Viaggio in Umbria - giugno 2012
di Roberta
Quando ci si incammina tra i viottoli del paese, Colfiorito appare come
un luogo abbandonato, figlio del terremoto del 1997 dal quale sembra
non essersi mai ripreso. Ancora se ne vedono le profonde ferite sulle
case abbandonate e semidistrutte.
All'interno del paese, poche case abitate, tante in ristrutturazione
per mano di abitanti di altri luoghi (che sperano di affittarle per le
vacanze), strade lastricate
con pietra colorata, comple-tamente scheggiata e pericolante, cucite da
sentieri di asfalto.
Non ci sono negozi, non ci sono artigiani e pochi vecchietti,
raramente,
fanno capolino per le strade. Le voci dell'ora del rosario, provenienti
dalla chiesa (la prima ad essere stata ricostruita dopo il terremoto),
rendono ancora più funerea l'atmosfera circostante. Qualche gatto
silenzioso fa capolino e
poi sparisce.
Paese fantasma o quasi... in cima alla collina, raggiungibile da
stradine particolarmente inclinate, si aprono, nell'abbandono del
paesaggio, le case del dopo terremoto, come sempre ignare della
tradizione e schiave del cemento.
Fortunatamente poche e ben nascoste:
case basse che non hanno particolarmente disturbato il territorio di
cui, in qualche modo, sono riuscite a ricalcarne i bordi.
Da questa posizione si apre il paesaggio sottostante, una distesa
pianeggiante, territorio di frontiera tra l'Umbria e le Marche, con i
piedi in Umbria ed il cuore nelle Marche: comune di Foligno (Perugia)
con il quale non condivide la storia e la terra; cittadina che fonda le
radici nella storia più antica e profonda, alla quale però non è
riconosciuto lo status di comune e dal Comune di appartenenza
abbandonata.
Da questa posizione, si impongono i prefabbricati produttivi
dell'altopiano, distribuiti attorno alla via Adriatica verso le Marche.
Ci sono anche i caseifici, ma non abbiamo visto né pecore, né mucche
nei campi.
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Campo 64 |
Da questa posizione appaiono in tutta la loro razionale freddezza i
"capannoni" schierati dei
lager
fascisti: "campo 64", così veniva individuato, a dimostrazione che i
campi di concentramento in Italia esistevano ed erano molti.
http://anpiperugia.noblogs.org/post/2009/03/26/il-campo-d-internamento-di-colfiorito-2/
http://anpiperugia.noblogs.org/gallery/5551/colfiorito2.pdf
http://www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm
Prima, caserme, oggi contenitori di servizi e negozietti, scivolati a
valle dopo il terremoto. Inizia a vedersi la vita: ufficio postale, banca, negozio di alimentari, ristorantino e baretto, le persone sedute e di
passaggio, piazzola organizzata per camper, negozietto di prodotti
tipici....
.... eccolo!
forse troviamo lì
le famose lenticchie di
Colfiorito.
http://www.campagnamica.it/prodotto/lenticchia-di-colfiorito
http://www.umbria24.it/colfiorito-escrementi-insetti-legumi-altre-tonnellate-sequestrate/76901.html
Delle lenticchie nessuna traccia. Sono già state vendute tutte a Natale
ad un grande distributore: "
soldi
maledetti e subito" ci ha detto il titolare dell'azienda che le
produce e le vende. Bisogna aspettare la nuova produzione.
E le patate? Vendute anche quelle e le ultime rimaste stavano andando a
male, così le hanno utilizzate per uso familiare.
In compenso abbiamo trovato la roveja, i ceci sultano e tanti altri
fagioli impacchettati a Colfiorito, ma prodotti in Valtellina.
Si stanno rendendo conto che le lenticchie, coltivate dopo il grano,
non producono e si ammalano. Dopo aver fatto analizzare il terreno,
hanno capito che i veleni dati al grano rimangono impregnati nella
terra e le lenticchie mostrano di non gradire!
I ceci sultano li coltivano in asciutto e senza veleni, almeno così ci
dicono, e ci fanno notare la dimensione più striminzita e compatta
rispetto agli altri.
Sentiamo dire in giro che la produzione delle lenticchie, in questo
territorio, sia imposta da una delibera comunale, ma che molti
produttori stanno pian piano sostituendo le lenticchie con altri
ortaggi o cereali. Portano avanti le lenticchie solo perché sono
obbligati a farlo. Infatti, andando in giro per campi, si vedono molti
appezzamenti di terra coltivati a grano, farro, orzo, cipolle, insalate e patate. Almeno
le patate le abbiamo trovate e si vedono da molte parti, ma le
lenticchie scarseggiano o sono ben nascoste.
Alla
patata rossa di Colfiorito
è dedicata una sagra che si svolge attorno alla terza settimana
di Agosto.
http://www.sagrapatatacolfiorito.it/master.html
Dicono che sia buona per fare gli gnocchi. Io l'ho assaggiata
arrosto, intera e con la buccia e non era per niente male.
Si tratta comunque della varietà olandese désirée, adattata alla
terra ed al clima di Colfiorito (750 m. s.l.m.). Particolarità di
questa patata è la forma a campana, ovvero ovale che si restringe a
punta arrotondata su una estremità.
http://it.wikipedia.org/wiki/Patata_rossa_di_Colfiorito
http://umbria-verde.net/prodotti-tipici/patata-rossa-di-colfiorito/
Territorio particolarmente
enigmatico: da niente esce fuori tutto:
Termino questo racconto ripensando alla leggerezza ed ai suoni
armoniosi della palude: la ricchezza che si annida attorno alle acque
calme e pacifiche, l'acqua vibrata dal saltellare dei pesci, il
gracidare delle rane, i raggi del sole che si riflettono sulle acque
melmose ed il verdeggiare delle ninfee, delle canne, degli arbusti e degli alberi frondosi, immagini
estremamente rassicuranti, che spero di essere riuscita a regalarvi con
queste poche parole.