...e marciume apicale
di GIAM
La storia inizia una decina di anni fa all'incirca, quando iniziai ad avere problemi di marciume apicale sui pomodori. Leggi questo, leggi quello, chiedi a destra, chiedi a manca, raccolsi le seguenti informazioni: a) nessuno sapeva di preciso che cappero è il marciume apicale, da cosa esattamente viene provocato; b) nessuno sapeva (di conseguenza) quali erano i rimedi, mentre si indicavano una serie di fattori che ne favorivano l'insorgenza (eccessi di azoto, squilibri idrici, etc.); c) esistevano degli ibridi “resistenti”. Bene... le provai di tutte: diminuzione di concime, meno acqua e più acqua (mi sentivo tanto Nanni Moretti), piante più strette o più larghe, spruzzature di acqua sulle piante nelle ore più calde (questa la suggerivano dei ricercatori svizzeri, ma a me le piante parevano per nulla d'accordo) ed altro ancora. Niente: una parte (a volte maggioritaria) di frutti se ne andava col “culo nero”. Di tutto quel che avevo letto posso confermare solo che: a) le alte temperature fanno da innesco; b) i pomodori a lampadina (tipo San Marzano per intendersi) sono i più soggetti, pomodori piccoli (tipo ciliegia) sono i meno soggetti.
Girellando in rete mi imbattei in questa pagina in francese e per puro caso scoprii che in francese “marciume apicale” si dice “necrose apicale”. Passo successivo: il sito indicava due varietà come “Pas de susceptibilité à la nécrose apicale”: il Wins All ed il Zogola. La resistenza di queste due varietà veniva confermata da vari sussurri in rete, in genere “scambisti” di semi che dicevano cose come “mah... secondo me 'sto pomodoro il BER non se lo becca...”. Per tortuose vie mi procurai un po' di semi di Wins All, più attraente dell'altro, con le foglie a patata, il colore rosa, pochi semi, la bella pezzatura. Il primo anno qualche pianta sembrava un po' frutto di una qualche ibridazione, con le foglie normali non previste dallo standard. Eliminate senza pietà (ma parrebbe anche che le varietà a foglia di patata tendono a produrre di tanto in tanto qualche pianta a foglia normale, ma non ne ho prove). Sempre il primo anno uno o due frutti ebbero il “culo nero”, la varietà mi sembrò un po' suscettibile alla peronospora, ma per il resto...: si mangiarono pomodori alla grande. A quel punto dovevo avere lo Zogola. Trovarne i semi fu un po' un problema, ivi compresa una sonora fregatura: acquistai, infatti, “semi di Zogola” che diedero piante con foglie “a patata”. Anche qui, eliminate senza pietà e riseminai l'oramai affidabile Wins All. Poi, finalmente, l'anno scorso ricevo semi di Zogola. Ai pochi eroi giunti fin qui, dirò ora un qualcosina su questa varietà, almeno in base alla mia esperienza, limitata a solo questa stagione.
Pianta a foglie normali, piuttosto vigorosa (non riesco a starci dietro alla sfemminellatura, ma questo può dipendere dalla mia pigrizia).Mi è sembrata resistente a peronospora.Ho l'impressione che non richieda molta acqua e sostanza organica.Fiori con pistillo “scoperto”, cioè non coperto dai petali (in parole povere: si ibrida più facilmente).Ho trapiantato le piantine a fine Aprile ed ho iniziato a raccogliere il 14 Luglio (mai successo... in genere inizio la raccolta a fine Luglio).Frutti leggermente “schiacciati” e tendenti alla costolatura. Frutti con non pochi semi, sugosi, pieni. I frutti del primo palco erano molto spesso di grossa pezzatura (gr. 500-600). I frutti dei palchi successivi tendono a essere più piccoli e, spesso, “fusi” insieme o comunque meno regolari e (ripeto: ho sfemminellato poco). Nessuna insorgenza di marciume apicale (facciamo corna per i prossimi anni...).Per quanto riguarda l'origine, viene dato come “heirloom” (a dire varietà tipica, tradizionale, etc.) polacca. Sulla questione delle “origini” sono sempre piuttosto prudente per una serie di ragioni con cui non vi tedierò. Vorrei però raccontare brevissimamente ed a questo proposito, del pomodoro Cherokee Purple. E' facile imbattersi in rete in descrizioni di questa varietà che più o meno esplicitamente ne fanno un “heirloom” degli indiani Cherokee. Lì scatta, nell'aspirante compratore, la meccanica degli echi iconografici pop: indiani saggi e buoni, in armonia con la natura, balla coi lupi, il recupero di saggezza tradizionale, etc. Ed uno li compra. Ho provato ad analizzare questo inanellamento di idee (che, sia chiaro, scatta anche in me). Intanto c'è da dire che gli indiani Cherokee erano gli indiani “buoni”, cioè furono fra gli indiani che più rapidamente si integrarono ai colonizzatori bianchi, acquisendone usi, costumi, tecnologia (i bianchi poi li fregarono, ma questa è un'altra storia). Inoltre, risalendo un po' per li rami ho trovato l' “inventore” del pomodoro Cherokee: è Craig LeHoullier (qui il suo sito) ebbe questi semi nel 1990 da tale Mr. Green (qui la lettera che accompagnava la bustina di semi), il quale a sua volta li aveva avuti da un vicino di casa che gli aveva detto essere stati donati alla sua famiglia un secolo prima da indiani Cherokee. Un giro un po' lungo che ricorda molto il gioco del telegrafo... e che inviterebbe a parlare con meno certezza dell' “origine” Cherokee. Mr. LeHoullier pensò di chiamarlo così “Cherokee” (nella lettera non c'è un nome), ma chiarendo i limiti di tale definizione sul suo sito.Ed il Zogola? E' polacco? Boh... Ho provato a tradurre “zogola” con dizionari on-line polacco-italiano e la traduzione è (rullo di tamburi): “zogola”. Nelle pagine in polacco presenti in rete “zogola” mi sembra essere un cognome (per altro: Von Zogola).Aho', sia chiaro: il Cherokee Purple è un ottimo pomodoro :-)L'anno di coltivazione (2011) sappiamo che è stato, diciamo, bizzarro, con caldo in Giugno (mentre i frutti erano in formazione) e freddo umido in Luglio.