giovedì 23 dicembre 2010

Pomodoro Reise

IL POMODORO REISE
Solanum lycopersicum  Fam. Solanacee

di Angelo Passalacqua


Sono pochi gli ortaggi che contano varietà a centinaia, i pomodori sono l'esempio più evidente. Di color rosso, rosa, giallo, verde, arancione e zebrato, la forma spazia dal tondo all'ovale, ai costoluti. Dal peso di pochi grammi fino al chilo e mezzo. Ma basta guardarli e subito li identifichiamo come pomodori... tranne uno! Sì, perché come il Reise non ce ne sono altri.



Non è un pomodoro particolarmente costoluto come potrebbe sembrare a prima vista, sono invece numerosi tondini fusi tra loro, il numero varia da tre fino alla diecina e più, difficile trovare due pomodori uguali. 



Il nome viene dalla Germania, reisetomaten, "pomodoro da viaggio", la tradizione vuole che venisse molto apprezzato dai viandanti che lo assaporavano lungo la strada, mordendolo senza dover usare il coltello.



All'interno è molto polposo, i semi non sono presenti in tutti "i pomodorini", il sapore non è inferiore alla bellezza, dolcezza ed acidità sono bilanciate tra loro, molto gustoso. Sa di "pomodoro", niente a che vedere con quelli che si trovano in vendita oggi ed in ogni periodo dell'anno!



Nel mio orto avevo cinque piante di Reise, all'inizio non ho avuto problemi, le piante crescevano benissimo fino ad arrivare a poco meno di un metro d'altezza, ben rigogliose. Complice l'annata piovosa e fredda, a Luglio sono comparse le malattie fungine che hanno colpito duramente e bruciato le piante. Le irrorazioni dei macerati non hanno dato alcun giovamento, ho dovuto ricorrere a ripetuti interventi di bordolese che solitamente non faccio con le nuove varietà che sto testando, ma non potevo rischiare la perdita totale, non avevo altri semi.


In sintesi, un pomodoro che merita di essere coltivato, sia per l'aspetto insolito che per il più che meritevole sapore, sperando che l'estrema suscettibilità alle malattie sia evento confinato all'annata per nulla favorevole, anche se devo onestamente dire che le altre varietà di pomodori "nuovi" che ho testato non hanno dato grossi problemi.

 http://sev.lternet.edu/~jnekola/Heirloom/tomato%20pics/reisetomate_A.jpg

giovedì 9 dicembre 2010

L'orto di Daniela

VI PRESENTO IL MIO ORTO


di Daniela


Come tutti gli anni, a quest'epoca, ben poco c'è ormai, solo le foto, i ricordi, le conserve…

Pomodoro gigante de Avila
Il collezionismo mi ha contagiata anche nell'orto,  come vedrete dalle immagini, i pomodori si susseguono come in un album di francobolli.

Il mio limite sono le ridotte dimensioni del terreno, e quindi anche i peperoncini se lo contendono, e tutte le aromatiche e le altre verdure che ne avrebbero ben più diritto.
Quando non ci sta più niente, perchè sono tutti attaccati gli uni agli altri, porto le giovani piantine e semi (melanzana bianca di imola, fagiolina del trasimeno, fagiolo dolico, patate blu, viola, gialle, quarantine varie, aglio di vessalico, di molino de' torti, zucche varie e altro) a mio padre che le ospita nel suo regno-orto.

Si perchè l'orto è il regno di chi lo fa, che comanda, lui solo.
E forse è per questo che ci stiamo così bene, noi nei nostri angoli di paradiso in terra.


Le foto:

http://www.pepperfriends.com/forum/index.php?showtopic=3366&st=0

http://www.pepperfriends.com/forum/index.php?showtopic=3360&st=0

sabato 20 novembre 2010

Meloni del Sud

I  MELONI DEL SUD
Cucumis melo  Fam. Cucurbitacee

di Angelo Passalacqua

Di meloni tradizionalmente coltivati nelle regioni meridionali d'Italia avevo parlato in vari post l'anno scorso, grazie a scambi dei semi con amici sparsi in tutta Italia posso parlarvi di altre varietà molto interessanti.


Questo è il famoso Purceddu, Porcellino, vanto coltivativo di Alcamo

http://www.presidislowfood.it/ita/dettaglio.lasso?cod=137




http://www.agrinnovazione.regione.sicilia.it/reti/Orticoltura/pubblicazioni/allegati/confronto_varietale_melone_giallo_verde.pdf

So che i link possano sembrare destinati agli addetti ai lavori ma se avete la pazienza di leggerli in tutte le parti, potrete ricavare preziose informazioni utili.




Un melone da serbo da coltivarsi in asciutta, da consumarsi in inverno, si mantiene benissimo per molti mesi a temperatura ambiente. Una volta lo si appendeva alla trave, assieme alle "catene" dei pomodori da serbo, oggi basta tenerlo in cassette in luogo fresco ed asciutto.


Molto simile è il melone vernino verde di Napoli, detto Rognoso. A volte, anzi, è proprio lo stesso, come cita Slowfood...


"I meloni coltivati nelle campagne di Alcamo e dei comuni circostanti da sempre sono acquistati da grandi grossisti campani che li rivendono sui mercati di Napoli. I meloni d'inverno sono ricercatissimi e spesso quelli acquistati in Sicilia sono poi spacciati per meloni campani."

http://agricoltura.regione.campania.it/Tipici/tradizionali/melonenapoli.htm

Naturalmente il capuaniello è melone con buccia gialla, il rognoso è a buccia verde mentre quello detto "melone-pane" è il pugliese "egiziano" ossia Honey dew.

http://sasaprof.splinder.com/post/15198761




Qui il purceddu è in compagnia del melone giallo che sta sostituendo le altre varietà di "gialletti" in tutti i mercati e negozi, l'Helios. In virtù di una produttività maggiore sta relegando all'angolo i capuanielli, i gialli di Cosenza,  i cartucciari...

http://www.slowfoodsciacca.it/pag_ge.asp?lingua=ita&link=405

http://www.agrinnovazione.regione.sicilia.it/reti/Orticoltura/pubblicazioni/allegati/valutazione_bioagronomica_varieta_meloni_inverno.pdf

Ho ricevuto i semi del cartucciaro fuori tempo utile, le poche piante non hanno avuto il tempo di fruttificare, non posso quindi mostrarvelo, rimando al 2011. Ma metterò i semi nella mia prossima lista degli scambi, la quantità inviatami è stata abbondante...


domenica 14 novembre 2010

Melone Banana

IL MELONE BANANA
Cucumis melo  Fam. Cucurbitacee

di Angelo Passalacqua



 
Un altro ortaggio dall'aspetto inusuale, a prima vista sembra un grosso carosello (la Famiglia è la stessa) ma è un melone.


I semi sono frutto di uno scambio con Pier Paolo G., la mia ricerca dei semi di questa varietà è durata tre anni, ma in precedenza mi sono arrivati svariati meloni "banana" diversi l'uno dall'altro…


Buccia gialla con parti verdastre, polpa arancione di consistenza piuttosto tenera, la parte coi semi occupa quasi tutto l'interno del frutto.


Evidente che la parte edibile di questo melone è ben poca, pochi centimetri di spessore per la fetta sbucciata, in primo piano. Il sapore è buono, simile a molti meloni a polpa arancione ma, purtroppo, non è eccezionale come decantato qui:


Quindi una varietà da buttare via senza rimpianti? Non dico questo ma la metterei tra le piante insolite, apprezzate più per "l'apparenza che per la sostanza..."


Le tre piante non hanno avuto problemi di natura fungina e parassitaria, il ciclo colturale è molto lungo, ho seminato ad inizio Aprile in vasetto con trapianto in Maggio, i fiori sono molti ma allegano molto poco, ho raccolto solo un melone dal peso di un chilo e trecento grammi e due da mezzo chilo.

Forse sarebbe il caso di guardare alle altre varietà di melone "banana", come si vede in queste immagini la scelta è ampia…

http://www.itazanelli.it/iniziat/storico/semi_zucche_mel/banana.pdf

http://www.itazanelli.it/iniziat/storico/semi_zucche_mel/banana_lent.pdf

lunedì 8 novembre 2010

Melone Rospo

IL  MELONE  ROSPO

Cucumis melo cantalupensis

di  Angelo Passalacqua




La ricerca dei semi di questo melone l'ho iniziata anni fa, i primi tentativi si sono dimostrati fallimentari, per fortuna quest'anno è arrivata la gradita conferma.


Appartiene alla varietà di melone detta "cantalupo", in alcune località viene chiamato "zatta" ma la sua buccia dall'aspetto unico è inconfondibile, è il "rospo" di Bologna o di Modena.


Se molte varietà antiche di meloni sono state sostituite da moderne "selezioni" più o meno simili per aspetto, colore e (forse) sapore, ciò non è possibile per questo melone unico, la scorza irta di tubercoli "rognosi" ce l'ha solo lui.


L'annata 2010 non è stata molto favorevole per i meloni, almeno qui da me, ma il rospo si è mostrato insensibile a malattie e parassiti, mi sono limitato ad irrigare ogni tre/quattro giorni le due piante in coltivazione.


Il peso medio dei meloni è attorno al chilo e mezzo, la polpa occupa quasi completamente l'interno, lo spazio coi semi è pochissimo. Intenso profumo dal frutto maturo, il sapore è veramente unico, nessun altro melone (almeno di quelli che ho assaggiato finora!) è paragonabile. Una vera bontà!

Forse due sole piante non rappresentano un campione rappresentativo per la coltivazione e dovrei astenermi dai giudizi in attesa della annata 2011, posso solo azzardare che la coltivazione di questo singolare melone sia stata abbandonata per una bassa produttività, ho raccolto due frutti dal peso di 1,5 chili e tre da 700 grammi circa.



Vi mostro anche un melone "zatta" che ho coltivato con soddisfazione ma non posso garantire la "purezza" della varietà, il primo fornitore dei semi da me interpellato, visto che io li ho avuti da una terza persona, non l'ha autenticata… 


La costolatura è meno profonda e di color verde, il profumo a maturazione è percepibile anche a distanza, qui la buccia si è crepata come si vede in alto a destra. Il sapore è molto buono, l'unica pianta che ho coltivato ha prodotto due meloni da un chilo, nessun problema sanitario.


Ripeterò la coltivazione perché merita, sperando che la varietà sia pura.



Il problema della purezza dei semi non è da poco, purtroppo sto avendo molti problemi con vari ortaggi i cui semi mi sono stati inviati e che io ho coltivato "sulla fiducia". Sia chiaro che non mi rivolgo alla maggior parte di chi mi contatta, da loro accetto qualsiasi seme abbiano da scambiare, anche conciato o proveniente da un micro orto! Mi spiace se la "fregatura" viene da persone esperte o quasi seedsaver… 

Ma ne riparleremo più avanti, intanto posso dirvi che la mitica anguria moscatella del mio post non è l'originale, non ha la polpa gialla e il profumo di moscato… 

mercoledì 27 ottobre 2010

Sechium edule

La Zucchetta spinosa (Sechium edule)
di Paolo Basso

E' un ortaggio dai molti nomi, è anche conosciuto come zucca centenaria, per il numero dei frutti che può fare, chayote in Sud America, nome con cui è conosciuta anche la C.ficifolia.


Ne esistono parecchie varietà, tra cui una verde senza spine, ma la gialla delle foto è la più diffusa. La coltivazione è molto semplice, basta interrare parzialmente una zucchetta in primavera che questa emetterà una radice ed un germoglio, nei climi meno favoriti può anche essere precoltivata in vaso, per poi interrarla quando le temperature saranno più favorevoli.

Come tutte le cucurbitacee rampicanti vuole spazio, può essere fatta arrampicare su un vecchio albero o su una rete di recinzione, io ho utilizzato una scarpata molto ripida.

Anche il terreno deve essere permeabile e con molto humus, io ho scavato una fossa riempita di scarti vegetali qualche mese prima poi ho pacciamato molto in estate per mantenere l'umidità.

La pianta è cresciuta notevolmente per tutta l'estate, solo a settembre sono apparsi i primi fiori all'ascella delle grosse foglie, fiori maschili su un unico stelo


e fiori femminili singoli da cui si sviluppano le zucchine


La pianta è perenne in clima mite, nei climi più freddi si può proteggere  dal gelo le radici alla base del tronco con abbondante pacciamatura.

In primavera la pianta rivegeta ed anche i giovani getti possono essere consumati come asparagi.

La zucchetta può essere consumata in vari modi, io per ora l'ho solo fatta fritta a fette, ma ho letto di varie ricette, a Capo Verde, dove la chiamano Cristophine la fanno al forno ripiena di carne. Effettivamente da sola ha un gusto un po' anonimo… 


Aggiornamento del 30 aprile 2011

Ecco come si presentano i nuovi getti una settimana dopo aver tolto la pacciamatura di protezione invernale sopra le radici della vecchia pianta:






AGGIORNAMENTO 16 NOVEMBRE 2012


Aggiungo al post di Paolo le foto e qualche altra informazione.


La zucchetta può risvegliarsi anche prima del dovuto, non è un problema, se non è destinata alla tavola si può conservare per la "semina".


Riempite con terriccio una scatola di cartone, mettete la zucca in posizione inclinata, i getti devono essere a pochi centimetri dal terreno perché le radici sbucano anche loro da lì.



 
Non si deve innaffiare, lasciate fare alla zucca, dovete dare acqua solo un mese circa del previsto interramento, prima tenere in luogo protetto.


Appena il clima lo consente si mette in terra, se la zucca ha radicato occorre aprire la scatola sul fondo e adagiare nella cavità ottenuta scavando a sufficienza. Fare la zanella attorno alla zucca ma tenendosi a distanza, il terreno a contatto del frutto deve bagnarsi ma l'acqua non deve ristagnare pena marciumi irrimediabili!


Questa è una centenaria non spinosa, gli aculei sono morbidi ed inoffensivi.

  

sabato 23 ottobre 2010

Agretti o Barba di Frate

(Salsola kali)


di Paolo Basso

E' una pianta della famiglia delle Chenopodiaceae, come il farinello o l'atreplice, abbastanza diffusa in natura in ambienti sabbiosi, sia costieri che alluvionali, in passato se ne utilizzavano le ceneri per ricavare soda  (da questo il nome specifico o il suo sinonimo S.soda)

In Romagna viene anche chiamata "lischi".


La pianta è annuale, ramificata con foglie sottili e carnose, fiori ben poco appariscenti a cui fa' seguito un frutto ad achenio che contiene un solo seme, che è praticamente un embrione come si può vedere da un frutto aperto:


Per questo motivo i semi non hanno molta durata, devono essere seminati entro la primavera e conservati in ambiente non troppo secco.

L'ideale è la semina in novembre, appena dopo la raccolta del seme, ma io ho seminato con buoni risultati anche a fine marzo. Le piantine resistono discretamente anche a qualche grado sotto lo zero, eventualmente possono essere protette con tnt nei climi meno favorevoli. Seminando in novembre si anticipa la raccolta a maggio, seminando a fine marzo la prima raccolta sarà a giugno.

Si semina molto fitto, 10-15 semi al cm di solco, io ho messo sopra uno straterello di compost per evitare il formarsi di una crosta avendo il terreno un po' argilloso. Distanza tra le file 30 o più cm per facilitare la raccolta, fatta tagliando le piantine con una forbice appena sopra dove lo stelo diventa verde. Così si possono fare due o tre tagli, prima che le piantine diventino dure col calore estivo.

Volendo si possono anche estirpare le piantine come viene fatto per quelle che si trovano in commercio vendute a mazzi.


Dopo l'ultima raccolta si rariscono le piante, lasciandone una ogni 20 - 30 cm per produrre il seme per la stagione successiva. Io ho tolto le piante proprio in questi giorni prima che seccassero completamente per evitare perdita di semi.

Devo ringraziare l'amico Francesco di Mantova per avermi inviato semi e istruzioni di coltivazione e Massimo di Perugia per le sue esperienze di coltivazione.

domenica 17 ottobre 2010

Zucca del Siam 2010

Zucca del Siam, coltivazione 2010
di Paolo Basso

Della mia prima esperienza nella coltivazione di questa zucca ho già parlato in un post di febbraio


Dato che come ho scritto è una pianta che cresce molto quest'anno ho pensato bene di farla arrampicare su una scarpata talmente ripida che non posso utilizzare in altro modo e in cui crescono dei terebinti ed un carrubo che quindi ombreggiano un po'.

Ho scavato due buche alla base, riempite di scarti vegetali ed ho messo due piante per buca visto che avevo fatto 4 piantine in vasetto nella serra. In una terza buca ho messo anche una zucchetta spinosa (Sechium edule) per utilizzare al meglio la scarpata.



Per tutta l'estate, anche grazie ad una buona disponibilità di acqua di sorgente grazie all'inverno piovoso, le zucche hanno vegetato molto, coprendo quasi completamente la scarpata ma senza fare fiori, nè maschili nè femminili.




In quest'ultima foto raro esempio di zucca "maritata" ad un'Agave…


Solo a fine settembre sulle punte delle piante, che erano risalite sino al camminamento soprastante, hanno iniziato a spuntare i primi fiori maschili, seguiti a breve da quelli femminili.



Ho lasciato crescere una sola zucca mentre le altre le sto raccogliendo pochi giorni dopo la fioritura, per consumarle come zucchine, Anche perchè nel frattempo ho tolto le trombette di Albenga ormai a fine ciclo.



Ho provato a farle grigliate, tagliate a fette un po' spesse e le ho trovate ottime, spruzzate con olio e limone. Le fette le avevo salate e lasciate a dare acqua per una mezz'ora, come faccio con le trombette.

giovedì 14 ottobre 2010

Patate nel fieno

Coltivare le patate nel fieno
di Massimo G.

Ho deciso di piantare patate nel fieno perché ho un prato circondato dal bosco, che avanzerebbe se l’erba non fosse tagliata ogni anno.
Utilizzo l’erba di almeno 3500 mt2  che taglio a luglio e raggruppo in mucchi di 1 mt di diametro per 1 mt di altezza circa, sparsi  su tutta l’area di sfalcio.
Dopo la raccolta delle patate, a settembre, prendo il fieno dei mucchi fatti a luglio e li porto nell’area della semina di circa 70 mt2,  formo tre mucchi paralleli tra loro alti circa mt 1,20,  lunghi circa mt 6  e larghi  mt  2.
Cospargo l’intera superficie dei mucchi con della cenere di legna circa 6-7 kg. Il tempo di decomposizione senza altri interventi, dipende dall’erba, la mia è di  terreni  argillosi ricca di cellulosa, per vederla trasformata in terra servirebbero almeno 18-20 mesi, chi ha erba tenera di terreni ricchi di sostanza organica avrà  tempi di decomposizione  inferiori.
In ogni caso la mia erba rappresenta la condizione peggiore,   dal suo taglio  alla semina delle patate   trascorrono  circa 10 mesi  (da luglio, a fine marzo aprile ).
Non importa comunque lo stato in cui si trova il fieno, è opportuno creare le condizioni perché questo  rimanga umido e ciò si ottiene posizionando i mucchi in zona semi ombreggiata, lo strato quanto più  spesso è,  tanto più  mantiene l’umidità, faccio notare che, lo sarà in misura maggiore vicino al terreno, in caso di siccità prolungata sarà opportuno controllare l’interno della massa, eventualmente bagnare.
Le patate  vengono infilate all’interno per  10, 15 o 20 cm., sotto, di lato e sopra i mucchi, distanti 30-35 cm circa, poi uno può decidere diversamente in base alle sue prove.
Il terreno su cui  ho messo per  la prima volta il fieno non è stato lavorato in alcun modo, dopo  3 anni  nel 2010  ho tolto i resti degli anni prima per concimare piante da frutto, non interverrò più sulla coltivazione salvo tagliare l’erba  attorno ai mucchi.
In questa foto si vedono i mucchi 


ed in questa il raccolto del 2009, acquisto 10 kg di patate da semina, quelle erano rosse e una cassetta di bianche.


Il mio terreno si trova a 850 mt. slm in provincia di Lecco e le varietà che coltivo sono quelle che sono disponibili nel consorzio agrario.

venerdì 8 ottobre 2010

Caigua

Caigua (Cyclanthera pedata)
di Paolo Basso


E' una cucurbitacea originaria del Sud America, veniva coltivata già dai popoli andini ed alcuni vasi della cultura Moche sono a forma del curioso frutto. Viene anche chiamata achocha o korila.e in inglese stuffing cucumber o sparrow gourd.

Se cercate in rete notizie di questa cucurbitacea trovate molto materiale sulle proprietà benefiche, diminuzione del colesterolo cattivo (LDL) ed aumento di quello buono (HDL), effetto antinfiammatorio, ma poco o niente sulla sua coltivazione, sia nelle zone di origine che nelle nostre zone.
Per questo mi ha fatto piacere riceverne alcuni semi da uno scambio, da tempo mi ripromettevo di provare a coltivarlo da quando anni fa' se ne era parlato su un forum.
I semi sono neri, piatti e spigolosi, alquanto strani, però germinano facilmente e la pianta erbacea cresce rapidamente attaccandosi con i cirri a tutto quanto trova attorno. Io l'ho seminata in vasetto ai primi di maggio e l'ho trapiantata alla base di un muro a secco alto un paio di metri.il 20 maggio.
Erano 4 piante ed in breve hanno inziato a arampicarsi sul muro emettendo numerose femminelle. Ai primi di luglio avevano già colonizzato tutto il muro e la spalliera soprastante, in concorrenza con le zucche trombette piantate alcuni metri dopo.


Inizialmente hanno cominciato a fiorire i grappoli di fiori maschili, che attiravano numerosi insetti impollinatori ma nessun fiore femminile, solitario alla base del grappolo, sembrava crescere. Solo a fine luglio ho visto alcuni frutti


Altri sono cresciuti ad agosto ma solo da metà settembre, quando ormai tutti i fiori maschili erano sfioriti, hanno iniziato a crescere molti frutti come si vede dalla foto


Evidentemente è una pianta che abbisogna di un lungo periodo di caldo per fruttificare al meglio. I frutti dalla forma curiosa (uno dei nomi della pianta, tradotto dall'inglese è zucca passero) si possono mangiare crudi quando non sono ancora completamente sviluppati, hanno un gusto simile al cetrolio e come i cetriolini possono essere conservati in aceto. I frutti maturi invece vengono cucinati con del ripieno, dopo averli privati dei semi. La polpa è poca ed il frutto quasi vuoto, nei paesi di origine si consumano anche le foglie, mi riprometto di fare la prova il prossimo anno con le piante in piena vegetazione.


giovedì 30 settembre 2010

Anguria Moon and Stars

ANGURIA MOON AND STARS
Citrullus lanatus Fam. Cucurbitacee

di Angelo Passalacqua


L'annata 2010 non è stata molto favorevole per angurie e meloni, la maturazione è stata molto tardiva e, per un paio di meloni, in questo momento ho ancora piante con frutti immaturi e non so se Ottobre avrà un clima clemente da consentire la maturazione.


L'anguria Luna e stelle è una varietà tardiva di cocomero e non ha avuto per fortuna problemi.


Avevo già coltivato questa varietà di anguria anni fa, precisamente quella a polpa rossa mentre questa ha la polpa gialla. La caratteristica buccia con una grossa luna e molte stelle è comune alle due varietà.


A destra la grossa Luna…


... e le tantissime Stelle.


Per il test di prova ho messo 4 piante di anguria tra i filari di ceci, non ho volutamente usato letame né compost, limitandomi ad innaffiare ogni tre giorni. La crescita delle piante è stata libera, non ho cimato, nessuno stelo si è allungato più di un metro. Le avversità si sono limitate a qualche foglia ammalata che ho eliminato, non è stato necessario intervenire coi rameici né coi macerati. Il peso medio dei frutti è stato  3 chili e mezzo ma solo per l'assenza dei nutrienti, in condizioni "normali" la pezzatura è molto superiore. Anche le foglie presentano le macchie gialle delle "stelle".



La polpa è di color giallo, i semi bianchi. Per il sapore, occorre lasciar maturare alla pianta, senza aver fretta... Consiglio anche di non consumare subito ma tenere l'anguria per 5/6 giorni in casa, gusto e dolcezza ne guadagnano molto!


Qui potete vedere le varietà di angurie Moon and stars, tra cui  questa a polpa gialla.

http://www.kokopelli.asso.fr/boutic/bou_list.cgi?pg=2&codefam=pas&codesfam=pas&lang=

http://www.kokopelli.asso.fr/boutic/bou_vpro.cgi?codepro=p4858