La coltivazione ortiva della fava (Vicia faba)
di Paolo Basso
Nei climi miti o non troppo freddi coltivare le fave ha un duplice scopo, avere fave da consumare fresche in primavera o conservare secche per l'inverno, ma soprattutto migliorare il terreno e tenerlo sgombro da erbacce per le colture estive di pomodori, melanzane, peperoni e quant'altro.
La fava, ma sopratutto il favino, una varietà di fava a frutto piccolo, possono essere utilizzati come ottimo sovescio o granella per animali, ma questo esula un po' dal nostro argomento, la coltivazione ortiva.
Le fave non richiedono molta cura se non una buona rincalzatura specie in zone ventose o soggette a giornate fredde. E' particolarmente utile coltivare le fave in terreni mai utilizzati, argillosi, quasi privi di humus per prepararli all'utilizzo ortivo. Le radici delle fave apportano notevole materiale organico nel terreno e con i batteri radicali lasciano un discreto quantitativo di azoto disponibile per le colture successive (0,4 – 0,5 kg/100 mq) Dopo la raccolta dei baccelli gli steli possono essere triturati (basta un piccolo biotrituratore) e vangati nel terreno per un ulteriore apporto di sostanza organica. In alternativa possono finire nel cumulo del compost dove si degradano rapidamente.
Nei climi miti o non troppo freddi coltivare le fave ha un duplice scopo, avere fave da consumare fresche in primavera o conservare secche per l'inverno, ma soprattutto migliorare il terreno e tenerlo sgombro da erbacce per le colture estive di pomodori, melanzane, peperoni e quant'altro.
La fava, ma sopratutto il favino, una varietà di fava a frutto piccolo, possono essere utilizzati come ottimo sovescio o granella per animali, ma questo esula un po' dal nostro argomento, la coltivazione ortiva.
Le fave non richiedono molta cura se non una buona rincalzatura specie in zone ventose o soggette a giornate fredde. E' particolarmente utile coltivare le fave in terreni mai utilizzati, argillosi, quasi privi di humus per prepararli all'utilizzo ortivo. Le radici delle fave apportano notevole materiale organico nel terreno e con i batteri radicali lasciano un discreto quantitativo di azoto disponibile per le colture successive (0,4 – 0,5 kg/100 mq) Dopo la raccolta dei baccelli gli steli possono essere triturati (basta un piccolo biotrituratore) e vangati nel terreno per un ulteriore apporto di sostanza organica. In alternativa possono finire nel cumulo del compost dove si degradano rapidamente.
Per la piantagione conviene fare una vangatura abbastanza profonda, per eliminare eventuali radici di infestanti, io utilizzo un robusto forcone a 4 denti molto comodo in terreni un po' sassosi; conviene capovolgere la zolla e sminuzzare grossolanamente per conservare la granulosità del terreno. Dopo una rastrellata per asportare eventuali sassi e spianare, si tracciano solchi abbastanza profondi ponendo i semi a 20 cm di distanza tra loro, che verranno poi coperti da alcuni cm di terra fatta franare dai bordi del solco. Nel caso di un terreno da bonificare i semi possono essere più vicini, anche 15 cm. per aumentare il materiale organico che resterà per la coltura successiva. I solchi profondi sono anche utili per trattenere meglio l'acqua piovana e l'umidità ai semi. La distanza ottimale tra i solchi è di 40 cm. Le fave non necessitano di concimazione se seminate in terreno vergine o successive a colture estive già concimate, ma disponendo di concime organico può essere inglobato nel terreno con la vangatura o sparso in copertura negli interfilari dopo la rincalzatura, questo soprattutto a favore delle colture che seguiranno.
Con temperature minime sui 15°, dopo due settimane le piantine usciranno dal terreno, con temperature inferiori i tempi si allungano un po'; in caso di terreno argilloso e crosta superficiale conviene una leggera sarchiature ai lati delle piante, utile anche per eliminare eventuali infestanti anch'esse appena germogliate.
Le infestanti cresciute sul colmo dei solchi verranno invece eliminate con il rincalzo delle piante che avverrà non appena queste saranno alte almeno una ventina di cm. Le piante così rincalzate potranno resistere meglio al vento ed al freddo; nel caso di eventuali geli che dovessero provocare la lessatura delle foglie, le piante potranno rivegetare dalla base. In condizioni normali da un singolo seme si formano due o tre steli che porteranno i fiori.
Le prime semine io le faccio in ottobre, poi altre a distanza di un mese, per avere un raccolto prolungato nel tempo. Se il clima lo permette è possibile una terza semina, a dicembre. Ovviamente, nel caso di climi freddi dove il terreno può gelare, le semine vanno fatte a primavera, non appena il terreno lo consente. In ogni caso le fave sono dei legumi resistenti al freddo, è bene utilizzare questa caratteristica proprio per tenere pulito e concimato l'orto in previsione delle colture estive. Frequentemente durante l'inverno, appena effettuata la raccolta di cavoli e broccoli, semino al loro posto delle fave che se la stagione lo permette posso raccogliere prima del trapianto delle piantine di pomodoro. Se per motivi climatici queste fave non saranno da raccogliere in tempo, sono pur sempre un ottimo sovescio.
Nei mesi freddi non ci sono problemi di afidi, col caldo è facile che le fave siano infestate di afidi neri. Poiché di solito il problema riguarda la parte apicale della pianta, il sistema migliore è quello di spuntare le piante quando la fioritura è avanzata ed iniziano a vedersi le prime piccole fave.
Se non si usano veleni si vedranno ben presto arrivare le coccinelle, grandi predatrici di afidi; anche alcuni uccellini insettivori come le cince e capinere possono aiutarci a contenere le infestazioni.
Io preferisco non cimare le piante e lasciarle infestare dagli afidi, tanto la produzione di fave non è compromessa più di tanto, mentre invece si moltiplicano le coccinelle, che quando tolgo le fave si spostano sulle altre colture da orto successive, specialmente sui fagiolini.
Nel caso si cimassero le fave, ecco una ricetta per utilizzarne le cime tenere: si cuociono al vapore o con pochissima acqua, si condiscono con ottimo olio di oliva in cui sia stato messo a macerare per 24 ore dell'origano. Questa è la ricetta spagnola, io ci aggiungo anche qualche goccia di limone.
Le fave per il consumo fresco vanno raccolte appena si formano i baccelli ed i grani sono grossi come dei fagioli, mangiate con salame, pecorino o semplicemente con un po' di sale.
Quando sono più grosse sono ottime lesse e condite con olio e.v. e qualche goccia di aceto balsamico, magari assieme a patate lesse. Io le conservo in freezer già sgranate, per lessarle quando serve un ottimo contorno.
Infine secche, per farle rinvenire in acqua tiepida come ceci e fagioli.
Le fave non hanno generalmente problemi di parassiti vegetali, possono esserci attacchi di antracnosi ai baccelli, con tacche necrotiche nerastre su baccelli e semi, oppure di ruggine su foglie e steli, ma generalmente non provocano danni rilevanti. Un'altro parassita vegetale è l'orobanche, che vive parassitando le radici delle leguminose.
Parassiti animali sono appunto gli afidi neri che nelle colture invernali possono essere controllati facilmente cimando la pianta ed il tonchio, i cui adulti depongono le uova nei baccelli giovani; le larve scavano i semi da cui usciranno gli adulti lasciando un foro perfettamente rotondo nel tegumento.
Pur essendo i fiori delle fave teoricamente autofecondanti, in pratica si avvantaggiano molto dell'impollinazione incrociata, fave coltivate in serra senza che possano entrare insetti impollinatori allegano ben pochi frutti, mentre le fave coltivate all'aperto nelle giornate di sole sono praticamente invase da bombi ed api, con conseguente buona allegagione.
Per questo motivo per ottenere una buona purezza del seme è opportuno adottare qualche precauzione: coltivare ben poche varietà diverse e nel caso distanziarle tra loro il più possibile, poi utilizzare per semenza solo i baccelli delle piante centrali e scartare in questa scelta piante diverse dalla varietà coltivata perché frutto di impollinazione incrociata negli anni precedenti.
A questo proposito occorre ricordare che nel caso di impollinazione con altre varietà, i frutti saranno sempre quelli della varietà “madre” mentre invece i semi porteranno un patrimonio genetico diverso che l'anno successivo darà frutti diversi.
Per la conservazione del seme, ben essiccato all'ombra, convengono sacchetti di carta o scatole di cartone ben sigillate. Occorre controllare periodicamente i semi per prevenire attacchi di tonchio, nel caso di rischio di forti infestazioni le sementi possono essere conservate in freezer.
Con temperature minime sui 15°, dopo due settimane le piantine usciranno dal terreno, con temperature inferiori i tempi si allungano un po'; in caso di terreno argilloso e crosta superficiale conviene una leggera sarchiature ai lati delle piante, utile anche per eliminare eventuali infestanti anch'esse appena germogliate.
Le infestanti cresciute sul colmo dei solchi verranno invece eliminate con il rincalzo delle piante che avverrà non appena queste saranno alte almeno una ventina di cm. Le piante così rincalzate potranno resistere meglio al vento ed al freddo; nel caso di eventuali geli che dovessero provocare la lessatura delle foglie, le piante potranno rivegetare dalla base. In condizioni normali da un singolo seme si formano due o tre steli che porteranno i fiori.
Le prime semine io le faccio in ottobre, poi altre a distanza di un mese, per avere un raccolto prolungato nel tempo. Se il clima lo permette è possibile una terza semina, a dicembre. Ovviamente, nel caso di climi freddi dove il terreno può gelare, le semine vanno fatte a primavera, non appena il terreno lo consente. In ogni caso le fave sono dei legumi resistenti al freddo, è bene utilizzare questa caratteristica proprio per tenere pulito e concimato l'orto in previsione delle colture estive. Frequentemente durante l'inverno, appena effettuata la raccolta di cavoli e broccoli, semino al loro posto delle fave che se la stagione lo permette posso raccogliere prima del trapianto delle piantine di pomodoro. Se per motivi climatici queste fave non saranno da raccogliere in tempo, sono pur sempre un ottimo sovescio.
Nei mesi freddi non ci sono problemi di afidi, col caldo è facile che le fave siano infestate di afidi neri. Poiché di solito il problema riguarda la parte apicale della pianta, il sistema migliore è quello di spuntare le piante quando la fioritura è avanzata ed iniziano a vedersi le prime piccole fave.
Se non si usano veleni si vedranno ben presto arrivare le coccinelle, grandi predatrici di afidi; anche alcuni uccellini insettivori come le cince e capinere possono aiutarci a contenere le infestazioni.
Io preferisco non cimare le piante e lasciarle infestare dagli afidi, tanto la produzione di fave non è compromessa più di tanto, mentre invece si moltiplicano le coccinelle, che quando tolgo le fave si spostano sulle altre colture da orto successive, specialmente sui fagiolini.
Nel caso si cimassero le fave, ecco una ricetta per utilizzarne le cime tenere: si cuociono al vapore o con pochissima acqua, si condiscono con ottimo olio di oliva in cui sia stato messo a macerare per 24 ore dell'origano. Questa è la ricetta spagnola, io ci aggiungo anche qualche goccia di limone.
Le fave per il consumo fresco vanno raccolte appena si formano i baccelli ed i grani sono grossi come dei fagioli, mangiate con salame, pecorino o semplicemente con un po' di sale.
Quando sono più grosse sono ottime lesse e condite con olio e.v. e qualche goccia di aceto balsamico, magari assieme a patate lesse. Io le conservo in freezer già sgranate, per lessarle quando serve un ottimo contorno.
Infine secche, per farle rinvenire in acqua tiepida come ceci e fagioli.
Le fave non hanno generalmente problemi di parassiti vegetali, possono esserci attacchi di antracnosi ai baccelli, con tacche necrotiche nerastre su baccelli e semi, oppure di ruggine su foglie e steli, ma generalmente non provocano danni rilevanti. Un'altro parassita vegetale è l'orobanche, che vive parassitando le radici delle leguminose.
Parassiti animali sono appunto gli afidi neri che nelle colture invernali possono essere controllati facilmente cimando la pianta ed il tonchio, i cui adulti depongono le uova nei baccelli giovani; le larve scavano i semi da cui usciranno gli adulti lasciando un foro perfettamente rotondo nel tegumento.
Pur essendo i fiori delle fave teoricamente autofecondanti, in pratica si avvantaggiano molto dell'impollinazione incrociata, fave coltivate in serra senza che possano entrare insetti impollinatori allegano ben pochi frutti, mentre le fave coltivate all'aperto nelle giornate di sole sono praticamente invase da bombi ed api, con conseguente buona allegagione.
Per questo motivo per ottenere una buona purezza del seme è opportuno adottare qualche precauzione: coltivare ben poche varietà diverse e nel caso distanziarle tra loro il più possibile, poi utilizzare per semenza solo i baccelli delle piante centrali e scartare in questa scelta piante diverse dalla varietà coltivata perché frutto di impollinazione incrociata negli anni precedenti.
A questo proposito occorre ricordare che nel caso di impollinazione con altre varietà, i frutti saranno sempre quelli della varietà “madre” mentre invece i semi porteranno un patrimonio genetico diverso che l'anno successivo darà frutti diversi.
Per la conservazione del seme, ben essiccato all'ombra, convengono sacchetti di carta o scatole di cartone ben sigillate. Occorre controllare periodicamente i semi per prevenire attacchi di tonchio, nel caso di rischio di forti infestazioni le sementi possono essere conservate in freezer.
Fiori di fava |
un'ospite gradita in una coltivazione biologica |
Ho provato a conservare in freezer una parte delle fave da seme, ben seccate e conservate in un sacchetto di carta, a sua volta in un sacchetto di polietilene ben sigillato. Le ho tenute li per 5 mesi.Le fave così trattate, seminate per confronto in solchi alternati con semenza tradizionale, hanno germogliato bene e nello stesso tempo. Col freezer, anche per brevi periodi, si ha la certezza di eliminare eventuali larve di tonchio.
Anno 2011
Ho seminato le fave gli ultimi giorni di ottobre, dopo una bella pioggia che ha reso lavorabile il terreno.Dopo un mese dalla semina, con le piante già abbastanza cresciute, ho fatto una sarchiatura ed una leggera rincalzatura, eliminando sul nascere le infestanti.
Anno 2011
Ho seminato le fave gli ultimi giorni di ottobre, dopo una bella pioggia che ha reso lavorabile il terreno.Dopo un mese dalla semina, con le piante già abbastanza cresciute, ho fatto una sarchiatura ed una leggera rincalzatura, eliminando sul nascere le infestanti.