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mercoledì 22 aprile 2020

BIOPATRIARCHI / 2 ANTONIO SALTINI


Biopatriarchi/2 Antonio Saltini 

di Angelo Passalacqua 


Ci sono personaggi poco conosciuti che però hanno inciso profondamente sulla storia dell'agricoltura, Antonio Saltini è uno di questi: 



Nella sua biografia scopriamo il percorso che lo ha portato anche alla scrittura di testi come " I semi della civiltà" ed una Storia dell'agricoltura 



La sua attività di giornalista lo porta ad importanti collaborazioni, tra cui una che avrà grande importanza, il fallimento della Federconsorzi e lo strascico giudiziario che si trascina da decenni, qui e qui alcuni articoli. 

Il suo lavoro sull'agricoltura verte sulle ibridazione delle varietà tradizionali e sulla "sicurezza alimentare", aspetto poco studiato finora ma che sarà drammaticamente attuale tra pochi anni, come Antonio dice in un documentario a lui dedicato. Parla dell'intreccio malsano tra "politica e banche per togliere soldi agli agricoltori e far fallire i consorzi nel Meridione d'Italia", della ricca Europa che ha i soldi per comprare cibo da terre lontane ed affossa i suoi agricoltori, del pericolo che il mondo corre perché ignoriamo come l'agricoltura evolverà con la crisi climatica, dove Paesi come Brasile, Russia, India e Cina prenderanno il cibo per i loro popoli, magari come già avviene in Africa o Sud-America quando lo togliamo alle popolazioni locali, un "neo-colonialismo dal volto umano...." 

Perché due cose sono veramente essenziali, l'acqua ed il cibo. E le future guerre scoppieranno per le contese su di esse.

Qui il documentario, buona visione 


domenica 19 aprile 2020

CICERCHIA PORPORINA


Cicerchia porporina 

di Angelo Passalacqua 


Una cicerchia selvatica a volte addomesticata, il suo nome è Lathyrus clymenum, la pianta presenta caratteri di polimorfismo molto elevati, ad esempio questa cicerchia è la progenitrice della famosa fava di Santorini, in questo mio scritto la vediamo. Ed anche qui

Le prove di coltivazione che ho fatto non hanno dato esito favorevole ma c'era da aspettarselo, troppo differenti gli areali di coltivazione tra Santorini e la Murgia. Data l'impossibilità di coltivarla in larga scala, ho dato i semi in mio possesso ad amici che vivono in località più idonee per terreno/clima.

Avevo però un dubbio, forse la coltivazione "in purezza" fatta a Santorini ha portato ad una selezione di una pianta "addomesticata" proveniente da una pianta selvatica estremamente polimorfa? La risposta l'ho avuta cercando, come suggeriva Esiodo. 



L'immagine è all'interno di questo contributo  dove conosciamo questa cicerchia porporina, assieme a questo contributo e qui prestate attenzione alla finestrella alla destra, dove è possibile conoscere 56 specie di Lathyrus 



E' ancora abbastanza diffusa la presenza della cicerchia porporina tra gli incolti della Murgia ma è minacciata come altre piante di estinzione nel selvatico, per questo è consigliabile coltivarla. Oramai pochissimi raccolgono i semi per uso alimentare, una volta veniva cucinata o trasformata in una farina di cui l'uso quotidiano poteva portare al latirismo, temibile malattia evitabile con un consumo saltuario ed idonea cottura, tenendo presente che, grosso modo, più i semi hanno un colore scuro più sono presenti neurotossine, eliminabili con lungo ammollo, cambiando più volte l'acqua, e prolungata cottura. 



martedì 14 aprile 2020

FAGIOLO ZAMPOGNARO



Fagiolo Zampognaro 

di Angelo Passalacqua 


Uno dei preziosi semi avuti dall'amico Francesco di Corto Circuito Flegreo, un fagiolo con blasone nobile, dall'isola d'Ischia. 



Da Ischia, il biglietto da visita qui



Tutelato da un presidio Slow Food e presente tra i prodotti tradizionali della Regione Campania. 



Leggendo sui siti che ho inserito sopra, nel testo, preoccupa che a coltivare lo zampognaro siano rimasti in sei, ad Ischia! Mi auguro che altri lo rimettano in coltivazione, i semi in mio possesso cercherò di moltiplicarli, ex-situ, distante dalla terra di origine ma sempre pronto a riportarli a casa loro! 


sabato 11 aprile 2020

CRESCIONE DELLE FONTANE


Crescione d'acqua 

di Angelo Passalacqua 


Non è conosciuto come meriterebbe questa pianta chiamata anche crescione delle fontane per indicare i luoghi dove era facile incontrarla, un tempo. 
Il suo nome è Nasturtium officinale, è un nasturzio perenne di facile coltivazione e contiene preziosissime virtù salutistiche. 





Si stenta a credere che una umile pianta come questa possa essere un concentrato di elementi preziosi per la salute umana, fuori d'Italia è detto "il re dei supercibi", come vedremo tra poco 









La coltivazione è meglio farla in vaso, per gestire al meglio questa pianta semi-acquatica, per motivi di terreno-clima non idonei, come per me, ma anche perché in piena terra potrebbero esserci controindicazioni di materia sanitaria. 



I piccoli fiori del crescione 



In Paesi dove è conosciuto ed apprezzato il crescione cambia nome e diventa "watercress", qui e qui contributi utili mentre lo vediamo coltivato in questi filmati, uno e due. Delle proprietà antitumorali si parla qui mentre qui, componente di una birra che dovrebbe dare addirittura rinnovato vigore e fertilità a  coppie in crisi... 





I minuscoli baccelli immaturi... 



... ed i semi maturi. 

Consiglio la coltivazione in vaso per più motivi, potete tenerli in casa, in balcone o in terrazzo, pronto all'uso per tutto l'anno mentre sconsiglio la raccolta delle piante spontanee, specialmente se vi è passaggio di erbivori come mucche e pecore che potrebbero essere portatrici della temibile fasciola hepatica, una grave malattia come leggiamo qui e qui


mercoledì 8 aprile 2020

IL MELOGRANO / 2


Il melograno 2 

di Angelo Passalacqua 


Il melograno, Punica granatum, è originario del Medio Oriente, da qui si espanse a tutto il Mediterraneo, in Italia arrivò dalla Grecia e nei vari territori prese nomi diversi, melagrana, granato e site, quest'ultimo nome deriva dal Greco, a Side, l'eroina dei Fenici che diede il nome anche alla città di Sidone. 



Nel dialetto del mio paese ma anche in molte zone del Salento e della Magna Grecia, è chiamate "sét", evidente la derivazione da "side" 







Le varietà coltivate sono molte, alcune varietà moderne sono frutto del grande successo ottenuto dalla riscoperta della melagrana negli ultimi anni, che ha però portato ad un sistema di coltivazione "industriale", che ha trasformato una pianta che non abbisogna di irrigazione, né difesa dai parassiti e dalle malattie, e di una potatura ridottissima in una coltivazione non sostenibile.





Assieme al nocciolo, il melograno ha il portamento arbustivo, fa la "corona", cioé attorno al fusto principale emette molti getti ogni anno, per avere una buona produzione di frutti è sconsigliato allevarlo ad alberello. 









Oltre alle varietà ben definite, ho voluto sperimentare anche la semina, con risultati inaspettati ma incoraggianti. 





Fine seconda ed ultima parte 

IL MELOGRANO / 1


Il melograno 1 

di Angelo Passalacqua 



L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.

Uno dei frutti più antichi, citato nella Bibbia ma anche in altri testi sacri, i versi iniziali sono opera di Giosué Carducci, nel Pianto antico. Un (falso) frutto che è sempre stato associato ad una divinità, dapprima dee pagane e poi alla Madonna Cristiana. Molti hanno scritto della balausta, nome esatto della melagrana, la sua storia in questo contributo











Sempre associata ad una dività-Madre, simbolo di rinascità e fertilità ma anche alla Morte, come per Core-Persefone, Demetra ed Era. La leggenda narra che il melograno nacque dalla terra imbevuta dal sangue di Dioniso. 



Persefone con la melagrana 



La statua ritrovata nel tempio che era stato eretto a Paestum, raffigurante Hera, in seguito distrutto. Nelle vicinanze, a Capaccio, c'è la chiesa dedicata alla Madonna del Granato.











Nel corso del tempo, la melagnana compare in molti libri e nei dipinti di artisti come questi qui di seguito.

Jacopo della Quercia 


Botticelli 


Leonardo da Vinci 


Fine prima parte 

sabato 4 aprile 2020

MELONE VERNINO DI BRINDISI


Melone vernino di Brindisi

di Angelo Passalacqua 


Tra i molti meloni da serbo invernali presenti nel Salento, questo lo trovai nel 1980 durante uno dei tanti miei viaggi, oltre a fare il turista mi è sempre piaciuto curiosare nei mercati cittadini. 


Come spesso è accaduto, questi meloni in vendita erano uno diverso dagli altri, coltivati nello stesso orto e quindi temevo che i semi fossero ibridati e, alla risemina, dessero vita a meloni diversi. Per fortuna, le piante erano varietà uguale a quella di partenza, in misura superiore all'ottanta per cento.


Cercando qualche notizia utile per dare un nome certo a questo melone, sono arrivato al prezioso sito dell'Orto di Portici, dove ho trovato questo:


Anche se mi piacerebbe affermare che sono lo stesso melone, non ne ho la certezza e quindi mantengo il nome con cui mi è stato dato all'epoca. Anche perché nello stesso sito c'è un altro melone con lo stesso nome, ma diverso. 


Come altri meloni, se coltivato senza irrigare, si conserva bene per molto tempo e può essere consumato in Marzo-Aprile, è un melone C. melo inodorus, profuma poco e non è di sapore molto dolce ma è aromatico, se ben maturo. 

A tale proposito, da notare che il termine "popone", poco usato nel sud d'Italia a differenza di regioni come la Toscana, ad esempio, deriva dal Greco e sta per 
"cotto dal sole, maturo", come conferma l'Enciclopedia:


Un altro testimone della grande agro-biodiversità pugliese.