di Paolo Basso
Mettere qualche albero da frutta è sicuramente un buon investimento, anche economico visti certi prezzi di mercato, ma sopratutto ci si guadagna in salute, si mangiano frutti gustosi e maturi al punto giusto, ne avanzano anche per marmellate o per qualche regalo agli amici.
Io consiglio di evitare l'acquisto di piante da frutto vendute nei supermercati o sulla pubblica via, si tratta quasi sempre di scarti di vivaio o di piante allevate in vaso che faranno si bella figura, vi diranno che sono di pronta fruttificazione, ma poi con le radici contorte e arrotolate a causa del vaso avranno sempre problemi di crescita, di siccità e di ancoraggio per resistere al vento.
L'ideale sono le piante vendute a radice nuda da vivai seri, che riportino nell'etichetta obbligatoria anche il nome del portainnesto oltre a quello della cultivar, il costo è minimo e si ripaga con i primi pochi chili di frutta. Io ho acquistato qualche pianta da un vivaio locale, ma le piantine migliori le ho acquistate online da un vivaio emiliano. Pur col costo del trasporto, il prezzo era lo stesso del vivaio locale.
Il primo problema che si incontra è la scelta della varietà, ora praticamente tutti i vivai cavalcano la moda delle antiche varietà, se le fanno pagare care e magari hanno delle caratteristiche non proprio ottime, oppure vi propongono le ultime novità miracolose, io preferisco quelle che venivano coltivate per reddito negli anni 80, quando alla frutta si richiedevano ottime caratteristiche organolettiche e produttive. Poi sono subentrate le necessità della grande distribuzione e le caratteristiche richieste ai produttori sono cambiate, si vuole la conservabilità, la bellezza, la pezzatura uniforme... e il gusto??
Un fattore importante poi, per chi può mettere poche piante, è di avere cultivar che maturino scalarmente e che possano impollinarsi reciprocamente, a parte gli albicocchi quasi tutti autofertili (escluso buona perte delle varietà moderne). Gli albicocchi in genere sono molto produttivi, ma quasi tutte le migliori cultivar maturano nell'arco di 30 – 40 gg. Diverso è il caso dei susini, che tra cultivar cinogiapponesi ed europee coprono quasi tutta l'estate.
Albicocchi: come varietà precoce consiglio l'Amabile Vecchioni, buon gusto e produttività, come varietà tardiva io coltivo la Valleggia (vedi qui). Poi ci sono le ottime varietà tradizionali della Campania ad iniziare da Cafona o la Reale Imola ed altre della zona. In ogni caso conviene informarsi sulle varietò locali, adatte al proprio clima, sopratutto nelle zone meno favorite per questa pianta, dalla fioritura precoce e soggetta alle gelate primaverili.
Susini o prugni: si dividono in due gruppi principali, i cinogiapponesi a fioritura precoce (Prunus salicina) e gli europei più tardivi (Prunus domestica). Ci sarebbe anche il gruppo dei Prunus insititia (a cui appartengono i Ramassin) e i Mirabolani (Prunus cerasifera) usati per portainnesto.
Le varietà sono molte, quasi tutte bisognose di impollinazione incrociata, io coltivo queste:
Susini cinogiapponesi e loro ibridi:
- Sorriso di Primavera, precoce e produttivo, frutto giallo-rosso medio piccolo
- Burmosa meno precoce ma a frutto grosso, polpa gialla spicca a maturazione,
- Ozark Premier, intermedia, frutto grosso a polpa gialla, soda e semispicca,
- Friar, più tardiva, frutto viola scuro, quasi nero, polpa gialla molto soda e spicca.
- October Sun, molto tardiva ma che non posso ancora giudicare, non avendola mai coltivata prima.
Un'ottima varietà che ho già coltivato è la Shiro o Goccia d'Oro, precoce e molto succosa.
Susini europei o prugni propriamente detti:
- Precoce di Ersinger, vecchia varietà tedesca, produttiva, frutto medio, gustoso e spicco.
- Giant, frutto grosso ottimo, ma poco resistente alla monilia
- Bluefre, maturazione intermedia, da me fruttifica ai primi di settembre assieme a Stanley.
- Stanley, la classica prugna californiana, spesso a frutti doppi attaccati, produttiva costante.
- President, tardiva, albero vigoroso e frutto molto grosso, entra tardi in produzione.
Ci sono poi le varie Regina Claudia, nel mio clima non sono molto produttive e non le coltivo più. Poi moltissime varietà locali che andrebbero provate, ma manca lo spazio.
Ciliegi: ho iniziato da poco a coltivarli, il mio terreno non è molto adatto per la siccità estiva, comunque per le varietà ne abbiamo già parlato qui e qui. Io ho messo la Lapins e Sweet Heart autofertili.
Meli e Peri: stesso discorso, ho messo piante da solo un anno, in posti meno siccitosi e dove coltiverò irrigando. Però ne parlerà Angelo come ha già fatto per i ciliegi. Io ho messo la Williams, la Williams Rossa, la Decana del Comizio e la Carmen.
Oltre all'acquisto di astoni innestati a radice nuda, è possibile con un po' di pazienza farsele le piante innestate, meglio se seminate a dimora per avere il miglior apparato radicale possibile e adatto al proprio terreno. Io ho seminato sopratutto mandorli, molto adatti alla siccità e al calcare, ma si possono seminare susini, albicocchi, peschi che poi andranno innestati con la varietà desiderata. Si possono cosi anche avere varietà non in commercio, magari di una vecchia pianta di cui non conoscete la varietà ma che fa' frutti squisiti. A volte non occorre neppure l'innesto, io ho avuto per molti anni due peschi da seme che facevano ottime pesche gialle. Nel caso poi dell'albicocco, essendo una pianta autofertile, è facile che la pianta che otteniamo non sia molto diversa dalla pianta madre.
La semina a dimora era quasi una norma nei frutteti della zona vesuviana, infatti si lasciava crescere sino alla fruttificazione la pianta e si innestava solo se necessario, la grande varietà di ottime cultivar attuali provenienti da quella zona è proprio originata da ciò. Io quando innesto un semenzale di albicocco lascio sempre sviluppare anche un ramo originale per vedere cosa esce. Poi volendo si possono anche innestare due distinte varietà (per chi ha poco spazio), nel caso del susino anche due cultivar che si impollinano a vicenda. Ovviamente acquistare la pianta innestata è più veloce, ma volete mettere la soddisfazione...
Nelle zone pianeggianti e con terreno fertile non occorrono particolari precauzioni per piantare degli astoni a radice nuda, basta fare una bella buca, piantarci in mezzo un tutore che reggerà la pianta i primi anni, coprire di terra le radici e riempire poi con terra mista a stallatico ben maturo. Diversa è la cosa nei terreni in pendenza e siccitosi come il mio. Io scavo delle buche cilindriche, profonde un metro e larghe altrettanto già a fine estate, riempio il fondo con i ciottoli che ho trovato curante lo scavo e ne faccio uno strato in fondo di una ventina di cm. Questo per il drenaggio, per evitare ristagni d'acqua nelle radici. Poi riempio di scarti vegetali, coperti da uno strato di terra e bagno. Quando gli scarti vegetali sono ben compressi dal peso della terra ne aggiungo altri, con altra terra. A fine inverno tutto sarà assestato e a questo punto nel fosso rimasto posso mettere la piantina, calcolando che il tutto si assesterà ancora un po' e che il punto di innesto deve restare sopra il livello della terra. Lo stallatico lo metto in copertura, mescolato alla terra, infine semino le fave, che mi daranno frutti e materiale per la pacciamatura estiva oltre che ulteriore azoto al terreno.
La foto è dello scorso anno, a fine aprile ho raccolto le fave, estirpato le piante che ho tagliato a pezzetti e lasciate sul terreno, dove ho piantato tre piantine di melone ogni alberello. Bagnando per i meloni ho anche tenuto umido il terreno per gli alberelli, facendo inoltre un bel raccolto di meloni.
Quest'anno ho vangato allargando lo spazio attorno alle piante, inglobando nel terreno del concime organico e seminando nuovamente le fave. Il terreno attorno resta inerbito perchè in pendenza e così evito che le forti piogge lo dilavino.