Ottima scelta questa segnalazione in prima pagina, il merito va a Roberta, io ringrazio i soci della ABAP per mettere i loro contributi a disposizione di tutti. Valentino è alle prese con un grandioso progetto, ve lo mostrerò appena realizzato, siamo distanti appena 18 chilometri, condividiamo anche il paesaggio...
Poiché avete gradito il filmato ve ne segnalo un altro:
Ciao Angelo, il video che hai proposto è fatto bene, molto curato nei dettagli, anche sotto il profilo scientifico, ed è forse proprio questo il problema...e mi spiegherò meglio in seguito. A proposito di "mutagenesi" mi sento di fare 2 osservazioni. La prima è che la pratica della mutagenesi per indurre mutazioni genetiche attraverso bombardamento da radiazioni ad alta frequenza allo scopo di creare nuove varietà di alberi da frutto, soprattutto di pomacee (meli e peri), è stata ampiamente usata in passato, per cui la questione, in agricoltura, non riguarda solo il frumento...e ciò, forse avrebbero potuto anche solo ad accennarlo nel video. La seconda riflessione è che va benissimo criminalizzare la "mutagenesi artificiale" indotta dall'uomo in laboratorio tramite agenti mutageni per creare nuovi organismi, ma non certo perché fa male alla salute dell'uomo come indicato nel titolo del filmato (si ricade sempre nella errata visione antropocentrica della natura), ma perché l'uomo non ha il diritto, in quanto facente parte di un ecosistema, di ergersi al di sopra di esso per deviarne e alterarne il regolare corso naturale: la mutagenesi, non quella indotta dall'uomo, ma quella naturale basata sull'azione di agenti mutageni normalmente presenti in natura (tutte le radiazioni oltre lo spettro visibile, ultrasuoni, sostanze biochimiche naturali, il calore, infezioni virali, ecc,) è uno dei fattori chiave nel processo dell'evoluzione perché alla base dell'origine delle specie, per cui credo che la vita stessa non si sarebbe evoluta sul nostro pianeta senza "mutagenesi naturale" e lo stesso uomo oggi probabilmente non esisterebbe. Finché si trattava di utilizzare certi rari e causali fenomeni di nascite inattese a proprio vantaggio con l'ausilio della selezione ed il reincrocio, era un conto, altra cosa, chiaramente, è agire in modo tale che questi "rari fenomeni" si realizzino regolarmente: la strana nascita ad esempio di una pecora "nana" a zampe corte, in passato, era sfruttata per selezionare una nuova razza di pecora che tornasse utile all'allevatore perché magari permetteva di creare recinti più bassi e questa inattesa nascita non doveva essere solo il frutto di una particolare combinazione genetica e segregazione di caratteri recessivi ma il risultato di una mutazione indotta da fattori naturali, con conseguente errore di replicazione del genoma rispetto ai genitori, che avveniva probabilmente al momento della fecondazione o delle prime fasi di crescita embrionale... Purtroppo "l'homo oeconomicus", soprattutto con l'avvento dell'industrializzazione, ha introdotto tanti di quei fattori mutageni nell'ambiente da mettere irrimediabilmente a rischio l'intero ecosistema naturale fino ad arrivare ad alterare e compromettere la sua stessa natura (vedi aumento dell'incidenza dei tumori), per cui ora (e questa è la mia riflessione finale) limitarsi a "criticare" da semplice benpensante l'uso e l'abuso in laboratorio della pratica della mutagenesi artificiale non ha alcun senso se contemporaneamente non ci si impegna a cambiare totalmente stile di vita, diventando testimoni in prima persona nel combattere quella forma di progresso che verte in tal senso sbagliato: dunque non basta più sostenere di essere contro OGM e mutagenesi artificiale in nome di quei fantomatici "diritti del consumatore" (che a mio avviso rappresentano solo il modo più meschino e mistificatorio per giustificare tutto quanto di disumano e contraddittorio c'è dietro la società dei consumi e del profitto) e poi magari, continuare a condurre il solito tram tram che questa società ci impone, bensì bisogna passare ai fatti, come ad esempio alla pratica dell'AUTOPRODUZIONE, proposta da altri come anche da questo bel blog, che è solo una delle tante opportunità per cominciare a svestirci dai panni di esclusivi consumatori! ;)
Ciao Domenico, l'argomento meriterebbe molti approfondimenti, giusto quello che scrivi, oramai tutti i luoghi sono antropizzati, l'impronta della mano dell'uomo è evidente. Nel filmato Alessandro Volpone dice che i nostri semi antichi non sono di certo quelli dei nostri avi ma ne discendono. La mela Annurca di oggi non è la stessa dei Romani! Dalla "rivoluzione del Neolitico" l'uomo ha messo mano sui semi, addomesticando varietà selvatiche e se prima si limitava a selezionare, (ad esempio il farro, dai 14 cromosomi del monococco si passa ai 28 del dicocco fino ai 42 dello spelta)puoi è intervenuto direttamente!
Gli alberi da frutto si moltiplicavano da seme ma ben presto si passò agli innesti, pratica non sbagliata in partenza perchè consente di coltivare varietà altrimenti impossibili, (poi mostrerò qualche esempio, tipo un castagno innestato su roverella!)ma "contronatura" se fatto come d'uso oggi, con migliaia di piante innestate con una sola varietà proveniente da marze di un unico albero!
L'autoproduzione, ad iniziare dai semi, è una delle soluzioni. ove possibile ma ritengo impossibile che milioni di persone tornino dalle città alla terra, pur in una visione di benefica decrescita... Il passo più importante è quello di trasformare gli agricoltori(?) moderni, quelli dei semi "migliorati", ogm o semplicemente ibridi (tanto non sono loro proprietà e non si possono riseminare...)che producono da mangiare non per gli uomini ma per gli animali o per le macchine, mangimi o biocarburante, in semplici contadini che ragionino da contadini...
Io credo, piuttosto, che la mela annurca non sia più quella dei Romani a prescindere dall'intervento dell'uomo e semplicemente perché "il melo" annurca è un essere vivente soggetto, come tutti gli altri e aggiungo fortunatamente, alla legge della promiscuità e del cambiamento: cosicché, sotto quest'aspetto, anche il voler conservare le antiche varietà intatte e a tutti i costi, sarebbe "contronatura", visto che in natura, a parte qualche rara eccezione che conferma la regola, vige la tendenza all'incrocio, (vedi il maggior vigore degli ibridi) e sono convinto che anche in molte piante prevalentemente autofertili sotto sotto ci sia questa tendenza. Nell'ostentare la pratica della conservazione delle antiche varietà come "principio assoluto", secondo me, si corre solo il rischio di scadere nei "conservatori", mentre, secondo me, la pratica del mantenere in essere un'antica varietà ha senso solo nella misura in cui serva a contrastare OGM, mutagenesi artificiale e il mercato in generale, in un'ottica di autoproduzione, essendo però sempre consapevoli che l'evoluzione e la promiscuità sono alla base di tutto (e quindi anche delle antiche varietà), condividendo parallelamente e con altrettanto favore, le nascite (per incrocio assistito) di nuovi ecotipi e/o varietà ;-)
Aver voluto addomesticare specie spontanee: forse è proprio questo il punto!
Tu forse non ci crederai Angelo, ma io ormai mi nutro da anni e "regolarmente" di piante spontanee quanto e più degli ortaggi coltivati, senza affatto rinunciare al gusto e alla bontà del prodotto e proprio una maggiore attenzione verso le "piante spontanee" è stato per me quel nuovo e autentico approccio nei confronti della natura e della vita in generale, che va ben oltre la stessa autoproduzione, che pur mi è tanto cara...ma questo è un percorso talmente personale e individuale che non mi sognerei neanche di suggerirlo ai milioni di persone di cui parlavi tu!
Sulla pratica degli innesti, concordo pienamente con te e sull'argomento, ultimamente, ho scritto anche quest'articolo http://www.bioscambio.it/?p=5679
Non so dare suggerimenti in merito, però grazie per averlo condiviso, molto interessante.
RispondiEliminaMa questo è lo stesso bellissimo video, che aveva postato Angelo qualche settimana fa
RispondiEliminaSì, l'ho riproposto in prima pagina... magari a qualcuno sarà sfuggito.
EliminaVale la pena dargli un'occhiata.
è interessante... e spaventoso allo stesso tempo...
RispondiEliminaOttima scelta questa segnalazione in prima pagina, il merito va a Roberta, io ringrazio i soci della ABAP per mettere i loro contributi a disposizione di tutti. Valentino è alle prese con un grandioso progetto, ve lo mostrerò appena realizzato, siamo distanti appena 18 chilometri, condividiamo anche il paesaggio...
RispondiEliminaPoiché avete gradito il filmato ve ne segnalo un altro:
http://www.youtube.com/watch?v=aRsDa4a1Doc&feature=channel&list=UL
Angelo
Ciao Angelo, il video che hai proposto è fatto bene, molto curato nei dettagli, anche sotto il profilo scientifico, ed è forse proprio questo il problema...e mi spiegherò meglio in seguito.
RispondiEliminaA proposito di "mutagenesi" mi sento di fare 2 osservazioni.
La prima è che la pratica della mutagenesi per indurre mutazioni genetiche attraverso bombardamento da radiazioni ad alta frequenza allo scopo di creare nuove varietà di alberi da frutto, soprattutto di pomacee (meli e peri), è stata ampiamente usata in passato, per cui la questione, in agricoltura, non riguarda solo il frumento...e ciò, forse avrebbero potuto anche solo ad accennarlo nel video.
La seconda riflessione è che va benissimo criminalizzare la "mutagenesi artificiale" indotta dall'uomo in laboratorio tramite agenti mutageni per creare nuovi organismi, ma non certo perché fa male alla salute dell'uomo come indicato nel titolo del filmato (si ricade sempre nella errata visione antropocentrica della natura), ma perché l'uomo non ha il diritto, in quanto facente parte di un ecosistema, di ergersi al di sopra di esso per deviarne e alterarne il regolare corso naturale: la mutagenesi, non quella indotta dall'uomo, ma quella naturale basata sull'azione di agenti mutageni normalmente presenti in natura (tutte le radiazioni oltre lo spettro visibile, ultrasuoni, sostanze biochimiche naturali, il calore, infezioni virali, ecc,) è uno dei fattori chiave nel processo dell'evoluzione perché alla base dell'origine delle specie, per cui credo che la vita stessa non si sarebbe evoluta sul nostro pianeta senza "mutagenesi naturale" e lo stesso uomo oggi probabilmente non esisterebbe. Finché si trattava di utilizzare certi rari e causali fenomeni di nascite inattese a proprio vantaggio con l'ausilio della selezione ed il reincrocio, era un conto, altra cosa, chiaramente, è agire in modo tale che questi "rari fenomeni" si realizzino regolarmente: la strana nascita ad esempio di una pecora "nana" a zampe corte, in passato, era sfruttata per selezionare una nuova razza di pecora che tornasse utile all'allevatore perché magari permetteva di creare recinti più bassi e questa inattesa nascita non doveva essere solo il frutto di una particolare combinazione genetica e segregazione di caratteri recessivi ma il risultato di una mutazione indotta da fattori naturali, con conseguente errore di replicazione del genoma rispetto ai genitori, che avveniva probabilmente al momento della fecondazione o delle prime fasi di crescita embrionale...
Purtroppo "l'homo oeconomicus", soprattutto con l'avvento dell'industrializzazione, ha introdotto tanti di quei fattori mutageni nell'ambiente da mettere irrimediabilmente a rischio l'intero ecosistema naturale fino ad arrivare ad alterare e compromettere la sua stessa natura (vedi aumento dell'incidenza dei tumori), per cui ora (e questa è la mia riflessione finale) limitarsi a "criticare" da semplice benpensante l'uso e l'abuso in laboratorio della pratica della mutagenesi artificiale non ha alcun senso se contemporaneamente non ci si impegna a cambiare totalmente stile di vita, diventando testimoni in prima persona nel combattere quella forma di progresso che verte in tal senso sbagliato: dunque non basta più sostenere di essere contro OGM e mutagenesi artificiale in nome di quei fantomatici "diritti del consumatore" (che a mio avviso rappresentano solo il modo più meschino e mistificatorio per giustificare tutto quanto di disumano e contraddittorio c'è dietro la società dei consumi e del profitto) e poi magari, continuare a condurre il solito tram tram che questa società ci impone, bensì bisogna passare ai fatti, come ad esempio alla pratica dell'AUTOPRODUZIONE, proposta da altri come anche da questo bel blog, che è solo una delle tante opportunità per cominciare a svestirci dai panni di esclusivi consumatori! ;)
Ciao Domenico,
RispondiEliminal'argomento meriterebbe molti approfondimenti, giusto quello che scrivi, oramai tutti i luoghi sono antropizzati, l'impronta della mano dell'uomo è evidente. Nel filmato Alessandro Volpone dice che i nostri semi antichi non sono di certo quelli dei nostri avi ma ne discendono. La mela Annurca di oggi non è la stessa dei Romani! Dalla "rivoluzione del Neolitico" l'uomo ha messo mano sui semi, addomesticando varietà selvatiche e se prima si limitava a selezionare, (ad esempio il farro, dai 14 cromosomi del monococco si passa ai 28 del dicocco fino ai 42 dello spelta)puoi è intervenuto direttamente!
Gli alberi da frutto si moltiplicavano da seme ma ben presto si passò agli innesti, pratica non sbagliata in partenza perchè consente di coltivare varietà altrimenti impossibili, (poi mostrerò qualche esempio, tipo un castagno innestato su roverella!)ma "contronatura" se fatto come d'uso oggi, con migliaia di piante innestate con una sola varietà proveniente da marze di un unico albero!
L'autoproduzione, ad iniziare dai semi, è una delle soluzioni. ove possibile ma ritengo impossibile che milioni di persone tornino dalle città alla terra, pur in una visione di benefica decrescita... Il passo più importante è quello di trasformare gli agricoltori(?) moderni, quelli dei semi "migliorati", ogm o semplicemente ibridi (tanto non sono loro proprietà e non si possono riseminare...)che producono da mangiare non per gli uomini ma per gli animali o per le macchine, mangimi o biocarburante, in semplici contadini che ragionino da contadini...
Angelo
Io credo, piuttosto, che la mela annurca non sia più quella dei Romani a prescindere dall'intervento dell'uomo e semplicemente perché "il melo" annurca è un essere vivente soggetto, come tutti gli altri e aggiungo fortunatamente, alla legge della promiscuità e del cambiamento: cosicché, sotto quest'aspetto, anche il voler conservare le antiche varietà intatte e a tutti i costi, sarebbe "contronatura", visto che in natura, a parte qualche rara eccezione che conferma la regola, vige la tendenza all'incrocio, (vedi il maggior vigore degli ibridi) e sono convinto che anche in molte piante prevalentemente autofertili sotto sotto ci sia questa tendenza. Nell'ostentare la pratica della conservazione delle antiche varietà come "principio assoluto", secondo me, si corre solo il rischio di scadere nei "conservatori", mentre, secondo me, la pratica del mantenere in essere un'antica varietà ha senso solo nella misura in cui serva a contrastare OGM, mutagenesi artificiale e il mercato in generale, in un'ottica di autoproduzione, essendo però sempre consapevoli che l'evoluzione e la promiscuità sono alla base di tutto (e quindi anche delle antiche varietà), condividendo parallelamente e con altrettanto favore, le nascite (per incrocio assistito) di nuovi ecotipi e/o varietà ;-)
EliminaAver voluto addomesticare specie spontanee: forse è proprio questo il punto!
Tu forse non ci crederai Angelo, ma io ormai mi nutro da anni e "regolarmente" di piante spontanee quanto e più degli ortaggi coltivati, senza affatto rinunciare al gusto e alla bontà del prodotto e proprio una maggiore attenzione verso le "piante spontanee" è stato per me quel nuovo e autentico approccio nei confronti della natura e della vita in generale, che va ben oltre la stessa autoproduzione, che pur mi è tanto cara...ma questo è un percorso talmente personale e individuale che non mi sognerei neanche di suggerirlo ai milioni di persone di cui parlavi tu!
Sulla pratica degli innesti, concordo pienamente con te e sull'argomento, ultimamente, ho scritto anche quest'articolo http://www.bioscambio.it/?p=5679
Un caro saluto. Domenico.