mercoledì 29 gennaio 2020

ROVEIA

Roveia

di Angelo Passalacqua



Il mio primo incontro con la roveia risale a qualche anno fa, in questo post.

Nel frattempo ho coltivato altre varietà di questo legume selvatico, provenienti da zone anche lontane tra di loro, con caratteristica comune l'areale di crescita, alta collina e terreno povero.



A destra, la roveia di Civita di Cascia, a sinistra quella di Colfiorito





Molto evidente la bio-diversità della roveia, le popolazioni che si incontrano nei territori dell'Appennino dove è coltivata, dall'Abruzzo alla Calabria.



Nella foto, a sinistra roveia originaria della Lucania. al centro proveniente dalla Sila calabrese. a destra la roveia di Monteleone di Spoleto.







Come altri legumi "selvatici" tipo la cicerchia, la roveia contiene sostanze anti-nutrizionali che ne sconsigliano l'uso troppo frequente, in maniera semplice si può dire che più il colore del seme si avvicina al nero più sono presenti quelle sostanze indesiderate. Ma occorre precisare che tali sostanze sono ridotte al minimo o eliminate dall'ammollo in acqua e successiva cottura prolungata ed il problema era dovuto all'uso dei semi macinati e l'utilizzo quotidiano delle farine, dettato dalla povertà d'un tempo.






3 commenti:

  1. Ho riletto i post sulla roveia del 2010, perciò racconto la mia esperienza con la roveia.
    Diversi anni fà mia sorella mi regalò un sacchettino di roveia (tipo quella d Colfiorito) comprata per uso alimentare, io la seminai e da quel giorno a 700 metri slm appennino bolognese mi nasce spontanea nell'orto in autunno e maturazione tarda primavera senza nessuna cura e nessuna irrigazione, unico problema è la conservazione invernale per via del tonchio

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    1. Buonasera Luciano, è un piacere ritrovarti! Grazie per la tua testimonianza, per il problema della conservazione, io metto i semi bene asciutti in freezer, elimini totalmente il tonchio ed i semi conservano la germinabilità, si possono riseminare.

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