Non è proprio attinente all'orto, ma credo possa interessare a chi ha qualche pianta d'ulivo o pensa di piantarne.
Anticamente le olive si raccoglievano a terra a mano, poi si sono messe le reti per facilitare la raccolta, che era però fatta sempre portando le olive a maturazione avanzata per avere la massima resa d'olio.
Però già dal tempo dei romani si sapeva che l'olio migliore (onfacino) era quello delle olive appena invaiate, cioè quando il colore verde inizia a diventare viola, produrre meno per produrre meglio.
Anticamente le olive si raccoglievano a terra a mano, poi si sono messe le reti per facilitare la raccolta, che era però fatta sempre portando le olive a maturazione avanzata per avere la massima resa d'olio.
Però già dal tempo dei romani si sapeva che l'olio migliore (onfacino) era quello delle olive appena invaiate, cioè quando il colore verde inizia a diventare viola, produrre meno per produrre meglio.
Una "quarta" di olive, la misura tradizionale ligure che corrisponde a 12,5 kg., la quarta parte di un sacco da 50 kg. |
Io ho parecchie piante e raccolgo solo per farmi una buona scorta per me e per gli amici, quindi ho una particolare tecnica di raccolta: dopo aver messo delle reti calpestabili attorno alla pianta, faccio una potatura abbastanza forte, anche perchè i rami più carichi di olive difficilmente l'anno successivo lo saranno.
Tolte le olive dai rami tagliati (che poi le caprette biodegraderanno...) con dei rastrelli a mano, si bacchiano le olive rimaste sulla pianta ma senza insistere troppo, tanto la maggioranza è già a terra e qualche frutto agli storni si può anche lasciare.
La pianta così potata il prossimo anno rifarà nuovi rami che produrranno di nuovo abbondantemente la stagione successiva. Il prossimo anno, se non ci saranno problemi con la mosca (io non faccio il minimo trattamento nè concimo, ci pensano le caprette) raccoglierò su altre piante, così al giro raccolgo e poto su tutte.
Le olive raccolte, pulite con la "chitarra", un piano inclinato su cui le olive rotolano e le foglie cadono dalle fessure, le metto poi in cestoni di plastica impilabili ben fessurati, per portarle il più presto possibile al frantoio per non perdere in qualità.
Ed ecco come funziona un frantoio a ciclo continuo, con estrazione a freddo per non compromettere le caratteristiche organolettiche dell'olio d'oliva.
Tolte le olive dai rami tagliati (che poi le caprette biodegraderanno...) con dei rastrelli a mano, si bacchiano le olive rimaste sulla pianta ma senza insistere troppo, tanto la maggioranza è già a terra e qualche frutto agli storni si può anche lasciare.
La pianta così potata il prossimo anno rifarà nuovi rami che produrranno di nuovo abbondantemente la stagione successiva. Il prossimo anno, se non ci saranno problemi con la mosca (io non faccio il minimo trattamento nè concimo, ci pensano le caprette) raccoglierò su altre piante, così al giro raccolgo e poto su tutte.
Le olive raccolte, pulite con la "chitarra", un piano inclinato su cui le olive rotolano e le foglie cadono dalle fessure, le metto poi in cestoni di plastica impilabili ben fessurati, per portarle il più presto possibile al frantoio per non perdere in qualità.
Ed ecco come funziona un frantoio a ciclo continuo, con estrazione a freddo per non compromettere le caratteristiche organolettiche dell'olio d'oliva.
Le olive vengono caricate nella vasca sotto le mole che ruotano lentamente per frangere le olive senza emulsionare la pasta che si forma, per almeno una ventina di minuti.
Al termine la pasta viene scaricata nella gramola sottostante, una sorta di impastatrice che con movimenti lenti la rimescola favorendo la separazione dell'olio. La temperatura della pasta è di circa 30°, calore dovuto esclusivamente alla macinatura. Dalla gramola, tramite una pompa, la pasta miscelata ad acqua per renderla più fluida viene inviata ad un separatore centrifugo ad asse orizzontale.
Il separatore centrifugo, ruotando ad alta velocità, separa l'olio e l'acqua dal residuo, chiamato sansa, costituito dai frammenti dei noccioli e della polpa dell'oliva. La sansa viene direttamente convogliata all'esterno, contiene una piccola parte di olio che può essere estratto con solventi in appositi stabilimenti (il cosidetto olio di sansa), procedimento che ormai risulta antieconimico rispetto ai bassi costi dell'olio importato da paesi extracomunitari e quindi si preferisce spargerlo come concime sui terreni.
Dal separatore centrifugo escono separatamente l'acqua e l'olio, che vengono inviati ad un altro separatore centrifugo, ad asse verticale, che recupera la minima parte di olio presente nell'acqua e raffina ulteriormente l'olio che può così essere direttamente raccolto in un recipiente per il trasporto. Si arriva al frantoio con il mezzo carico di sacchi di olive e si riparte con due o tre taniche di olio sicuramente genuino...
In alcuni frantoi si usa invece ancora la pressa, dove la pasta macinata e passata nella gramola viene messa in una pila di dischi metallici e di feltri di nailon detti sportini (una volta erano di fibra di cocco).
L'acqua e l'olio che colano vengono poi separate come nel caso precedente in una centrifuga verticale.
Ho pensato bene di aggiungere al post una foto di uno dei miei vecchi ulivi, è una Colombara, una vecchia varietà ligure ottima per la resistenza alla siccità e alla mosca, oltre che per resa e qualità dell'olio:
Ho pensato bene di aggiungere al post una foto di uno dei miei vecchi ulivi, è una Colombara, una vecchia varietà ligure ottima per la resistenza alla siccità e alla mosca, oltre che per resa e qualità dell'olio:
Da questa che molti anni fa' era una pianta singola, ho raccolto in questi giorni 6 quarte di olive (75 kg) che mi daranno oltre 13 kg d'olio.
E questa invece è la mia squadra che tiene pulito e concimato l'uliveto, eliminando anche i residui di potatura
E questa invece è la mia squadra che tiene pulito e concimato l'uliveto, eliminando anche i residui di potatura
Come ti ammiro. Anch'io sono un produttore come te,faccio olio per tradizione tramandata dai miei antenati. Viva la "quarta". Quest'anno poca resa ma di qualità eccellente.
RispondiEliminaCom'è lì da te?
Gli ulivi ci saranno ancora, credo e spero. Spero siano rimaste a brucare tra gli ulivi anche le pronipoti delle sue amate caprette tibetane. Purtroppo Paolo non è più tra noi, e non può ragguagliarci.
EliminaGrazie per avere letto il nostro blog.
Anche a me piace sperare che ulivi e caprette siano ancora lì, che quello che Paolo ha lasciato sia andato in buone mani.
RispondiEliminaTi invito a visitare il blog di Paolo lecaprettetibetane@blogspot.it
Angelo