Pagine

sabato 26 febbraio 2011

Melone Amish

IL MELONE AMISH
Cucumis melo   Fam. Cucurbitacee

di Angelo Passalacqua


Porta il nome di un famoso popolo che incuriosisce col solo nominarlo, Amish, meritevole per molte ragioni di una parentesi antropologica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Amish


Ringrazio Tony per la generosa fornitura dei semi, questo melone è stata una piacevole scoperta, ho provato la coltivazione in asciutta ma le piante non hanno gradito l'inusuale metodo...  Ho irrigato le piante ogni quattro giorni con modesta quantità d'acqua, le piante non sono state cimate, la vegetazione si è mantenuta contenuta anche se lasciata a crescita libera. I frutti di questa varietà hanno una pezzatura che va dai due ai tre chili in media, da me non hanno superato il chilo e mezzo.


Ho notato una certa sensibilità alle malattie fungine, indispensabile una spruzzata di poltiglia bordolese o di zolfo bagnabile, anche nel link di Kokopelli suindicato notate le foglie coi segni caratteristici.

Nonostante le dimensioni, la parte edibile è in quantità notevole, lo spazio coi semi è molto limitato. Buon profumo ma sopratutto ottimo sapore, un'ottima varietà di melone.

lunedì 21 febbraio 2011

Broccolo di Lavagna

Il broccolo di Lavagna o lavagnino
(Brassica oleracea var. capitata)
di Paolo Basso



E' un broccolo un po' particolare, del broccolo ha la forma delle foglie anche se poco frastagliate e bollose, ma non produce una testa e ricacci come gli altri broccoli, la parte che si consuma è il nucleo centrale di foglie accartocciate e strette, dalla forma un po' allungata come il cavolo cuore di bue.


Originario della Riviera ligure di Levante è una pianta da clima mite, ma penso che anticipando un po' possa essere coltivato anche in clima meno favorevole.  Si semina a metà - fine giugno per trapiantare nella prima quindicina di agosto, la pianta è compatta e abbastanza vigorosa in terreno fertile ma la crescita è lenta, la raccolta è in pieno inverno, col freddo che lo rende più tenero.


Il nucleo centrale è molto tenero, si può cuocere al vapore e non ha l'odore tipico poco gradevole dei cavoli ed altri broccoli, ottimo in abbinamento con patate lesse ed un filo d'olio e.v. Anche le foglie grosse possono essere lessate in acqua, eliminando la nervatura centrale, saltate in padella con un po' d'aglio sono un buon contorno.

domenica 20 febbraio 2011

Che melone è?

MA CHE MELONE E' ?
di Angelo Passalacqua



I semi li ho avuti da Cristina B. , erano stati raccolti nell'anno 2005 e solo uno su sei ha germogliato.


Questa pianta ha prodotto due frutti,  uno più piccolo che ho consumato fresco e quello che vedete in foto, raccolto ad Ottobre e conservatosi molto bene fino a pochi giorni fa. L'aspetto ricorda il melone verde vernino ma le costolature sono meno numerose e più profonde, il colore da verde scuro è mutato in un verde chiaro con le costolature coloritesi di giallo.



La buccia presentava delle butterature in rilievo, irregolarmente disposte.


Il frutto integro emanava pochissimo profumo, l'ho aperto quando all'esame tattile e percussivo ha mostrato di essere al limite del periodo di conservazione. Come potete vedere a destra nella foto, il melone aveva iniziato a deteriorarsi dalla zona peduncolare.
E' sicuramente un "melone-zucca", il profumo è sempre assente, all'assaggio la poca polpa è aromatica ma non dolce, gradevole come può essere un melone fresco a Febbraio... Nulla a che fare col melone rospo, ovviamente!


domenica 13 febbraio 2011

Melanzane anno 2010

LE MELANZANE, ANNO 2010
Solanum melongena  Fam.  Solanacee

di Angelo Passalacqua e Paolo Basso

Grazie ai semi mandatimi da Amici sparsi per l'Italia, ho potuto aggiungere alle "solite" melanzane coltivate da sempre alcune interessanti novità.


Della Bianca di Imola abbiamo già parlato, la Violetta di Firenze, a destra in alto nella foto, ha dato tre tipologie da tre fornitori differenti, le melanzane  differivano nei particolari ma non nel sapore, forse il migliore di tutte le varietà, ma bisogna sempre ricordare che de gustibus... A sinistra  la Viola di Napoli, dalla forma allungata, l'esemplare in foto non era matura al punto giusto ma le esigenze fotografiche hanno richiesto il sacrificio...
In basso, due minimelanzane Siciliane piccole, graditissima sorpresa per gli occhi ancor prima del gusto. Anche la pianta è splendida, per dimensioni minime è coltivabile anche in vaso senza problemi, le foglie apicali sono all'inizio di una viola scurissimo, sembrano vellutate. L'impiego principale vede i frutti, interi, conservati sottolio.


E' molto simile alla Slim Jim, questa l'ho coltivata anni fa, hanno in comune anche la produzione dei frutti a grappoli, più generosi di numero per la Slim.

Tre "violette" diverse

Adesso dovrei parlarvi della Listada de Gandia, la melanzana striata, solo che il mio amico Antonio con un solo campione di semi mi ha dato una decina di varietà!
Nonostante "l'infortunio" resta comunque mio amico, può star tranquillo...



"L'originale" dovrebbe essere la seconda da destra, le altre sono solo una parte delle sorprese venute fuori...


Nel filare le piante si alternavano, nessuna uguale ad un altra... A consolazione però devo dire che avevano tutte un buon sapore! Certo, ora bisognerebbe riseminare e vedere cosa ne verrebbe fuori...
Ma non è ancora tutto, devo dirvi che ho dato i semi della Listada anche a Paolo ed anche lui ha ottenuto una bella collezione, tra cui una melanzana dal peso di 1150 grammi!

Magari potrà aggiungere qualche foto...

Aggiornamento di Paolo

Angelo chiama ed io rispondo, devo dire che a rivedere le foto mi vien ancora adesso da ridere... avevo una fila di melanzane super assortita, veramente una biodiversità mai vista.

Ecco le foto, tutte piante nate dagli stessi semi, solo due o tre facevano frutti simili...



Ed infine la supermelanzana, che mi sono trovato a fine settembre dopo due settimane di vacanza in Corsica, ben oltre il kg. Devo dire che era anche molto buona, a parte i semi già maturi... ma li seminerò senz'altro come gli altri, ho tenuto i frutti più significativi.







domenica 6 febbraio 2011

Coltivazione biologica - lezione 1

Piccolo manuale di coltivazione biologica
di Paolo Basso

Non ho certamente la pretesa di fare un manuale di orticoltura, ma visto che riceviamo spesso mail di amici che sono alle prese con la prima esperienza di coltivazione, magari in un terreno incolto da tempo, ho pensato di scrivere qualche post sull'argomento.
Anni fa' ho letto parecchio su vari sistemi di coltura biologica, altra esperienza l'ho fatta quando lavoravo alla climatizzazione di serre nella piana di Albenga, alla fine mi sono convinto che il sistema migliore è lasciar fare alla Natura, senza seguire tecniche particolari (biodinamico, sinergico ecc.) o calendari lunari.
Una cosa invece molto importante, che io faccio dai tempi del C64 Commodore, è tenere un diario giornaliero delle proprie coltivazioni, semine, trapianti, raccolta, temperature minime e precipitazioni (basta un termometro min-max da esterno e un pluviometro da pochi euro). Il diario può essere anche cartaceo, ma col PC è più facilmente consultabile (e più divertente...).
In questo modo possiamo far tesoro delle nostre esperienze, sia positive che negative, sapere quando seminare per avere il raccolto in un determinato periodo, sfruttare al meglio la piovosità del nostro clima, scegliere le varietà più adatte e così via. Ovviamente i primi tempi dovremo far ricorso all'esperienza altrui, ma col trascorrere degli anni questo diario diventerà la nostra Bibbia orticola.

ATTREZZI
Per un orto familiare non ne occorrono molti:
  • un robusto forcone a 4 denti per la prima vangatura profonda del terreno e successivamente per arieggiare, 
  • una pala da muratore (ne esistono di molto leggere, con pala in lega di alluminio e manico in legno leggero), 
  • un rastrello più robusto ed uno piccolo a denti vicini, 
  • una zappetta da sarchiare col manico lungo, 
  • una zappa per fare i solchi (anche questa col manico un po' lungo), 
  • una forca a 3 o 4 denti per spostare residui vegetali.
Altre cose che possono essere utili:
  • due picchetti di legno ed una lenza per tracciare i solchi.
    Se si ha la pazienza di fare un nodo ogni 20 o 30 cm del cordino si può poi trapiantare o seminare alla distanza giusta, oppure, tracciato il solco, sapere quante piantine ci si possono mettere. Con i nodi a 20 cm si possono mettere a 10, 20 o 40 cm, con i nodi a 30 cm invece a 15, 30 o 60 cm;
     
  • alcune tavole di legno da utilizzare come camminamenti per lavorare nelle aiuole o trapiantare col terreno molto umido senza pestare troppo; 
  • una carriola per spostare terra, portare compost o letame, qualche secchio di plastica di recupero o secchio da muratore.
aaltre cosette utili da fabbricarsi con poca spesa le vedremo più avanti.
Prima lavorazione del terreno
Normalmente il terreno in cui vorremmo fare l'orto è incolto da anni, pieno di erbe infestanti, sassi, vecchie radici, magari anche da spianare...
Dopo aver tolto alla meno peggio erbacce, sassi, spianato un po', si pensa a chiamare qualcuno che con una motozappa ci faccia un bella lavorazione del terreno. Niente di più sbagliato per tutta una serie di motivi qui elencati:
  • la rotazione della fresa rompe la naturale grumosità del terreno, che permette al terreno di respirare, di essere penetrato facilmente dalle radici e dai lombrichi; alle prime piogge forti il terreno diventerà pesante e compatto, se argilloso poi sarà un disastro.
  • se nel terreno ci saranno piante di gramigna o simili, le lame della fresa ne sminuzzeranno le radici che rivegeteranno infestandovi tutto il terreno.
  • sarà una strage di lombrichi, mentre magari le larve di elateridi o ferretti sopravviveranno.
  • usando poi spesso la motozappa si formerà la cosidetta “suola di lavorazione”, cioè uno strato duro e compatto dove non arrivano le lame della fresa.
Lasciamo quindi questo attrezzo a chi ha grandi estensioni di terreno, per il nostro orto familiare non serve. Io ho parecchio terreno, un fisico da buttare eppure non ho mai usato la motozappa. Ne avevo una anche abbastanza potente, che usava mio padre per una lavorazione leggera sotto gli ulivi contro le infestanti e l'ho regalata. Ho cintato l'uliveto, messo le caprette nane ed ora ci pensano loro, anche a concimare...
Armiamoci quindi di forcone, rastrello, un secchio per raccogliere le pietre, un altro per radici e residui vegetali ed iniziamo.

La zolla rovesciata la sminuzziamo facilmente se la terra è in tempera, cioè umida al punto giusto e non troppo bagnata o secca. Col rastrello raccogliamo sassi e radici che finiranno nei rispettivi secchi, eliminiamo eventuali larve di maggiolino o elateridi, tutti ben visibili per il loro colore chiaro, più difficili da vedere saranno i bruchi delle nottue, grigi e pelosi che fuori della terra si attorcigliano su se stessi. Questi bruchi potranno successivamente dare dei problemi alle piantine giovani appena trapiantate perchè le rosicchiano alla base.
Molto probabilmente però il nostro lavoro sarà sorvegliato dagli uccellini insettivori, come i pettirossi, che approfitteranno delle nostre pause per ripulire il terreno dalle larve e anche da qualche lombrico che non ha fatto in tempo a tornare sottoterra.
In qualche caso questa lavorazione non è sufficente, cioè quando il terreno è irregolare, con pietre o detriti e calcinacci o ancor peggio vetri. Allora bisogna proprio armarsi di coraggio e fare un lavoro definitivo. Si vangano 20 – 30 cm di terreno, sbricciolandolo quanto possibile e togliendo i sassi più grossi, radici o altro, poi si spala la terra e la si griglia direttamente sulla carriola.
Man mano che si procede con lo scavo si accumula la terra pulita qualche metro dietro, poi al termine del lavoro si spianerà il tutto.


Per fare la griglia ho utilizzato della rete zincata con fori quadrati di 2 cm. che viene venduta nei ferramenta, i listelli di legno per i bordi sono di 3x4 cm., un po' di viti a legno da 5 cm ed ecco una griglia leggera e robusta. Con una rete a fori più piccoli può anche servire a grigliare il compost.


Il fatto di rivoltare e mischiare completamente il terreno per 40 – 50 cm per togliere radici e sassi, lo si fa' solo come prima lavorazione di un terreno, perchè successivamente ci limiteremo a lavorazioni superficiali, senza rivoltare gli strati del terreno. Ci penseranno le radici ed i lombrichi a mantenerlo “lavorato”.
Qualcuno consiglia, in questa prima lavorazione; di incorporare nel terreno mentre si vanga, del concime organico o letame. Io non lo ritengo necessario, il terreno così rivoltato non è molto adatto ad essere subito coltivato da verdure “pregiate”. Eventualmente se si ha a disposizione della cenere di legna si può spargere sul terreno prima della lavorazione oppure nel caso di terra molto argillosa qualche sacco di torba..
Il concime organico lo useremo poi nelle coltivazioni estive, in copertura o interrato nel primo strato di terreno, dove  i batteri e i lombrichi che lo decomporranno ulteriormente  sono più attivi.
Io consiglio di fare questa prima lavorazione in autunno, poi fare solchi e seminare le fave (questo ovviamente se il clima lo permette), abbastanza fitte cioè a 15 cm tra loro . Quando le fave sono alte una ventina di cm. si rincalzano, cosa che permette anche di eliminare eventuali infestanti appena germogliate. La rincalzatura permette anche di proteggere le fave dal vento e dal freddo, se dovessero seccare le foglie per una gelata le piante rivegetano dalla base. Alcune info e foto qui
Con questa coltivazione invernale si ottiene, oltre ovviamente al raccolto dei frutti, che nel terreno si riformi la flora batterica nei vari strati ed una buona quantità di azoto disponibile per le colture successive. Quando le temperature permetteranno il trapianto di pomodori ed altre verdure, si estirperanno le fave lasciando le radici nel terreno e con una lavorazione superficiale leggera si faranno i solchetti per le nuove piante.
Qui finisce la prima lezione, come compito a casa studiate: COME FARE LE PIANTINE
Come al solito la sezione “commenti” è parte integrante del post, dove inserire domande, critiche o esperienze personali.


giovedì 3 febbraio 2011

Patate da semina

LE PATATE DA SEMINA
di Angelo Passalacqua



"Non uso il pretenzioso 'insegno' perchè in verità è molto più calzante il verbo 'imparo'. C'è moltissimo da imparare dagli scolari. "

   
N.  Giuliani


Non mi sono mai visto nei panni del "maestro", al massimo posso dispensare qualche consiglio basato dall'esperienza personale.

"Chi legge sa molto, ma chi osserva sa ancora di più."

 A.  Dumas

E qui, per restare in ambito orticolo, lo scrittore si è dato la zappa sui piedi...




Si avvicina il periodo dell'interramento delle patate, a seconda delle zone cambia di qualche mese ma
si può indicare in Marzo il momento giusto. Malgrado l'opinione contraria degli esperti che dicono che i tuberi riseminati vadano incontro, prima o poi, a malattie che riducono la pezzatura delle patate, io risemino da anni e non ho problema alcuno.
Una buona pratica di coltivazione prevede il pregermogliamento dei tuberi, tenendoli esposti alla luce in ambiente caldo. Un mese circa del previsto interramento, si prendono i tuberi dall'ambiente di conservazione e si pongono in una cassetta o una scatola in luogo riscaldato e luminoso. I tuberi emetteranno robusti germogli. Nella foto in alto potete vedere alcune varietà coi germogli, in alto due tuberi di Rossa Silana, a sinistra coi germogli appena spuntati, a destra una patata che ho fatto pregermogliare in Gennaio e destinata ad essere interrata a giorni in un orto sito in una località costiera della Puglia. Come vedete sono corti e di grosso diametro a differenza di quelli esili e filiformi della Vitelotte in basso a destra.  Tipici delle patate tenute in magazzino al buio possono comparire anche presto ma non devono preoccupare, si possono eliminare senza timore. In basso, al centro una Tonda di Berlino da interrare subito mentre a sinistra una Ratte per la semina di Marzo.
Vediamo ora le patate "bisestili", quelle che ho coltivato in estate per avere tuberi-seme per Marzo, Vitelotte esclusa.



Le tre patate "gialle" sono, da sinistra a destra, Sieglinde, Linda ed Agata coi germogli che iniziano a fare capolino come anche la Vitelotte in basso a sinistra, a quella al centro vanno tolti i lunghi germogli  per stimolare la crescita di quelli più idonei.

Naturalmente interrare le patate senza germogli non è un errore, le piante attenderanno comunque temperature idonee prima di spuntare dal terreno.

Buon lavoro a tutti!