martedì 18 marzo 2008

Atreplice

di Elena Campacci
Nome botanico: Atriplex hortensis Lin.
Nomi volgari: Bietolone, Spinacione.
Nomi stranieri: Fr.: Arroche, Belle dame; Ingl.: Orach; Ted.: Melde.
Famiglia: Chenopodiacee.


L’atreplice è una pianta che mi ha stupito dal momento stesso in cui un contadino dell’appennino parmense me l'ha donata e descritta e da che l’ho piantata me ne sono innamorata. Se ve la descrivo come fece il suddetto contadino vi dico semplicemente che è uno spinacio selvatico. ..Ma sarò anche più tecnica per rispetto alla professionalità di noi seed savers.
Dunque l’atreplice è una pianta erbacea annuale, con portamento eretto o prostrato, foglie larghe triangolari che si presentano lievemente accartocciate di colore verde o rosso scuro a seconda della varietà.
La pianta raggiunge, a maturità, anche i 2 m di altezza. Si semina in marzo e comunque è buona cosa attendere che la temperatura sia sufficientemente elevata poiché l’atreplice è molto sensibile al gelo.
Si semina fitto su file distanti 50 cm per poi diradare a 25-30 cm lungo le file. Le piante strappate possono essere già consumate. Si autoseminerebbe da sola, ma io da buona seed savers raccolgo i semi quando essi presentano un colore marrone e sono secchi. Attenzione però all’impollinazione. Essa si impollina col vento, a distanze come un mais (per questo io pianto solo una varietà di atreplice), ma tranquilli non si incrocia con il normale spinacio!
Sembra che provenga dalle zone montuose dell'Asia centrale e addirittura che venga utilizzata in campo alimentare sin dalla preistoria.
Io invece vivo in Romagna, nella provincia forlivese, e il mio orto è situato in collina a 200mt s.l.m. Il clima è medio freddo, anche se mitigato dal positivo apporto della brezze marine.
Ahimè il mio terreno richiede pazienza e duri sforzi, vista la sua caratteristica di essere terreno adatto per vigneti e carciofi. La terra è dunque argillosa e assai dura. Negli anni però, grazie alla mia assiduità e alle numerose lavorazioni svolte (concimazione organica con compost o letame di cavallo, pacciamatura, sovescio, coltivazione di leguminose…) ho ottenuto incredibili risultati (forse ho aggiunto una nota un po’ troppo euforica) e il ora risulta più ricco e più morbido (anche se i miracoli ancora non sono in grado di compierli!!!).
Coltivo questa pianta, la varietà verde, da ormai tre anni e fortunatamente non ho mai avuto problemi di malattie, né attacchi di parassiti.
Passiamo all’aspetto pratico e al risultato che tutti aspettiamo: MANGIARSELO!!!
Sinceramente non ho ricette particolari: io utilizzo le foglie larghissime e tenere tanto come gli spinaci…e magari in aggiunta all’acetosa, si possono fare zuppe di verdure.
E’ diuretico, lassativo, rinfrescante.
Essa, inoltre, viene descritta dalla scuola salernitana fredda in secondo grado ed umida in primo, nutre poco, la sua linfa infatti è acquosa e rapidamente viene espulsa, tuttavia giova a quelli che sono di temperamento caldo ed asciutto. i semi hanno effetto purgativo ed emetico.
Bene, allora buona semina e buon raccolto!!!!

3 commenti:

  1. Consumo le foglie a crudo , togliendo le nervature più grosse per fare involtini di zucchini e pecorino frullati.

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  2. Wow! A crudo tutto? Anche le zucchine?

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