di Giampiero
Se dovessi dire cosa mi piacerebbe fare da grande, forse non risponderei “il contadino”, ma “il cantastorie”. Non sono un granchè come contadino e nemmeno come cantastorie. Raccontandovi qualche storia in questo blog, credo però di fare meno danni. Cercherò di tanto in tanto di raccontare una storia dove uomini, piante ed altri orgamismi sono stati protagonisti di storie in cui non si capisce dove finisce l'uomo e dove inizia una pianta. Naturalmente queste storie non sono da prendere come “lezioni” scolastiche, in cui c'è una autorità parlante e degli ascoltatori che subiscono. Anzi: racconto queste storie come invito ad allargarle, approfondirle, raccontarne altre.
Se dovessi dire cosa mi piacerebbe fare da grande, forse non risponderei “il contadino”, ma “il cantastorie”. Non sono un granchè come contadino e nemmeno come cantastorie. Raccontandovi qualche storia in questo blog, credo però di fare meno danni. Cercherò di tanto in tanto di raccontare una storia dove uomini, piante ed altri orgamismi sono stati protagonisti di storie in cui non si capisce dove finisce l'uomo e dove inizia una pianta. Naturalmente queste storie non sono da prendere come “lezioni” scolastiche, in cui c'è una autorità parlante e degli ascoltatori che subiscono. Anzi: racconto queste storie come invito ad allargarle, approfondirle, raccontarne altre.
La prima
storia che racconterò non ha come protagonista un ortaggio, ma un fiore:
il tulipano. Questa storia ha però il vantaggio di intrecciare molti
temi interessanti (almeno per me) relatiivi al rapporto uomo/piante, un
rapporto ecologico, economico e simbolico. Cosa c'è di più romantico di
un fiore? Sembrerebbe essere stato creato solo per la bellezza ed i
sospiri al chiaro di luna. Un tulipano, poi, di certo non si mangia e la
sua fioritura dura anche un po' pochino. Insomma: chi potrà mai
impazzire per un tulipano? Eppure... Ma cominciamo dall'inizio...
I tulipani
erano apprezzatissimi dai turchi ed ancora oggi le guide accolgono i
turisti con un sorprendente “Benvenuti in Turchia, il paese dei tulipani
e di Babbo Natale!”. Beh... San Nicola (divenuto poi Santa Klaus nei
paesi del Nord e Babbo Natale rosso vestito su decisione della Coca
Cola) nacque proprio lì, in Turchia. E i tulipani fecero all'incirca lo
stesso percorso. A quanto pare fu nel 1554 che i primi bulbi arrivarono
in Europa, dono prezioso alla corte degli Asburgo. Da lì raggiunse
Leida, in Olanda, trasportato un po' sottobanco dal botanico Clusius. Il
signor Clusius era gelosissimo dei suoi tulipani per cui il fiore
determinò un secondo furto: a Clusius furono rubati alcuni bulbi. Da lì
inizia la tulipomania, un qualcosa che divenne più di una
mania, più di una moda, più di una speculazione: tutti gli olandesi
volevano far crescere tulipani nei loro piccoli giardini e conche. Il
tulipano più ambito di tutti era il Semper Augustus, con petali
“fiammati” di rosso: un bulbo di questa varietà avrebbe fruttato un
discreto gruzzolo. Ma qui stiamo ancora parlando di una fase iniziale
della tulipomania, una fase durata circa i primi trenta anni del 1600.
Pian piano la tulipomania aumentava la sua temperatura: creatori di
varietà veri e fasulli cominciarono a spuntare dovunque in Olanda,
venditori di intrugli per veder fiorire un Semper Augustus da un banale
bulbo si atteggiavano a gran professoroni, i prezzi salivano. I mercanti
di bulbi si riunivano in una taverna pare gestita da una famiglia
italiana, i Della Borsa. In questa taverna i mercanti di bulbi
contrattavano prezzi, vendevano fioriture e bulbi futuri, a volte si
finiva a bottigliate. I prezzi salivano. Il Semper Augustus raggiunse
cifre da capogiro: 1800 fiorini a bulbo. Mentre rimanevano ignoti i più
elementari dati della genetica, incerto il fiore che sarebbe spuntato
fuori dopo un bel po' di mesi, ignoti a volte i creatori e venditori di
bulbi, nella taverna Della Borsa si affinarono le “scommesse”
finanziarie che oggi hanno altri nomi. Si contrattava a colpi di
centinaia o mifliaia di fiorini, ci si impegnava o vendeva case, si
investivano risparmi... in bulbi di tulipano. Dal 1635 al 1637 la
“bolla” si gonfiò, di giorno in giorno: tutti erano “esperti” di
tulipani, tutti investivano in tulipani, tutti si arricchivano con i
bulbi di tulipano. Finchè... finchè il due Febbraio 1637 i fioristi si
riunirono nella solta taverna, per vendere all'asta i propri bulbi. Un
offerente iniziò a vendere i suoi a 1250 fiorini, ma nessuno rilanciò.
L'offerta passò a 1100 fiorini, a 1000 fiorini, a 900... a nessuno
interessavano i suoi bulbi. Fu il crollo, il crack, lo scoppio della
bolla: ci si accorse che i bulbi non erano neanche buoni da mangiare. La
catena si spezzò e il domino fece crollare tutte le proprie tessere:
bulbi, immobili, navi, imprese... Alcuni storici sostengono che il
“crack dei tulipani” fu per profondità superiore a quello del 1929,
inaspettato quanto questo: il 23 ottobre il Wall Street Journal citava
Mark Twain “Non separarti dalle tue illusioni, Quando se ne saranno
andate potresti non essere più vivo”, una bella frase, ma da calare nel
concreto; il 24 ottobre 1929 era un giovedì, il Giovedì Nero. La crisi
del crack dei tulipani durò anni, molti cirimisero l'esistenza e cumuli
di bulbi furono fatti marcire. Ma la storia ha le sue sottili ironie: il
tulipano diventò uno dei simboli dell'Olanda, la vecchia taverna Della
Borsa diede il proprio nome ai santuari della finanza, i bulbi (non solo
di tulipano) sono ancora una redditizia attività degli olandesi.
Ed il
Semper Augustus? La fiammatura rossa dei suoi petali aveva creato una
leggenda, pagata a peso d'oro, fatto ardere desideri, sogni e prezzi. Un
fuoco alimentato da un virus: la “fiammatura” dei petali era la
manifestazione di un'infezione virale, veicolata dall'afide del pesco.
L'afide passava dai peschi ai tulipani, gli regalava una splendida
colorazione ed in cambio indeboliva l'intera pianta. Chi riproduceva
affannosamente il Semper Augustus, diffondeva il virus. Il Semper
Augustus era solo un sogno passegero. E dannoso.
Sulla "bolla dei tulipani" vedi anche wikipedia
Ma che bella questa storia! (la bolla dei tulipani)
RispondiEliminaUn parassita che prima ha creato e poi ha distrutto colossali fortune ...
Non mi ero accorta che il blog accogliesse questa interessante storia!
RispondiEliminaGrazie Giovanni di averla riscoperta e soprattutto a Giampiero di averla scritta!
...ci trovano sempre, nei vari secoli, uomini disposti a buttar capitali per coltivare futili illusioni purtroppo sempre a scapito delle povera gente!...in fin della fiera i parassiti non sono quelli delle piante!
Pat