Tamarillo
di Angelo Passalacqua
Ora andiamo a conoscere questo insolito "pomodoro", che cresce su quello che viene chiamato "l'albero dei pomodori".
Non avendo la fortuna di vivere, come Paolo, in Liguria non posso coltivare il tamarillo in piena terra, limitandomi alla coltivazione in vaso.
Semina precoce in ambiente protetto, conviene tenere le piante in vaso fino a che le temperature esterne siano idonee, qui da me metà Maggio. Poi rinvasare in recipiente più grande.
Non ho la serra riscaldata, le piante non sopravvivono all'inverno.
In questo filmato, il tamarillo coltivato in ambiente ideale, l'albero dei pomodori.
Due filmati per questo ortaggio, in lingue diverse dall'italiano, il primo ed il secondo. Ricorda molto il frutto della passione alla vista, con sapore diverso.
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venerdì 31 gennaio 2020
KIWANO
Kiwano
di Angelo Passalacqua
Ne coltivo due piante ogni anno, dal 2008 quando scambiai i semi di questo "cetriolo" molto particolare, allora era una novità ed attirava l'attenzione.
Lo scambio lo feci col nostro Paolo, che ricambiò con il suo pomodoro "strano", il tamarillo, altra curiosità orticola poco nota.
Qui da me, il kiwano ha un ciclo di coltivazione molto lungo, conviene seminare in semenzaio appena possibile, trapiantando a dimora con temperature idonee, la pianta soffre il freddo.
I frutti o meglio gli ortaggi, maturano tardi, Settembre ed Ottobre se tutto va bene. Ed a questo punto sorge il dubbio di come gustare questa polpa gelatinosa con tantissimi semi...
Nei Paesi originari se ne utilizza anche la buccia, dopo aver eliminato i "corni" presenti ma non ho trovato notizie su questa pratica. Invece si trovano in rete molti consigli su come utilizzare il kiwano, ad esempio in questo filmato.
Mentre in questo filmato in lingua francese, la coltivazione.
di Angelo Passalacqua
Ne coltivo due piante ogni anno, dal 2008 quando scambiai i semi di questo "cetriolo" molto particolare, allora era una novità ed attirava l'attenzione.
Lo scambio lo feci col nostro Paolo, che ricambiò con il suo pomodoro "strano", il tamarillo, altra curiosità orticola poco nota.
Qui da me, il kiwano ha un ciclo di coltivazione molto lungo, conviene seminare in semenzaio appena possibile, trapiantando a dimora con temperature idonee, la pianta soffre il freddo.
I frutti o meglio gli ortaggi, maturano tardi, Settembre ed Ottobre se tutto va bene. Ed a questo punto sorge il dubbio di come gustare questa polpa gelatinosa con tantissimi semi...
Nei Paesi originari se ne utilizza anche la buccia, dopo aver eliminato i "corni" presenti ma non ho trovato notizie su questa pratica. Invece si trovano in rete molti consigli su come utilizzare il kiwano, ad esempio in questo filmato.
Mentre in questo filmato in lingua francese, la coltivazione.
mercoledì 29 gennaio 2020
ROVEIA
Roveia
di Angelo Passalacqua
Il mio primo incontro con la roveia risale a qualche anno fa, in questo post.
Nel frattempo ho coltivato altre varietà di questo legume selvatico, provenienti da zone anche lontane tra di loro, con caratteristica comune l'areale di crescita, alta collina e terreno povero.
A destra, la roveia di Civita di Cascia, a sinistra quella di Colfiorito
Molto evidente la bio-diversità della roveia, le popolazioni che si incontrano nei territori dell'Appennino dove è coltivata, dall'Abruzzo alla Calabria.
Nella foto, a sinistra roveia originaria della Lucania. al centro proveniente dalla Sila calabrese. a destra la roveia di Monteleone di Spoleto.
Come altri legumi "selvatici" tipo la cicerchia, la roveia contiene sostanze anti-nutrizionali che ne sconsigliano l'uso troppo frequente, in maniera semplice si può dire che più il colore del seme si avvicina al nero più sono presenti quelle sostanze indesiderate. Ma occorre precisare che tali sostanze sono ridotte al minimo o eliminate dall'ammollo in acqua e successiva cottura prolungata ed il problema era dovuto all'uso dei semi macinati e l'utilizzo quotidiano delle farine, dettato dalla povertà d'un tempo.
di Angelo Passalacqua
Il mio primo incontro con la roveia risale a qualche anno fa, in questo post.
Nel frattempo ho coltivato altre varietà di questo legume selvatico, provenienti da zone anche lontane tra di loro, con caratteristica comune l'areale di crescita, alta collina e terreno povero.
A destra, la roveia di Civita di Cascia, a sinistra quella di Colfiorito
Molto evidente la bio-diversità della roveia, le popolazioni che si incontrano nei territori dell'Appennino dove è coltivata, dall'Abruzzo alla Calabria.
Nella foto, a sinistra roveia originaria della Lucania. al centro proveniente dalla Sila calabrese. a destra la roveia di Monteleone di Spoleto.
Come altri legumi "selvatici" tipo la cicerchia, la roveia contiene sostanze anti-nutrizionali che ne sconsigliano l'uso troppo frequente, in maniera semplice si può dire che più il colore del seme si avvicina al nero più sono presenti quelle sostanze indesiderate. Ma occorre precisare che tali sostanze sono ridotte al minimo o eliminate dall'ammollo in acqua e successiva cottura prolungata ed il problema era dovuto all'uso dei semi macinati e l'utilizzo quotidiano delle farine, dettato dalla povertà d'un tempo.
lunedì 20 gennaio 2020
RAVANELLO-ANGURIA
Ravanello-anguria
di XX
Il ravanello-anguria è un'antica varietà di ravanello asiatico, per lungo tempo dimenticata ed oggi riscoperta.
La denominazione suscita una giustificata curiosità, non esistendo alcun rapporto botanico tra il ravanello e l'anguria. Precisiamo quindi che il nome Ravanello-Anguria è dovuto al suo colore.
Infatti, al contrario del ravanello comune, la sua buccia è bianca e la sua polpa è rosso-fucsia (come l'anguria).
Il sapore è simile al comune ravanello, ma è un pò più piccante.
Il sapore piccante, però, è concentrato prevalentemente nella buccia, quindi, se non si gradisce tale caratteristica, basta pelarlo fino alla polpa rosso-fucsia, eliminando la buccia e la parte bianca.
Le dimensioni sono superiori rispetto al ravanello comune, ma a differenza di questultimo, pur aumentando le dimensioni, la loro polpa rimane croccante e succosa.
Lo si può coltivare in due periodi:
1. Semina in semenzaio a metà Aprile, con trapianto in Maggio e raccolta tra fine Giugno ed inizio Luglio, ma a causa del caldo rimane di piccole dimensioni e va rapidamente a seme
2. Semina in semenzaio a metà Agosto, con trapianto a metà Settembre e raccolta a Dicembre ed in questo caso raggiunge notevoli dimensioni e la polpa rimane croccante e succosa.
Il terreno deve essere ricco e fertile.
Noi lo coltiviamo in aridocoltura, ma siamo in Friuli, dove i mesi autunnali sono discretamente piovosi e non sappiamo come la pianta regisca in altre regioni più aride.
La pianta è molto resistente alle malattie e non necessita di alcun trattamento antiparassitario o antimicotico, anzi, le sue radici rilasciano nel terreno delle sostanze nematocide utili a sterilizzare il terreno da questi parassiti.
Come gustarlo:
1. Nelle insalate classiche: aggiunto a fettine dona una nota di allegria, di colore e di gusto.
2. Trasformato in conserve (sott'olio o sott'aceto)
3. Saltato in padella (cucinato in tecia), come le zucchine.
4. In varie zuppe, le cui ricette si possono trovare su YouTube digitando la parola "watermelon-radish".
Il ravanello-anguria ha poche calorie ma è ricco di antiossidanti, di oligoelementi (calcio, fosforo, magnesio e potassio) ed è un'importante fonte di vitamina C.
Si conserva fresco ed appetibile per circa un mese in frigorifero, nel comparto delle verdure.
di XX
Il ravanello-anguria è un'antica varietà di ravanello asiatico, per lungo tempo dimenticata ed oggi riscoperta.
La denominazione suscita una giustificata curiosità, non esistendo alcun rapporto botanico tra il ravanello e l'anguria. Precisiamo quindi che il nome Ravanello-Anguria è dovuto al suo colore.
Infatti, al contrario del ravanello comune, la sua buccia è bianca e la sua polpa è rosso-fucsia (come l'anguria).
Il sapore è simile al comune ravanello, ma è un pò più piccante.
Il sapore piccante, però, è concentrato prevalentemente nella buccia, quindi, se non si gradisce tale caratteristica, basta pelarlo fino alla polpa rosso-fucsia, eliminando la buccia e la parte bianca.
Le dimensioni sono superiori rispetto al ravanello comune, ma a differenza di questultimo, pur aumentando le dimensioni, la loro polpa rimane croccante e succosa.
Lo si può coltivare in due periodi:
1. Semina in semenzaio a metà Aprile, con trapianto in Maggio e raccolta tra fine Giugno ed inizio Luglio, ma a causa del caldo rimane di piccole dimensioni e va rapidamente a seme
2. Semina in semenzaio a metà Agosto, con trapianto a metà Settembre e raccolta a Dicembre ed in questo caso raggiunge notevoli dimensioni e la polpa rimane croccante e succosa.
Il terreno deve essere ricco e fertile.
Noi lo coltiviamo in aridocoltura, ma siamo in Friuli, dove i mesi autunnali sono discretamente piovosi e non sappiamo come la pianta regisca in altre regioni più aride.
La pianta è molto resistente alle malattie e non necessita di alcun trattamento antiparassitario o antimicotico, anzi, le sue radici rilasciano nel terreno delle sostanze nematocide utili a sterilizzare il terreno da questi parassiti.
Come gustarlo:
1. Nelle insalate classiche: aggiunto a fettine dona una nota di allegria, di colore e di gusto.
2. Trasformato in conserve (sott'olio o sott'aceto)
3. Saltato in padella (cucinato in tecia), come le zucchine.
4. In varie zuppe, le cui ricette si possono trovare su YouTube digitando la parola "watermelon-radish".
Il ravanello-anguria ha poche calorie ma è ricco di antiossidanti, di oligoelementi (calcio, fosforo, magnesio e potassio) ed è un'importante fonte di vitamina C.
Si conserva fresco ed appetibile per circa un mese in frigorifero, nel comparto delle verdure.
giovedì 16 gennaio 2020
FAVA ROSA
Fava rosa
di Angelo Passalacqua
Non è di colore verde, né viola o nera, questa fava proveniente dall'Est-Europa ha un insolito colore rosa, visibile coi semi raccolti "freschi", asciugandosi si scurisce e tende al rosso.
I semi li ho avuti da una famiglia di amici arrivati in Italia anni fa per lavoro e,come sempre accade in questi casi, hanno portato con sé qualcosa che ricordi la loro terra.
Oltre ai semi ho ricevuto anche qualche informazione su queste fave, pianta piuttosto bassa con baccello corto, contenente tre-quattro semi di dimensione medio-grande.
Ho interrato i semi in Dicembre, prima non era stato possibile per le forti piogge che avevano reso impraticabili i terreni, le piante sono spuntate molto tardi e temevo fossero marcite, invece erano germogliati regolarmente e le piante sono uscite dal terreno.
Qui da me, la temperatura notturna è arrivata più volte ai -2°, le piantine non mostrano sofferenza ma devo dire che anche le altre varietà di fave che coltivo mostrano la stessa resistenza, vedremo in seguito come va....
A titolo di curiosità, vi mostro alcune sorprese di questo strano inverno
Cicerchia in fiore...
... e piselli in fiore con baccelli in maturazione e baccello in basso pronto per la raccolta!
martedì 7 gennaio 2020
MELONE VERDE DI NAPOLI
Melone verde di Napoli
di Angelo Passalacqua
Tra i tanti meloni da serbo, quelli coltivati senza irrigazione e conservati per mangiarli in inverno, quello chiamato tradizionalmente melone di Natale, il rognoso di Napoli.
Dopo la raccolta, i migliori meloni venivano appesi per conservazione invernale, il consumo avveniva anche dopo molti mesi ma era d'obbligo consumarne per la festa di Natale.
In Campania, il rognoso è un prodotto tipico e tradizionale, come si legge qui.
La cavità con i semi è molto piccola, tanta polpa soda, profumata e di sapore dolce, non c'è acqua di vegetazione perché coltivato in seccagna.
Spesso questo melone cambia nome e viene chiamato come un altro melone molto buono, con caratteristiche molto simili, il purceddu, il porcellino di Alcamo, tutelato da Slow Food . Questo accade anche in maniera inversa, magari in annate dove una zona di produzione ha avuto un buon raccolto e l'altra no ma, in fondo, il melone è ottimo lo stesso! Infatti, guardate la foto utilizzata per il melone purceddu in questo sito di vendita... E' la stessa foto del sito della Regione Campania.
Dal sito Slow Food:
I meloni coltivati nelle campagne di Alcamo e dei comuni circostanti da sempre sono acquistati da grandi grossisti campani che li rivendono sui mercati di Napoli. Sono meloni ricercatissimi e spesso quelli acquistati in Sicilia sono poi spacciati per meloni campani. Ma il ricavo per i coltivatori siciliani è minimo e questa coltivazione sta diventando sempre meno redditizia: per questo alcuni agricoltori si sono riuniti in un Presidio per tentare una commercializzazione autonoma. I produttori hanno fondato un'associazione e hanno trovato un locale dove far maturare i meloni. La tecnica consolidata era quella di appoggiare i meloni sul pavimento, ma i coltivatori del Presidio l'hanno migliorata: hanno avvolto i meloni in retine e li hanno appesi a strutture in legno, come nelle stagionature di salumi, uno ad uno: in questo modo non è più necessario rivoltarli ed è semplice separarli secondo il calibro.
di Angelo Passalacqua
Tra i tanti meloni da serbo, quelli coltivati senza irrigazione e conservati per mangiarli in inverno, quello chiamato tradizionalmente melone di Natale, il rognoso di Napoli.
Dopo la raccolta, i migliori meloni venivano appesi per conservazione invernale, il consumo avveniva anche dopo molti mesi ma era d'obbligo consumarne per la festa di Natale.
In Campania, il rognoso è un prodotto tipico e tradizionale, come si legge qui.
La cavità con i semi è molto piccola, tanta polpa soda, profumata e di sapore dolce, non c'è acqua di vegetazione perché coltivato in seccagna.
Spesso questo melone cambia nome e viene chiamato come un altro melone molto buono, con caratteristiche molto simili, il purceddu, il porcellino di Alcamo, tutelato da Slow Food . Questo accade anche in maniera inversa, magari in annate dove una zona di produzione ha avuto un buon raccolto e l'altra no ma, in fondo, il melone è ottimo lo stesso! Infatti, guardate la foto utilizzata per il melone purceddu in questo sito di vendita... E' la stessa foto del sito della Regione Campania.
Dal sito Slow Food:
I meloni coltivati nelle campagne di Alcamo e dei comuni circostanti da sempre sono acquistati da grandi grossisti campani che li rivendono sui mercati di Napoli. Sono meloni ricercatissimi e spesso quelli acquistati in Sicilia sono poi spacciati per meloni campani. Ma il ricavo per i coltivatori siciliani è minimo e questa coltivazione sta diventando sempre meno redditizia: per questo alcuni agricoltori si sono riuniti in un Presidio per tentare una commercializzazione autonoma. I produttori hanno fondato un'associazione e hanno trovato un locale dove far maturare i meloni. La tecnica consolidata era quella di appoggiare i meloni sul pavimento, ma i coltivatori del Presidio l'hanno migliorata: hanno avvolto i meloni in retine e li hanno appesi a strutture in legno, come nelle stagionature di salumi, uno ad uno: in questo modo non è più necessario rivoltarli ed è semplice separarli secondo il calibro.