mercoledì 6 febbraio 2008

Uomini, piante ed altro

di Giampiero


Se dovessi dire cosa mi piacerebbe fare da grande, forse non risponderei “il contadino”, ma “il cantastorie”. Non sono un granchè come contadino e nemmeno come cantastorie. Raccontandovi qualche storia in questo blog, credo però di fare meno danni. Cercherò di tanto in tanto di raccontare una storia dove uomini, piante ed altri orgamismi sono stati protagonisti di storie in cui non si capisce dove finisce l'uomo e dove inizia una pianta. Naturalmente queste storie non sono da prendere come “lezioni” scolastiche, in cui c'è una autorità parlante e degli ascoltatori che subiscono. Anzi: racconto queste storie come invito ad allargarle, approfondirle, raccontarne altre.

La prima storia che racconterò non ha come protagonista un ortaggio, ma un fiore: il tulipano. Questa storia ha però il vantaggio di intrecciare molti temi interessanti (almeno per me) relatiivi al rapporto uomo/piante, un rapporto ecologico, economico e simbolico. Cosa c'è di più romantico di un fiore? Sembrerebbe essere stato creato solo per la bellezza ed i sospiri al chiaro di luna. Un tulipano, poi, di certo non si mangia e la sua fioritura dura anche un po' pochino. Insomma: chi potrà mai impazzire per un tulipano? Eppure... Ma cominciamo dall'inizio...
I tulipani erano apprezzatissimi dai turchi ed ancora oggi le guide accolgono i turisti con un sorprendente “Benvenuti in Turchia, il paese dei tulipani e di Babbo Natale!”. Beh... San Nicola (divenuto poi Santa Klaus nei paesi del Nord e Babbo Natale rosso vestito su decisione della Coca Cola) nacque proprio lì, in Turchia. E i tulipani fecero all'incirca lo stesso percorso. A quanto pare fu nel 1554 che i primi bulbi arrivarono in Europa, dono prezioso alla corte degli Asburgo. Da lì raggiunse Leida, in Olanda, trasportato un po' sottobanco dal botanico Clusius. Il signor Clusius era gelosissimo dei suoi tulipani per cui il fiore determinò un secondo furto: a Clusius furono rubati alcuni bulbi. Da lì inizia la tulipomania, un qualcosa che divenne più di una mania, più di una moda, più di una speculazione: tutti gli olandesi volevano far crescere tulipani nei loro piccoli giardini e conche. Il tulipano più ambito di tutti era il Semper Augustus, con petali “fiammati” di rosso: un bulbo di questa varietà avrebbe fruttato un discreto gruzzolo. Ma qui stiamo ancora parlando di una fase iniziale della tulipomania, una fase durata circa i primi trenta anni del 1600. Pian piano la tulipomania aumentava la sua temperatura: creatori di varietà veri e fasulli cominciarono a spuntare dovunque in Olanda, venditori di intrugli per veder fiorire un Semper Augustus da un banale bulbo si atteggiavano a gran professoroni, i prezzi salivano. I mercanti di bulbi si riunivano in una taverna pare gestita da una famiglia italiana, i Della Borsa. In questa taverna i mercanti di bulbi contrattavano prezzi, vendevano fioriture e bulbi futuri, a volte si finiva a bottigliate. I prezzi salivano. Il Semper Augustus raggiunse cifre da capogiro: 1800 fiorini a bulbo. Mentre rimanevano ignoti i più elementari dati della genetica, incerto il fiore che sarebbe spuntato fuori dopo un bel po' di mesi, ignoti a volte i creatori e venditori di bulbi, nella taverna Della Borsa si affinarono le “scommesse” finanziarie che oggi hanno altri nomi. Si contrattava a colpi di centinaia o mifliaia di fiorini, ci si impegnava o vendeva case, si investivano risparmi... in bulbi di tulipano. Dal 1635 al 1637 la “bolla” si gonfiò, di giorno in giorno: tutti erano “esperti” di tulipani, tutti investivano in tulipani, tutti si arricchivano con i bulbi di tulipano. Finchè... finchè il due Febbraio 1637 i fioristi si riunirono nella solta taverna, per vendere all'asta i propri bulbi. Un offerente iniziò a vendere i suoi a 1250 fiorini, ma nessuno rilanciò. L'offerta passò a 1100 fiorini, a 1000 fiorini, a 900... a nessuno interessavano i suoi bulbi. Fu il crollo, il crack, lo scoppio della bolla: ci si accorse che i bulbi non erano neanche buoni da mangiare. La catena si spezzò e il domino fece crollare tutte le proprie tessere: bulbi, immobili, navi, imprese... Alcuni storici sostengono che il “crack dei tulipani” fu per profondità superiore a quello del 1929, inaspettato quanto questo: il 23 ottobre il Wall Street Journal citava Mark Twain “Non separarti dalle tue illusioni, Quando se ne saranno andate potresti non essere più vivo”, una bella frase, ma da calare nel concreto; il 24 ottobre 1929 era un giovedì, il Giovedì Nero. La crisi del crack dei tulipani durò anni, molti cirimisero l'esistenza e cumuli di bulbi furono fatti marcire. Ma la storia ha le sue sottili ironie: il tulipano diventò uno dei simboli dell'Olanda, la vecchia taverna Della Borsa diede il proprio nome ai santuari della finanza, i bulbi (non solo di tulipano) sono ancora una redditizia attività degli olandesi.
Ed il Semper Augustus? La fiammatura rossa dei suoi petali aveva creato una leggenda, pagata a peso d'oro, fatto ardere desideri, sogni e prezzi. Un fuoco alimentato da un virus: la “fiammatura” dei petali era la manifestazione di un'infezione virale, veicolata dall'afide del pesco. L'afide passava dai peschi ai tulipani, gli regalava una splendida colorazione ed in cambio indeboliva l'intera pianta. Chi riproduceva affannosamente il Semper Augustus, diffondeva il virus. Il Semper Augustus era solo un sogno passegero. E dannoso.

Sulla "bolla dei tulipani" vedi anche wikipedia

2 commenti:

  1. Ma che bella questa storia! (la bolla dei tulipani)
    Un parassita che prima ha creato e poi ha distrutto colossali fortune ...

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  2. Non mi ero accorta che il blog accogliesse questa interessante storia!
    Grazie Giovanni di averla riscoperta e soprattutto a Giampiero di averla scritta!
    ...ci trovano sempre, nei vari secoli, uomini disposti a buttar capitali per coltivare futili illusioni purtroppo sempre a scapito delle povera gente!...in fin della fiera i parassiti non sono quelli delle piante!
    Pat

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