domenica 29 luglio 2012

Marmellate e Confetture


Tecniche di coltivazione / Conservazione
di Orto delle Piane

Viene popolarmente chiamato marmellata un preparato atto a conservare la frutta.
I raffinati, e la legislazione italiana, distinguono tra marmellata e confettura.
La marmellata è preparata con gli agrumi, la confettura con gli altri frutti.
I principi di preparazione sono simili, io userò per semplicità il termine marmellata per indicare entrambe le preparazioni, riguardo le quali vi sono diverse "filosofie" , anche contrastanti, accomunate però da alcuni aspetti generali, tra i quali dobbiamo ricercare il miglior personale equilibrio e compromesso, che sono:

  •  preservazione della qualità (soprattutto quella "sottile" - che è sensibile al calore)
  •  conservabilità, che si procura inizialmente eliminando i batteri con il calore di cottura, successivamente invasando in barattolo sterile e ben chiuso (dobbiamo impedire ai fermenti presenti nell'aria di entrare), e successivamente ancora (a barattolo aperto per il consumo) che dobbiamo preservare attuando condizioni di rallentamento della proliferazione dei fermenti (lo si ottiene normalmente con un sufficiente grado zuccherino, e/o con il freddo, e/o con altri conservanti) 
  • preservazione dei distintivi sapori dei diversi frutti
  •  giusta densità (è soggettiva)
  •  preservazione dei distintivi colori (anche l'occhio vuole la sua parte)
  • altro ?

L'antica ricetta (quella della nonna) prevedeva una cottura lunga e lenta, finalizzata principalmente al risparmio (la si cuoceva sulla stufa economica a legna, comunque accesa), che faceva evaporare l'acqua contenuta nella frutta, sino a raggiungere una "giusta" densità che comprendeva un "giusto" grado zuccherino, sufficiente alla conservazione, a volte ottenuto con l'aggiunta di poco (prezioso) zucchero industriale o miele.
Ricetta che vale ancora oggi, se siamo disposti ad accettare una riduzione delle "qualità sottili" e dei distintivi sapori e colori della frutta, che purtroppo sono decisamente distrutti dal prolungato calore.

Se non siamo disposti ad accettare queste riduzioni, dobbiamo ricercare ricette nuove, che per preservare le qualità di cui sopra, dovranno accettare altri difetti, e qui comincia la danza del compromesso.

Ma ne parleremo un'altra volta, intanto digerite questo stoppone, e commentatelo se è caso.



 

sabato 28 luglio 2012

Tecniche di coltivazione / Conservazione

Premessa
di Orto delle Piane

Mi piace pensare che la "conservazione" sia una tecnica di coltivazione, poiché anche in questo campo dobbiamo applicarci a "coltivare" quello che ci interessa (il conservato) difendendolo dai "parassiti" che ne vorrebbero approfittare rendendo il conservato disgustoso e/o velenoso.

La materia è ampia, e anche in questo caso non esiste la tecnica assoluta e perfetta, ognuno deve trovare la sua, contemperando la propria realtà specifica, in fatto di credo, carattere personale, clima, aspettative, tempi di dedizione, attrezzature e risorse disponibili, filosofia di vita, con i pro e i contro che ogni tecnica comporta, in altre parole praticando l'arte del compromesso.

Ma alcuni principi sono forse comuni a tutte le tecniche, e per aprire il dibattito propongo questi:

  • Difesa dai parassiti: nella conservazione i parassiti sono rappresentati dai batteri (alcuni fanno fermentare, altri inacidire, altri ancora uccidono), dai funghi (che fanno ammuffire), dagli insetti (sempre loro - che fanno di tutto), dai topi (e chi non li conosce!), c'è altro? a si, i predatori a due gambe, anche quelli.
  • Perché ho parlato di compromesso? Non è una bella parola, e preferiremmo farne a meno, ma non si può. E' legge del creato. Come quella dell'altalena. Più la spingi su e più tornerà con forza giù. Accettiamolo.
  • Ma fortunatamente per ogni parassita c'è anche una tecnica di difesa, e l'arte della conservazione di questo si occupa, del miglior compromesso tra preservazione delle qualità, attacco del parassita, difesa con il conservante
  • I conservanti possono essere diversi, ogni parassita ha il suo antagonista; abbiamo il freddo, il caldo, l'asciutto, il sale, lo zucchero, il miele, il fumo, l'ambiente sterile, l'assenza di aria, la presenza di aria, spezie, reticelle, altri.
In questo spazio propongo di confrontarci innanzitutto sui principi generali, per mettere a punto una attendibile base comune, sulla quale sviluppare e innestare le singole ricette collaudate dalla pratica di ognuno.
Se saremo capaci di farlo umilmente potremmo avere modo di imparare, insegnare, e divertirci.
Vi piace?     

venerdì 27 luglio 2012

Cavolaia - Un po' di giustizia

parassiti -  episodio 8
di Orto delle Piane


Oggi piove, evviva! Ne approfitto per togliermi un peso dalla coscienza, quello di aver accusato nella precedente trattazione  la povera Pieris rapae di essere l'unica colpevole dei brucamenti dei nostri cavolami.

Non è così, successive approfondite indagini lo hanno dimostrato, ecco le prove


Il bruco verde a destra è un cucciolo di Pieris rapae, e gli altri a sinistra, chi sono?
Un entomologo ce lo saprebbe dire, io no, ma la diversità la colgo, anche la voracità



La Pieris rapae è questa, e depone uova singole, bianche, una qua e una la, posso testimoniare



e allora queste di chi sono? (PS: sono della cavolaia maggiore - Pieris brassicae)



e queste?  Azzarderei che possano essere della Mamestra brassicae, che però non ho mai visto svolazzare sui miei cavoli, perché a quanto pare ha abitudini notturne

Mi scuso quindi con la Pieris rapae per l'ingiusta accusa che gli ho precedentemente promosso, e per giusta penitenza e ammenda consegno questa sua incipiente crisalide nelle amorevoli mani di Pat, affinché la protegga dai feroci merli beccaioli sino a completa metamorfosi e felice involo  

Crisalide di Cavolaia minore (pieris rapae)
Aggiornamento: nel corso dell'estate 2013 ai bruchi delle tre varietà di farfalle cavolaie sopracitate se ne è aggiunto un quarto, il bruco della piccola farfalla Plutella xylostella, ne ho parlato qui  




altri parassiti
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martedì 24 luglio 2012

Tecniche di coltivazione


Premessa
di Orto delle Piane

Abbiamo aperto una nuova scheda, che abbiamo chiamato "tecniche di coltivazione" , nella quale è stato organizzato un indice degli argomenti attinenti.

Ma questa scheda si propone anche di aprire confronto e condivisione di nuovi argomenti, di comune interesse, riferibili appunto alle "tecniche di coltivazione",  vale a dire a quelle pratiche che ci possono aiutare a fare meglio e con minor "fatica" i nostri orti.

Voglio cominciare sostenendo che non esiste una tecnica di coltivazione assoluta e perfetta, ma che ognuno ha da ricercare la sua, che sia utile e commisurata alla propria realtà specifica, in fatto di carattere personale, clima, terreno, aspettative, tempi di dedizione, attrezzature e risorse disponibili, filosofia di vita.

Possiamo affinare la nostra tecnica, e per questo può essere utile il confronto e la condivisione con altre esperienze, ma non potremo mai dire di aver finito di imparare, e questo è il bello del gioco del coltivare, e del vivere. 

Siamo tutti invitati a proporre e a sviluppare qui gli argomenti che ci sono cari, io comincio a lanciarne due, che sono:
  • Controllo delle erbe infestanti
  • Tecniche e impianti di irrigazione
Ma li svilupperò una altra volta, perché adesso ho da invasare 16 chili di ottima confettura di lamponi, che, come ben sapete, ama il vasetto piccolo, e non ha la pazienza di aspettare.

sabato 21 luglio 2012

Pomodoro di Rotonda /2

di Angelo Passalacqua 

Questo scritto non dovrebbe portare la mia firma bensì quella del nostro amico Teresio L. ma scrivo sotto la sua delega...  Per motivi familiari molto gravi, Teresio ha pochissimo tempo per sè, nonostante ciò riesce a coltivare il suo orto dove ha decine di agrumi in vaso, centinaia di varietà di uva ed ancora centinaia di fragole antiche e... tanto altro! Naturalmente mi è parso giusto inviargli semi da testare... Il gigante riccio di Rotonda apre la rassegna.


Come avete già visto nelle foto di Roberta, questo pomodoro produce bacche di forma diversa sulla stessa pianta.

http://amicidellortodue.blogspot.it/2009/09/pomodoro-di-rotonda.html


Si può dire che ogni palco ha pomodori diversi...


Questo polimorfismo può turbare e creare dubbi su probabili ibridazioni, in fondo si parte da semi presenti in orti familiari conservati anno dopo anno. Niente dubbi, il fenomeno si ripete sia a Rotonda che altrove, ho inviato semi di diversa provenienza a Teresio ed a Roberta, oltre a tutti gli altri, il risultato non cambia!


Qui si vede bene, in cima alla pianta, il pomodoro con la forma "a borsetta" o "a barchetta" come quello del post, "l'originale". A Rotonda le pratiche colturali mirano ad avere pochi pomodori di grandi dimensioni, da chilo o quasi, coltivato altrove la pezzatura si riduce, evidentemente anche per le diverse situazioni di coltivazione  (terreno, irrigazioni, cimature, ecc.)


http://www.ssabasilicata.it/CANALI_TEMATICI/Educazione_alimentare/Menu3/Prodotti_Certificati/Prodotti_Parco_Pollino/pomodoro_costoluto.html


Ringrazio Teresio per essersi prestato all'esperimento, poi mostrerò le altre varietà, l'annata di coltivazione è stata quella del 2011, il ritardo è colpa mia, come sempre... 

martedì 17 luglio 2012

Coltivazione aglio e cipolla

Prima pubblicazione del 27/03/2011 e Aggiornamento del 17/07/2012


AGLIO
di Angelo Passalacqua


"Se vuoi un buon agliaio pianta a Febbraio!"
Meglio non prendere alla lettera questo consiglio di coltivazione, non sempre è così. Anche dell'aglio ci sono varietà precoci e tardive, dipende dalla durata del periodo di conservazione.



Ad esempio, l'aglio bianco di Voghera, il rosso di Sulmona, l'aglio rosa e l'aglio gigante è preferibile interrarlo a fine Ottobre-inizio Novembre, le piante svernano in campo senza problemi.


http://www.agliodivoghiera.com/
http://www.parks.it/parco.nazionale.majella/dettaglio_prodotto.php?id_prodotti=1791



I bulbilli vanno interrati a poca profondità.  L'apice deve rimanere fuori di terra con molta attenzione ad evitare possibili ristagni d'acqua.
Tra le tante varietà che coltivo grazie agli scambi, posso segnalare il campione di conservabilità, l'aglio rosa di Lautrec, non inizia a germogliare neanche ad Aprile!
interrato in Febbraio, naturalmente.




http://www.ailrosedelautrec.com/it_aglio-rosa-di-lautrec-francia_2.php
http://www.ailrosedelautrec.com/it_la-coltivazione-dell-aglio-rosa-di-lautrec_13.php




CIPOLLA
di Angelo Passalacqua


Le numerose varietà di cipolla, oltre che per il colore delle tuniche esterne (variabile dal bianco al giallo ed al rosso e per la forma del bulbo), si dividono in categorie, chiamate "a giorno corto" o precoci e quelle " a giorno lungo" o tardive. Esistono anche poche varietà " a giorno intermedio".
A seconda della durata del giorno e relative ore di luce, le categorie sono:
  • "giorno intermedio" = 14 ore di luce
  • "giorno corto" = meno di 14 ore di luce
  • "giorno lungo" = più di 14 ore di luce
LE VARIETÀ PRECOCI o a giorno corto sono di solito varietà a bulbo grosso, si seminano in semenzaio ad Agosto e si trapiantano in Ottobre-Novembre:

  • La cipolla di Barletta,
  • la bianca di Maggio e di Giugno,
  • le rosse di Tropea,
  • la rossa di Lucca,
  • la rossa di Acquaviva.

cipolla di Acquaviva da semenzaio


cipolla di Acquaviva in contenitore (bicchierino in plastica)




cipolla di Banari


 http://www.wikideep.it/cat/cucina-sarda/cipolla-di-banari/

LE TARDIVE si seminano in semenzaio a Dicembre-Gennaio con trapianto in Marzo-Aprile. Si possono anche seminare a dimora in Marzo. Sono le cipolle da serbo, la raccolta in Agosto:
  • La dorata di Parma,
  • ramata di Milano,
  • la vernina di Firenze,
  • la Stoccarda.
Un esempio di CIPOLLA A GIORNO INTERMEDIO è la conosciuta Borettana.


Di molte varietà tardive è possibile trovare in vendita i bulbetti da semina, comoda alternativa a semine e trapianti, ma bisogna fare molta attenzione al giusto periodo di interramento, non prima di Aprile. Se le piantine spuntate da questi bulbi dovessero subire un repentino ritorno di freddo, alla ripresa vegetativa non ingrosserebbero il bulbo ma andrebbero a seme!
Per produrre semi, si interrano in Marzo le cipolle raccolte l' anno precedente e che si risvegliano, essendo piante biennali.

Poichè poche piante sono sufficienti a produrre semi a volontà, il resto di queste piante è estirpato prima del completo sviluppo (il bulbo si atrofizza).
Molto apprezzate in cucina, sono le cipolle porraie o "sponsali".




CIPOLLE IN MONTAGNA

AGGIORNAMENTO DEL 17 LUGLIO 2012 
di Orto delle Piane


Io le cipolle le faccio principalmente partendo dalle cipolline, anche se continuo a provare pure con il seme, sistema che nella mia stagione corta è oggettivamente inadatto, tanto che ora quelle fatte da cipolline sono prossime al raccolto e quelle fatte da seme sono ancora un incerto esile filo verde.
Quindi consiglio l'uso del seme solo a chi ha climi caldi, e abbondante perseveranza.
Agli altri consiglio di procurarsi e trapiantare piantine provenienti da seme, oppure di impiantare le cipolline.
Esiste anche la bella tecnica di impiantare i "bulbilli" che è stata già descritta nel post http://amicidellortodue.blogspot.it/2009/05/la-cipolla-egiziana.html  
  • Prima divagazione: La cipolla è una pianta biennale, nel primo anno forma foglie e cipolla, nel secondo anno forma il fiore, il seme, e talvolta i bulbilli, utilizzando l'energia accumulata nella cipolla nell'anno precedente.
    Piantare con le cipolline è un "escamotage" che funziona bene solo se queste sono state preparate nel giusto modo, lasciandole cioè convinte di essere (al tempo dell'impianto) ancora nel primo anno di vita, perché così si ingrosseranno a cipolla.
    Se però le cipolline si sono fatte l'idea di essere (al tempo dell'impianto) già nel secondo anno di vita, formeranno fiori e semi e bulbilli, e niente cipolla (e poco serve tranciare il fusto fiorale, perché la cipolla diventa comunque "balenga").
    Quindi se vogliamo usare cipolline dobbiamo acquistarle da produttore di fiducia, che sappia fare il suo lavoro, che ci dia cipolline "giovani".
    Ho notato che le cipolle rosse sono più restie a farsi ingannare dall'escamotage di quelle gialle; le bianche stanno nel giusto mezzo.
  • Seconda divagazione: Vi sono qualità di cipolla che amano il "giorno lungo", varietà che amano il "giorno corto", e varietà che amano "il giorno medio", giusto per par condicio; scegliamo quindi quelle varietà adatte al periodo in cui intendiamo farle crescere, che il raccolto sarà migliore.
    Per lungo, breve, o medio, si intende la durata della luce giornaliera, che è lunga in maggio, giugno, luglio, breve in novembre - febbraio, media in marzo, aprile, agosto, settembre.
  • Terza divagazione: Pare che le cipolle non amano crescere vicino all'aglio e al finocchio, e viceversa.
    Amano invece crescere vicino alle carote, con le quali mettono in atto una reciproca difesa "confusionale" avverso alla mosca
  • Quarta divagazione: nel mio clima (freddo montano) la cipolla ama ricevere parecchia acqua, un poco di cenere di legna, e niente letame; quando forma il bulbo ama che gli si "scoprano le spalle", cioè si tolga la terra attorno al colletto del bulbo, inoltre (anche se a Pat non piacerà) i bulbi si ingrossano maggiormente se si fa un nodo semplice con l'insieme delle foglie quando il bulbo è prossimo alla maturazione (Pat, qualcuno più spicciamente le prende a legnate).
Ed ora mi sa che il commento è già diventato troppo lungo, e il controllo "antilogorroici" del blog me lo rifiuterà (infatti, massimo 4.096 caratteri), così dovrò spedirlo via mail a Roberta, insieme a una foto che alleggerisca la lettura.


Nella foto si può peraltro notare che il nostro sistema di far venire le cipolle comprende anche un po' di "magia" (la postura di Paola parla chiaro; in sostanza, nella cruda luce del tramonto, sta dicendo alle cipolle: crescete giuste senno vi rado al suolo e vi faccio humus).

mercoledì 11 luglio 2012

COLFIORITO - altopiano delle lenticchie e delle patate rosse


Viaggio in Umbria - giugno 2012
di Roberta




Quando ci si incammina tra i viottoli del paese, Colfiorito appare come un luogo abbandonato, figlio del terremoto del 1997 dal quale sembra non essersi mai ripreso. Ancora se ne vedono le profonde ferite sulle case abbandonate e semidistrutte.


All'interno del paese, poche case abitate, tante in ristrutturazione per mano di abitanti di altri luoghi (che sperano di affittarle per le vacanze), strade lastricate con pietra colorata, comple-tamente scheggiata e pericolante, cucite da sentieri di asfalto.


Non ci sono negozi, non ci sono artigiani e pochi vecchietti, raramente, fanno capolino per le strade. Le voci dell'ora del rosario, provenienti dalla chiesa (la prima ad essere stata ricostruita dopo il terremoto), rendono ancora più funerea l'atmosfera circostante. Qualche gatto silenzioso fa capolino e poi sparisce.

Paese fantasma o quasi... in cima alla collina, raggiungibile da stradine particolarmente inclinate, si aprono, nell'abbandono del paesaggio, le case del dopo terremoto, come sempre ignare della tradizione e schiave del cemento.

Fortunatamente poche e ben nascoste: case basse che non hanno particolarmente disturbato il territorio di cui, in qualche modo, sono riuscite a ricalcarne i bordi.


Da questa posizione si apre il paesaggio sottostante, una distesa pianeggiante, territorio di frontiera tra l'Umbria e le Marche, con i piedi in Umbria ed il cuore nelle Marche: comune di Foligno (Perugia) con il quale non condivide la storia e la terra; cittadina che fonda le radici nella storia più antica e profonda, alla quale però non è riconosciuto lo status di comune e dal Comune di appartenenza abbandonata.

Da questa posizione, si impongono i prefabbricati produttivi dell'altopiano, distribuiti attorno alla via Adriatica verso le Marche. Ci sono anche i caseifici, ma non abbiamo visto né pecore, né mucche nei campi.
Campo 64
Da questa posizione appaiono in tutta la loro razionale freddezza i "capannoni" schierati dei lager fascisti: "campo 64", così veniva individuato, a dimostrazione che i campi di concentramento in Italia esistevano ed erano molti.

http://anpiperugia.noblogs.org/post/2009/03/26/il-campo-d-internamento-di-colfiorito-2/

http://anpiperugia.noblogs.org/gallery/5551/colfiorito2.pdf
http://www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm


Prima, caserme, oggi contenitori di servizi e negozietti, scivolati a valle dopo il terremoto. Inizia a vedersi la vita: ufficio postale, banca, negozio di alimentari, ristorantino e baretto, le persone sedute e di passaggio, piazzola organizzata per camper, negozietto di prodotti tipici....

.... eccolo! forse troviamo lì le famose lenticchie di Colfiorito.

http://www.campagnamica.it/prodotto/lenticchia-di-colfiorito

http://www.umbria24.it/colfiorito-escrementi-insetti-legumi-altre-tonnellate-sequestrate/76901.html

Delle lenticchie nessuna traccia. Sono già state vendute tutte a Natale ad un grande distributore: "soldi maledetti e subito" ci ha detto il titolare dell'azienda che le produce e le vende. Bisogna aspettare la nuova produzione.


E le patate? Vendute anche quelle e le ultime rimaste stavano andando a male, così le hanno utilizzate per uso familiare.
In compenso abbiamo trovato la roveja, i ceci sultano e tanti altri fagioli impacchettati a Colfiorito, ma prodotti in Valtellina.
Si stanno rendendo conto che le lenticchie, coltivate dopo il grano, non producono e si ammalano. Dopo aver fatto analizzare il terreno, hanno capito che i veleni dati al grano rimangono impregnati nella terra e le lenticchie mostrano di non gradire!

I ceci sultano li coltivano in asciutto e senza veleni, almeno così ci dicono, e ci fanno notare la dimensione più striminzita e compatta rispetto agli altri.

Sentiamo dire in giro che la produzione delle lenticchie, in questo territorio, sia imposta da una delibera comunale, ma che molti produttori stanno pian piano sostituendo le lenticchie con altri ortaggi o cereali. Portano avanti le lenticchie solo perché sono obbligati a farlo. Infatti, andando in giro per campi, si vedono molti appezzamenti di terra coltivati a grano, farro, orzo, cipolle, insalate e patate. Almeno le patate le abbiamo trovate e si vedono da molte parti, ma le lenticchie scarseggiano o sono ben nascoste.


Alla patata rossa di Colfiorito è dedicata una sagra che si svolge attorno alla terza  settimana di Agosto.

http://www.sagrapatatacolfiorito.it/master.html
Dicono che sia buona per fare gli gnocchi.  Io l'ho assaggiata arrosto, intera e con la buccia e non era per niente male.

Si tratta comunque della  varietà olandese désirée, adattata alla terra ed al clima di Colfiorito (750 m. s.l.m.). Particolarità di questa patata è la forma a campana, ovvero ovale che si restringe a punta arrotondata su una estremità.

http://it.wikipedia.org/wiki/Patata_rossa_di_Colfiorito


http://umbria-verde.net/prodotti-tipici/patata-rossa-di-colfiorito/


Territorio particolarmente enigmatico: da niente esce fuori tutto:








Termino questo racconto ripensando alla leggerezza ed ai suoni armoniosi della palude: la ricchezza che si annida attorno alle acque calme e pacifiche, l'acqua vibrata dal saltellare dei pesci, il gracidare delle rane, i raggi del sole che si riflettono sulle acque melmose ed il verdeggiare delle ninfee, delle canne, degli arbusti e degli alberi frondosi, immagini estremamente rassicuranti, che spero di essere riuscita a regalarvi con queste poche parole.

giovedì 5 luglio 2012

Il pianeta verde

Un film di Coline Serreau. Con Vincent Lindon, Philippine Leroy-Beaulieu, Coline Serreau, Marion Cotillard, James Thierree. Commedia, durata 99' min. - Francia 1996

martedì 3 luglio 2012

Pisello Blu

var. “blauwschokker” (1932 ?), Pisum sativum, Leguminose.
di Patrizia Tentori



Varietà olandese, in lingua originale Erwt kapucijner = piselli cappuccini, anche detti piselli grigi-bruni o attualmente piselli blu.


Chiamati cosi per il colore grigio-bruno simile alle tuniche dei frati cappuccini. La prima citazione dei piselli Cappuccini è del 1854, anche se già nel mediovo si trovano menzionati i piselli grigi olandesi (fonte: dizionario etimologico olandese).


E’ una varietà pregiata di piselli precoci. La coltivazione è estremamente semplice, buona la produttività, ottimo l’effetto decorativo dei fiori e il colore blu-viola dei baccelli...straordinario il sapore! Ecco perchè il nome  di questa  particolare varietà piselli blu “schokker” perchè  lasciano proprio scioccati!
La coltivazione non esige terreni ricchi di compost  e di potassio in genere, terreni argillosi e poco concimati andranno benissimo. Crescono fino ad un altezza che va dal 1,50 mt a 2,00 mt, per coltivarli bisogna predisporre dei supporti idonei: canne di bamboo o meglio della rete. 


Si possono iniziare a seminare in serra da fine gennaio, per trapiantarli l’ultima di febbraio oppure direttamente a dimora i primi di marzo.  Prima del trapianto è consigliabile tagliare il fittone centrale per stimolare lo sviluppo delle radici laterali. La semina, a scalare, può proseguire fino a fine aprile per il raccolto di luglio. Ma con il caldo può essere colpito dall’oidio.

La fioritura è bellissima con dei fiori lilla e rosa intenso, anche alle ascelle fogliari compare traccia del colore rosa intenso. In circa 3 mesi dalla semina si possono già raccogliere i primi piselli.


I baccelli sono molto carnosi e di un colore viola/blu molto scuro che lascia per alcuni giorni le mani colorate quando li si sguscia. I piselli contenuti vanno da un numero di 5 a 9 per baccello e sono di un bel verdino brillante, il calibro leggermente più grande dei normali piselli. 
 Al palato la consistenza è più acquosa  e meno farinosa degli altri e il sapore più dolce. Sono ottimi da consumare crudi anche aggiunti all’insalata. I semi, seccando, prendono gradatamente un colore grigio-bruno.


Li consiglio per le attività didattiche con bambini, è un’ortaggio facile da coltivare che riesce a terminare il ciclo vegetativo prima della fine della scuola. 



E’ inoltre molto interessante dal punto di vista sensoriale (ricco di colori, particolare tatto si possono colorare le mani, tipico profumo, dolcissimo gusto, come tutti i legumi lasciato seccare sulla pianta -per salvare i semi- i baccelli scossi suonano come maracas).