mercoledì 28 luglio 2010

Ibridazione

Ibridazione, non sempre è un male
di Paolo Basso


Lo scorso anno ho coltivato il Chocolat, avevo pochi semi e non molto freschi ed ho fatto poche piante, di cui una sola messa assieme ad altre varietà per testarla.
Visto il buon comportamento (vedi post del 25 luglio 2009) ho tenuto i semi del primo palco di pomodori e quest'anno ne ho fatto una ventina di piantine. Una dozzina l'ho piantata nel nuovo terrazzamento, altre piantine le ho date all'amica Giovanna di Sanremo. 

Coltivate in terreno fertile, sono venute delle belle piante robuste e cariche di frutti, tutte perfettamente eguali, tutte tranne una, meno vigorosa nella crescita ma con dei frutti grossi e completamente diversi. Sicuramente parte dei semi sono stati fecondati con polline proveniente da una pianta vicina mentre la maggioranza è stata autofecondata dal polline della pianta madre come avviene quasi sempre.


Nella fila vicina c'erano due varietà che potrebbero essere il padre (mater semper certa, direbbero i latini), il Chilo della Garfagnana ed il "famoso" Etrusco, un grosso costoluto toscano così battezzato da quel burlone di Giam e che mi è arrivato tramite Ottone. Personalmente propendo per quest'ultimo, una vecchia varietà con foglie simili alle patate e polline particolarmente aggressivo.
Il risultato però è notevole, pomodori da 300 gr. quando il Chocolat a stento arriva ai 100...





Nella prima foto non si vede bene, ma la pianta ha fatto un primo grappolo con 4 grossi pomodori più un quinto più piccolo ed ancora verde.

Il colore è simile al Chocolat, con spalle verdi molto simile alle altre varietà di "neri", come il Nero di Crimea, il Cherokee Purple o il Nuits Australes. Però a differenza di queste tre varietà che ho già coltivato, non tende a biforcare dopo il palco dei fiori ma emette semplici femminelle facili da eliminare come nel Chocolat.

Personalmente apprezzo molto il gusto dei "neri", meno acidulo dei pomodori rossi, si tratta ora di vedere se si riuscirà a tenere stabile questa nuova varietà di maxichocolat, per ora li aspetta la prova degustazione...

30 luglio - Ho tagliato ed assaggiato uno dei due pomodori, il gusto è molto simile al Chocolat, poco acido. Cosa curiosa è il pomodorino al centro, come le arance navel, un pomodoro nel pomodoro.



I semi sono abbastanza numerosi e contornati da mucillaggine verde come gli altri "neri", la polpa è morbida, poco acquosa.

domenica 25 luglio 2010

Biodiversità della Murgia

Biodiversità
di Angelo Passalacqua

Per onorare degnamente la Giornata della Terra, avevo deciso di mostrarvi un'ambiente "a rischio", quello della Murgia (da "murex", "pietra aguzza"), altopiano di roccia calcarea caratteristico della Puglia e del territorio di Matera. Non ho rispettato la data esatta, ma credo non sia poi così importante!
Più precisamente, il posto in oggetto è uno degli ultimi insediamenti antichi degli originali boschi, la "Gravinella", "piccola gravina".

Doveroso da parte mia rendere omaggio ad una coppia di persone, i coniugi Margherita, autentici "Chico Mendes delle murge", i soli che, quando i bulldozer entrarono nel bosco, si frapposero tra le lame di acciaio e gli alberi...
La Gravinella è un enorme serbatoio di biodiversità, querce, oleastri, perastri, mandorli e centinaia di piante erbacee, molte sono presenti solo qui.

Nella foto di gruppo ci sono terebinti, mandorlo di Webb, perastro.


Questo è il terebinto, oltre alle sue tipiche qualità, è interessante perché è un valido portainnesto del pistacchio.

Il Perastro, o meglio uno dei due, il Pyrus amygdaliformis, detto Pero mandorlino per le foglie simili a quelle del mandorlo. E' l'unico portainnesto per coltivare alberi di pero nella terra arida e calcarea senza mai irrigare. I frutti sono commestibili, dopo un periodo di ammezzimento in casa, come si usa per il nespolo di Germania. Si raccolgono in Settembre-Ottobre. Nel mio dialetto è ù calapresc.

Un albero perfettamente adattato all'ambiente, irto di spine per difendersi, specie sui rami giovani. A proposito di spine, una curiosità:


 http://www.coloridellamurgia.it/uccelli/averle/index.htm


Ora una rarità, un mandorlo molto particolare.


Molto particolari i suoi rami posti ad angolo retto e con la punta aguzza. Le piccolissime mandorle sono amare.



Appena colte, una manciata di mandorle di Webb. Per dare idea delle dimensioni ho posto a sinistra ed a destra due mandorle normali.


In primo piano, a sinistra mandorla sgusciata, notare la relativa grandezza rispetto al frutto intero, a destra.


Qui le piccole mandorle di Webb tra le 22 varietà di mandorle antiche che coltivo. I segni sono dovuti a necessità di riconoscimento.


Qui il soggetto non è la calcatreppola ametistina, Eryngium amethystinum, coi suoi colori azzurri e viola, bensì il terreno rosso...



Lo coltivo nei miei terreni con successo.

Ultima segnalazione per il mitico falco grillaio, potete vederlo anche con la webcam dell'amico Carlo Catoni   www.birdcam.it


http://www.terredelmediterraneo.org/intro_grillaio.htm

Spero che la passeggiata fuori dall'orto sia stata di vostro gradimento, caso contrario scusatemi, non lo faccio più...

Se qualcuno è interessato ai semi, ne ho piccole quantità disponibili.

Zapote

Zapote 
Casimiroa edulis fam. Rutaceae
di Paolo Basso

E' un albero di origine messicana, lo si può coltivare nei climi miti, dove si vada raramente sotto lo zero e per brevi periodi, cioè dove il limone può essere coltivato all'aperto, senza protezioni.

Cresce rapidamente, il tronco è carnoso e la corteccia grigio verdastra è cosparsa di lenticelle. Le foglie sono composte, a 3 o 5 su un lungo picciolo, rossastre da giovani poi di un bel verde scuro.


Può essere coltivato da seme, ma per avere frutti di qualità è bene sia innestato, sono parecchie le varietà coltivate. Il frutto è ottimo, burroso, la pelle molto sottile può benissimo non essere tolta, i semi sono 5 ma solo uno o due si sviluppano, gli altri restano piccoli.



Il fatto che questo frutto, a differenza di altri come il mango e l'avocado, non venga commercializzato è dovuto alla sua poca conservabilità, deve essere raccolto e mangiato entro qualche giorno.


I fiori sono a grappoli, piccoli e verdastri, la pianta fiorisce in primavera ma anche in estate, in questo caso gli eventuali frutti matureranno nella primavera-estate successiva. I frutti molto spesso sono a gruppi di 3 - 4



Aggiornamento  2011

Quest'anno la pianta era carica di frutti, con i rami piegati, ho anche imparato a raccoglierli al giusto grado di maturazione, per poterli conservare qualche giorno in più.


Frutti veramente squisiti, anche secondo il giudizio di tutti i mei amici.



mercoledì 21 luglio 2010

Albicocche

Varietà di Albicocche
Prunus armeniaca  Fam. Rosacee

di Angelo Passalacqua

ESTATE


Quando il cardo fiorisce e la cicala canora
stando sull’albero l’acuto suo canto riversa
fitto da sotto le ali, nella pesante stagione d’estate,
allora più grasse sono le capre, il vino è migliore,
le donne più ardenti, ma sono fiacchi gli uomini
perché Sirio brucia la testa e i ginocchi
e secco è il corpo per via della vampa

                       da "Le opere e i giorni",  Esiodo 




http://unfilodivoce.blogspot.com/2007/07/esiodo-estate.html

Purtroppo per lui, Esiodo non conosceva le albicocche, giungeranno solo attorno al 50 dopo Cristo, chiamate i "piccoli Soli" per la somiglianza dei frutti al Sole dell'estate. I Romani ritennero la pianta originaria dell' Armenia, mentre la vera patria è in Cina dove era conosciuta e citata nel Chan-bai king, il Libro dei monti e dei mari, del 2200 aC.



La Portici è chiamata "crisommela", dal greco "Mela d'oro", termine ancora in uso in Campania per le albicocche Vesuviane. La pezzatura è grossa, il sapore ottimo. 


http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/albicocca.htm


La Palummella ha frutto medio grosso, polpa soda e buon sapore.

http://www.ilgiardinodellecollezioni.it/prodotto.aspx?id=655

Nella mia zona è impossibile coltivare varietà precoci, quindi sono presenti albicocche come la Fracasso, Boccuccia, Vitilio, Cafona, Baracca.



http://www.ilgiardinodellecollezioni.it/prodotti.aspx?catid=54

http://www.rotundamaris.net/index.php?option=com_content&view=article&id=138

Nelle zone dal clima più clemente, come quelle costiere, si trovano le cosidette varietà moderne, coi frutti di dimensioni giganti ma scarso sapore...


Non è il caso della piccola...


Pellecchiella, gustosa piccola albicocca.


Tutte le varietà che coltivo sono innestate sul mandorlo dolce, l'unico portainnesto che consente la coltivazione in aridocoltura, senza mai irrigare. Anche per questo, la pezzatura dei frutti è un pò più piccola, non effettuo il diradamento dei frutti, non ho problemi di malattie e parassiti, quando ci riesco do solo qualche spruzzata di bordolese.


Da sinistra, nocciolo e mandorla di Crisommela, Palummella e Pellecchiella.
Se avete un centinaio di semi disponibili, potreste farvi l'ottimo liquore di albicocca, la ricetta la metto in seguito, per ora basta...

A presto, vi parlerò delle biricoccole.

martedì 13 luglio 2010

Orto a luglio

L'orto a luglio
di Paolo Basso

Finalmente il caldo, per molti sarà anche troppo ma dopo un simile inverno non bisogna lamentarsi...

Tutto cresce a vista d'occhio, deve recuperare il mese di ritardo della primavera, in queste foto potete notare come lo spazio sia ben utilizzato, terra e muri.


Qui ci sono 4 piante di anguria moscatella, le angurie ancora piccole come arance sono nascoste nella vegetazione. Dietro 6 piante di melone Kiwi, anche li i meloni sono sommersi dalle foglie.


Lungo il muro invece ci sono 4 piante di Caigua (Cyclanthera pedata), una cucurbitacea mangia-colesterolo, alternate a 3 piante di pomodoro ed in fondo le zucchine Trombetta di Albenga, che posso raccogliere anche da sopra.

La Caigua è molto diffusa in Sud America, ha ottime caratteristiche nutritive, purtroppo richiede molto spazio per fruttificare e una stagione lunga. Per ora fa solo tanti fiori maschili a grappoli e fiori femminili molto piccoli alla base delle foglie.

venerdì 9 luglio 2010

albicocco Valleggia

Albicocco Valleggia
di Paolo Basso


La distribuzione commerciale non ha messo da parte solo le varietà antiche ma anche varietà che negli anni 80 erano normalmente utilizzate nelle coltivazioni destinate ai mercati. Anche per la frutta si verifica quello che avviene per le verdure, alla bontà si preferisce la resistenza ai trasporti ed alla frigoconservazione, il colore, l'uniformità della pezzatura.

Ma noi che del mercato ce ne frega e la frutta ci piace farla maturare sull'albero, a costo di doverla dividere con merli e gazze, possiamo coltivare queste varietà tradizionali come appunto la Valleggia. Il nome lo prende da una località della valle di Vado, alle spalle di Savona, nell'albenganese viene anche chiamata Siccardi ma è proprio la stessa cosa, anche se qualche vivaista locale asserisce il contrario.

La maturazione è tardiva, qui in Liguria matura a fine giugno - primi di luglio, la pezzatura è medio-piccola, sui 40-45 gr., il colore arancio è tutto puntinato di rosso.
La polpa è acquosa a maturazione, molto dolce ma con un fondo acidulo che invita a mangiarne ancora, secondo me è il solo difetto, almeno per chi deve tenere conto delle calorie...

Alla fine degli anni ottanta la Liguria era la quarta delle regioni produttrici di albicocche, dopo Campania, Emila Romagna e Sicilia, quasi tutta la produzione derivava da culture miste, più della metà di varietà Valleggia, poi altre varietà liguri come Canetta e Mandorlona, quest'ultima molto simile alla Reale di Imola.

Ora la produzione è molto modesta, assorbita dal mercato locale e nella grande distribuzione se ne trova di tutte le provenienze nazionali ed estere. Però una pianta innestata a radice nuda (sconsiglio vivamente le piante in vaso!) costa 6-7 euro e dopo due anni il costo è ripagato, non solo per il gusto e la salute. Ovviamente ci vuole un po' di spazio nell'orto...

sabato 3 luglio 2010

patata Quarantina

La patata Quarantina
Solanum tuberosum   Fam. Solanacee

di Angelo Passalacqua



Terzo anno di presenza nel mio orto per questa patata "nobile", a cui è dedicata anche un Consorzio di Tutela. La Quarantina bianca ha confermato d'essere una patata veramente speciale, dal gusto eccellente.


Buccia gialla ed inconfondibili "occhi rossi", oltre che buona è anche bella da guardare!


http://www.quarantina.it/category/il-consorzio/varieta-tradizionali/

Anche in un orto così diverso dalla sua patria d'origine, la Quarantina si è adattata alla perfezione, la pianta non ha avuto mai problemi di malattie, neanche la peronospora si è fatta vedere! Come produttività, ogni pianta produce due patate grosse, un paio medie, tre o quattro di piccola pezzatura. Molto distante, quindi, dalla produttività di varietà di patate come la Desirèe ma nemmeno disprezzabile...

Ed è improponibile il paragone circa il sapore, troppo diverse!

Consiglio di utilizzare le patate piccole per la risemina, senza dividerle, sono quelle che danno i risultati migliori.



Ogni tanto c'è una sorpresa del genere, un'enorme patata di 6-7 tuberi siamesi, una Quarantina bianca che copia la Quarantina Prugnona senza prenderne i colori!


Posso confessarvi che due o tre varietà di patate "sorelle" della Bianca sono di mio sicuro interesse?