domenica 27 dicembre 2020

PERASTRO

Perastro 

 (Pyrus pyraster) 

di Angelo Passalacqua 


Un pero selvatico meno frequente da incontrare del pero mandorlino, ha in comune quasi tutte le caratteristiche morfologiche salvo alcune, ad esempio la forma delle foglie 




Sia il pero mandorlino che il perastro sono considerate come appartenenti alla stessa varietà di pero, con notevole polimorfismo dovuto alla diffusione spontanea dei semi, notizie in merito qui e qui


Altra differenza è il colore dei frutti maturi, non bruno scuro del pero mandorlino ma giallo, come per molte pere coltivate 



I frutti sono eduli alla raccolta ma è meglio tenerli in dispensa qualche giorno, non è necessario attendere che ammezziscano, ottimo sapore 

Come sempre accade partendo dal seme, piacevoli sorprese accadono di frequente: 





Il portamento è rimasto uguale al perastro "selvatico" ma la pianta si è ingentilita, non ha più la spinosità tipica, al posto delle spine mette le gemme. Questa pera "selvatica" è molto vicina botanicamente ad una pera coltivata fino dall'antichità, la pera adamo è il suo nome siciliano ma ha altri nomi locali dove ancora qualcuno la coltiva per autoconsumo, difficile trovarla in vendita: 




PERO MANDORLINO

 Pero mandorlino 

(Pyrus amygdaliformis) 


di Angelo Passalacqua 


Un pero selvatico ritenuto progenitore dei peri coltivati, con gli inevitabili polimorfismi dei frutti che si propagano da seme, portainnesto ideale per la coltivazione del pero anche in areali difficili ed ostili 




I sempre più rari peri che scansano il taglio indiscriminato e i tanti spietramenti fatti sulla Murgia posso arrivare all'età secolare, anche se la loro piccola statura, dovuta all'adattamento all'ambiente, possa ingannare 

La varietà di pero selvatico più diffusa in Murgia è il pero mandorlino, Pyrus amygdaliformis , pero a foglia di mandorlo 



Notizie utili qui e qui



Con i semi dei frutti raccolti dagli alberi selvatici e seminati direttamente in campo, ho ottenuto un centinaio di alberelli da innestare con varietà di pere, attendendo 6/7 anni dalla semina, lasciando comunque parecchi esemplari a crescita e fruttificazione libera. Questi in foto hanno 25 anni 




Dopo la semina non sono più intervenuto ed ho lasciato le piante crescere, per avere piante robuste ed autosufficienti, da rimarcare che ho piante diverse l'una dall'altra con semi raccolti dallo stesso albero 







I frutti immaturi sono di colore verde ed immangiabili a questo stadio di maturazione, possono essere consumati quando prendono una colorazione scura e la polpa si ammorbidisce. E' meglio raccoglierli e lasciarli ammezzire, come si fa con le nespole germaniche 

Una piacevole sorpresa, frutto della semina, scoprire alberi che pur mantenendo le caratteristiche della varietà differiscono per qualche caratteristica, come queste: 











La pianta non ha più i rami che terminano con una spina, il resto è rimasto uguale a prima. 

Il buon sapore dei frutti spinge a lasciare qualche albero fruttificare, senza innestare.

Se utilizzato come portainnesto, il pero mandorlino consente la coltivazione anche in ambienti difficili come la Murgia di tutte le varietà coltivate di pero ed anche di melo, con portamento nanizzante.

Ma in ambienti più favorevoli diventa anche un gigante secolare, come qui in Sicilia




Pero mandorlino, a Gratteri 


giovedì 10 dicembre 2020

POMODORO PIENNOLO ARANCIO

Pomodoro piennolo arancio 

di Angelo Passalacqua 



Un'altro dono che ho ricevuto allo scambio dei semi tenutosi a Sammichele di Bari da Francesco e gli altri amici venuti dalla Campania 




Ho dovuto nasconderlo sotto il banchetto dei semi, tutti erano attratti da questi bellissimi pomodori dalla insolita colorazione 



Una volta a casa, mi attendeva il "lavoro" di recupero dei semi, in casi come questo dà molta soddisfazione, mica si può sprecare un tesoro buttando le bacche! 

Il sapore dei pomodori è ottimo, dolce e mai acido, non occorre aggiungere sale prima di mangiarli. Maturi, hanno la caratteristica buccia un pò dura dei pomodori da serbo ma si possono pelare facilmente senza passarli in acqua bollente, come fossero patate lessate. 


I filetti di pomodori hanno avuto degna compagnia, le friselle di grano triminìa, dono dell'amico Gino dal Salento, e lo speck dell'amico Vito, un filo d'olio evo e niente altro. Ah, dimenticavo: mezzo bicchiere di vino Primitivo a 16° gradi... 

Dura la vita del seedsaver! 

 


martedì 8 dicembre 2020

I CACHI

I Kaki 

 di Angelo Passalacqua 



In Cina ed in Giappone, terre di origine, il kaki è considerato l'albero delle sette virtù per la lunga vita, la grande ombra, l'assenza di nidi tra i rami, nessun tarlo che rode il suo legno, le sue foglie grandi che danno un bel fuoco se bruciate e nutrono la terra cadendo a terra copiose 


In Europa arrivò solo alla fine del Settecento come pianta ornamentale mentre la bontà dei suoi frutti cominciò ad essere apprezzata nella seconda metà dell'Ottocento, si racconta che uno dei primi ad assaggiarlo fu Giuseppe Verdi 


 Appartiene ad una Famiglia che conta numerosi componenti, le Ebenacee ed al genere Diospyros (dal greco "grano di Dio), Diospyros kaki con numerose varietà 






Oggi si trovano molte varietà di loti, altro nome del frutto, a quelli non eduli alla raccolta e che si possono mangiare solo a maturazione completa si aggiungono quelli chiamati kaki-mela che hanno la polpa dura ma commestibile alla raccolta 




La quantità dei frutti prodotti si avvantaggia dell'impollinazione incrociata tra le varietà ma non è indispensabile, i loti lo testimoniano con la presenza dei semi. Capita quindi che gli stessi alberi, in annate diverse, hanno frutti con o senza semi 



In questo periodo dell'anno gli alberi sono molto belli a vedersi, senza le foglie e carichi di frutti, alberi vecchi ma anche giovani... 




... il piccolo kaki cioccolatino e l'ospite 


Una immagine presa dalla rete con molte varietà di kaki, ma non tutte...


Per finire, alcuni filmati in cui si vede la produzione dei kaki essiccati, uno, due, tre