
Spero che sempre più coltivatori, vedendo le foto dei tuoi bei chicchi cicciotti, si sentano attratti da queste varietà.
Ora possono tornare ad essere "novità" da provare e sperimentare in un attuale e redditizio metodo di coltivazione.
Grazie a voi, per l'apprezzamento e... per la pazienza! Claudia e Moreno giustamente ricordano che i cereali non sono propriamente semi orticoli, costringere gli Amici alla lettura di post lunghi come questi, alla lunga....
RispondiEliminaTranquillo Massimo, magari ogni tanto post staccati in cui vediamo una varietà di grano o un pane fatto con farine di grani "speciali". Spero ti vada bene!
Angelo
Ma no, non era un rimprovero, piuttosto esprimevo il rammarico di non poterci provare di persona, e penso che molti altri siano dispiaciuti, dopo aver letto il tuoi resoconti così appassionati.
EliminaAngelo per me ce ne vorrebbe almeno uno al giorno di questi post, nel frattempo leggo e rileggo quelli già pubblicati.
RispondiEliminaCiao Claudia, lo so che non era un rimprovero...
EliminaMassimo, uno al giorno non è proprio possibile, vedrò di fare il possibile! Ottima idea quella della rilettura, ci sono delle aggiunte e degi aggiornamenti che devo apportare, ci saranno novità interessanti!
Angelo
Un post molto interessante. Mi sto avvicinando da poco a questi temi, e si leggono molti pareri discordi. Sapere che esistono grani che si possono coltivare con metodi bio e che sono in grado di garantire un po' di reddito fa piacere.
RispondiEliminaSto studiando come impiegare i miei 6 ettari di terreno seminativo; come posso approfondire? Puoi darmi qualche indicazione ulteriore? Complimenti per il tuo impegno. Grazie
Ciao Gianfranco, mi fa piacere che ti intrighi l'idea di sperimentare una coltivazione "non convenzionale" dei cereali.
EliminaNon mi intendo un granché di cerali "massivi", ma sei ettari mi paiono già una buona misura.
Dove è il tuo terreno? E' adatto per far camminare una mietitrebbia?
Sei ettari sono un'ottima misura!!
EliminaNon so cosa tu intenda con un po' di reddito,ma noi con un ettaro seminato con il più classico Senatore Cappelli abbiamo una produzione per un anno intero per pane,pasta ed altro e già lo consideriamo reddito.Si semina e si lascia lì fino alla trebbiatura senza nessun tipo di intervento.
Benvenuto Gianfranco,
Eliminase non sbaglio i tuoi sei ettari sono nel Salento, giusto? Quindi è sufficiente riscoprire quali grani crescevano nel tuo territorio e rimetterli in coltura. Ho parlato di grani perché non ti consiglio una monocoltura, sei ettari di una sola varietà è un grosso rischio da correre, una stagione avversa può azzerarti il raccolto! I vecchi contadini, quelli che dal raccolto dovevano viverci un anno, non lo facevano mai!
Metterò a giorni un altro scritto sui grani, ci sono alcune cosette da dire...
Angelo
Intanto grazie a tutti per le risposte; finalmente un luogo frequentato per discutere di questi temi. Vado con ordine,
Elimina@Orto delle piane: I 6 ettari sono la parte seminativa, pianeggiante, priva di rocce e adatta ad essere trattata con grandi macchine; si trova nel territorio del comune di Lecce.
@Liliana: Per reddito intendo non perderci :), se possibile integrare quello già esistente e proveniente da altre fonti... quindi diciamo che mi accontenterei di poche migliaia di euro. Il fatto è che tutti quelli con cui ho parlato mi hanno descritto una realtà abbastanza dura e incerta. Anche per il Senatore Cappelli non mi hanno dato grandi speranze di riuscita, al netto dei costi per la semina e la raccolta, conviene comprare direttamente la farina.
@angelo: si Salento. Ho iniziato a parlare con alcuni signori che sperimentano la ricerca di colture antiche del territorio; sono tutti agli inizi, le rese non sono ancora tali da garantirne la diffusione, e mancano i semi per iniziare qualsiasi discorso. Per questo mi ero interessato al tuo articolo, che però, forse volutamente, non hai approfondito a dovere. Dalle nostre parti a quanto pare si è agli inizi con il recupero dei grani antichi.
Ciao Gianfranco,
Eliminal'argomento era troppo vasto, ho dovuto "stringere" per non annoiare gli Amici, ad esempio non ho parlato delle "fosse granarie", di genetica delle graminacee, ecc.
I tuoi terreni sono troppo fertili per il Cappelli, utilizzarlo solo perché è diventato la bandiera dei vecchi grani (è il più giovane, compie cento anni nel 2015) è un grosso errore, ci sono varietà più adatte con rese di oltre 4 tonnellate per ettaro. Non è facile procurarsi i semi in quantità adeguata ma non è impossibile,, magari con khorasan e russarda (russello) ad esempio.
Appena risolvo piccoli problemi con l'adsl, mi farò vivo con altro materiale riguardante i cereali.
Angelo
caro Angelo,
Eliminagrazie per il tuo prezioso contributo.
In effetti forse c'è la possibilità di reperire delle varietà antiche, ma non rare, come il Khorasan e forse il Saragolla; cosa ne pensi a proposito di quest'ultimo?
Ti confesso tuttavia, che da appassionato di marketing, mi intrigano di più le specie rare, sulle quali penso si possa molto lavorare in varie direzioni.
Ciao Gianfranco,
Eliminascusa il ritardo nella risposta ma ho problemi con l'adsl.
Per il Saragolla, ti direi subito che non è stato segnalato in Salento, è un grano che è più a suo agio in zone fredde ma qualche prova ti spronerei a farla.. Per i grani rari, ti rimando al filmato di Ceccarelli!
Angelo
d'accordo, grazie
EliminaBuon giorno, finalmente ho avuto il piacere di ritrovare il sig. Angelo.
RispondiEliminaleggerò con molto interesse ogni vostro articolo. Sono Ercole, il custode di semi di Poggiardo. Ci siamo incontrati ai Sarruni a Ugento se ricorda :)
speravo in una vostra linea guida nel riconoscere un grano che ho ritrovato nei nostri campi sperimentali... ha una forma unica e promette una resa eccellente.
Se posso rispondere a Gianfranco , stando a "i Grani d'Italia" secondo De Cillis nel 1923 il Saragolla era presente in Salento, anche se in misura minore rispetto a russarda maiorca e capinera...mi piacerebbe includerea foto che riguarda questa vecchia distribuzione cerealicola. Insomma, qualcosa si ri-trova, non bisogna perdersi d'animo. :)