di Angelo Passalacqua
Seconda
tappa alla scoperta di una carota "emigrata" da molto
lontano, diventata "lucana" (e pugliese, io l'ho trovata in
territorio di Gravina in Puglia), come se dovesse prendere il
posto lasciato vacante dal "lucano" costretto ad emigrare.
Per
produrre i semi ho voluto sperimentare una via più difficile della
solita, quella di tagliare la punta della carota coi getti e
"coccolare" le pianticelle in vaso, da tenere in luogo
riparato ed idoneo, per produrre semi "comunque"!
No,
per questa carota ho fatto la scelta di una riproduzione più
naturale, come quella che avverrebbe in natura, solo gli esemplari
migliori ce la faranno!
Carote
intere interrate in vasi profondi a sufficienza esposti a tutti gli
agenti atmosferici (sole, vento, pioggia, neve, gelate a -6°...),
terreno drenante, gabbia metallica a protezione dagli animali
selvatici.
Solo
quattro carote su venti stanno crescendo, con diversa vigoria, la
migliore avrò l'onore di passarla al dott. Pietro Santamaria ed agli
amici di Biodiverso, ne faranno buon uso!
Della
carota gialla sappiamo tutto, ma dei "lucani emigranti"?
I documenti che vi mostrerò non sono degli Anni '50 ma più giovani
di una ventina d'anni. Nel primo filmato
vediamo la Lucania da cui scappare, magari per Torino e
le sue fabbriche.
E
qualche "emigrante" che
ha studiato è tornato a casa, con la voglia di riscattare il paese
natale dalla condanna di una atavica povertà e la necessità di
scappare...
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