di Roberta
Di seguito descriverò alcune soluzioni che sto sperimentando per riuscire a tenere l'orto il più possibile in ordine, in quanto si tratta di un orto condiviso. Non vi aspettate nulla di eccezionale, molte soluzioni sono ovvie, conosciute e scontate.
Spero, comunque, che risulti di interesse per qualcuno, soprattutto per chi, come me, non ha tanto tempo da dedicargli.
Premetto che il terreno sul quale coltivo, cinque/sei anni fa, era completamente pieno di calcinacci e immondizia varia, non vi cresceva niente. Il poco terreno visibile era molto povero e malandato.
al di sotto del primo strato superficiale di terra si estende un imponente strato di tufo, depositatosi a seguito delle eruzioni vulcaniche provenienti dai Castelli Romani (Colli Albani). Al di sotto si aprono lunghissime grotte che sono state, ed alcune ancora continuano ad essere, utilizzate come fungaie
http://it.wikipedia.org/wiki/Vulcano_Laziale
http://www.torredelfiscale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=55&Itemid=48
Durante lo scavo, ad un certo punto (attorno ai 30-40 cm) ho trovato lo strato di tufo sottostante (cappellaccio morbido da spezzare, ma in ogni caso compatto).
Per le piante officinali perenni ho adottato una posizione esterna alle vasche. Di sopra potete vedere il timo e un origano (che sa più di menta) e poi accanto è nata spontaneamente la mentuccia che sta prendendo il sopravvento.
Di sotto la salvia e la lavanda, che ho in parte trapiantato altrove dopo aver fatto la foto, perché non trovava giusto sfogo. Sono state tutte e due il risultato di talee che hanno attecchito in questo piccolo spazio, usato, più che altro, come vaso.
Il confine è stabilito dal legno della vasca e da alcune mattonelle di recupero, conficcate a terra, meglio visibili alla base della foto sottostante.
Se c'è la possibilità, consiglio di ridurre la profondità arrivando a 100 o 110 cm (considerare la lunghezza del braccio per la lavorazione e la raccolta) e di aumentare lo spazio tra le vasche, superando i 50 cm. La lunghezza è indifferente, ma bisogna fare i conti con gli spazi a disposizione.
È inutile dire che non zappo più e che scavo solo una piccola buca per trapiantare le giovani piante.
Di erba, durante l'inverno, ne nasce tanta, soprattutto gramigna. Non mi piace usarla come pacciamatura né, tantomeno, metterla nel compost... ricaccia sempre.
Tutta l'erba che sdradico la distribuisco attorno al piccolo albero di arancio, in modo che formi una ciambella, evitando di soffocare il tronco.
Questa è una compostiera realizzata con bancali di legno (pallet) recuperati in giro. Consiglio di realizzarne due, ma più piccole, in modo da usarle alternativamente ogni 6 mesi.
Devo dire che una sola compostiera è molto scomoda. Non si riesce mai a recuperare il compost maturo da sotto, perché si continua a buttare materia organica sopra.
Nel caso in cui si avesse una sola compostiera, consiglio di usarla solo durante l'estate mentre, durante l'inverno, conviene utilizzare una o più buche, scavate a terra, dove buttare la materia organica.
In questo modo otteniamo due scopi:
- il secondo è quello di aver fatto maturare bene il compost per utilizzarlo nell'orto estivo.
Ho trovato utile realizzare un orticello perenne, piantando cicorie e erbe spontanee varie.
Questa è una piccola vasca ricavata sotto un albero di limone, realizzata delimitando lo spazio con tronchi di legno e sassi cavati dalla terra (quella passata attraverso la griglia per ripulirla dai calcinacci).
Nella foto potete vedere i radicchi ancora verdi, la rughetta e le puntarelle (in fondo).
Quando trovo del tarassaco o altre erbe commestibili, nate in spazi di passaggio, le sdradico e le trapianto in questa vasca, in modo da creare un piccolo spazio selvatico, perenne e pieno di bio-diversità.
Nella foto sopra: l'angolo con l'erba cipollina e la valerianella cresciuta spontaneamente da seme caduto a terra. Le erbe spontanee commestibili le lascio sviluppare liberamente, soprattutto tra gli interstizi dei sassi e, se non disturbano troppo, le mando a seme, altrimenti le raccolgo per cucinarle.
Si piegano mantenendo l'altezza della busta, si tagliano per una larghezza superiore al centimetro e se ne ricavano tanti laccetti a forma circolare che si uniscono tra loro, fino a raggiungere la lunghezza voluta.
Poi si procede prendendo tre di questi laccetti che devono essere uniti ad una estremità e si lavorano a treccia.
Bello, complimenti. Anche i cordini. Per ora ho ancora uno stock di rafia di recupero procurata ai tempi dal nonno, però l'idea è ottima.
RispondiEliminacomplimenti da parte mia anche...le cose semplici sono le migliori...
RispondiEliminami piace molto il tuo orto, ricorda quello che facevano una volta i contadini, che non compravano nulla e riutilizzavano tutto, brava!!!
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