di Roberta
Quando ci si incammina tra i viottoli del paese, Colfiorito appare come
un luogo abbandonato, figlio del terremoto del 1997 dal quale sembra
non essersi mai ripreso. Ancora se ne vedono le profonde ferite sulle
case abbandonate e semidistrutte.
All'interno del paese, poche case abitate, tante in ristrutturazione per mano di abitanti di altri luoghi (che sperano di affittarle per le vacanze), strade lastricate con pietra colorata, comple-tamente scheggiata e pericolante, cucite da sentieri di asfalto.
Non ci sono negozi, non ci sono artigiani e pochi vecchietti,
raramente,
fanno capolino per le strade. Le voci dell'ora del rosario, provenienti
dalla chiesa (la prima ad essere stata ricostruita dopo il terremoto),
rendono ancora più funerea l'atmosfera circostante. Qualche gatto
silenzioso fa capolino e
poi sparisce.
Paese fantasma o quasi... in cima alla collina, raggiungibile da
stradine particolarmente inclinate, si aprono, nell'abbandono del
paesaggio, le case del dopo terremoto, come sempre ignare della
tradizione e schiave del cemento.
Fortunatamente poche e ben nascoste:
case basse che non hanno particolarmente disturbato il territorio di
cui, in qualche modo, sono riuscite a ricalcarne i bordi.
Da questa posizione si apre il paesaggio sottostante, una distesa
pianeggiante, territorio di frontiera tra l'Umbria e le Marche, con i
piedi in Umbria ed il cuore nelle Marche: comune di Foligno (Perugia)
con il quale non condivide la storia e la terra; cittadina che fonda le
radici nella storia più antica e profonda, alla quale però non è
riconosciuto lo status di comune e dal Comune di appartenenza
abbandonata.
Campo 64 |
http://anpiperugia.noblogs.org/post/2009/03/26/il-campo-d-internamento-di-colfiorito-2/
http://anpiperugia.noblogs.org/gallery/5551/colfiorito2.pdf
http://www.cnj.it/documentazione/campiconcinita.htm
Prima, caserme, oggi contenitori di servizi e negozietti, scivolati a valle dopo il terremoto. Inizia a vedersi la vita: ufficio postale, banca, negozio di alimentari, ristorantino e baretto, le persone sedute e di passaggio, piazzola organizzata per camper, negozietto di prodotti tipici....
.... eccolo! forse troviamo lì le famose lenticchie di Colfiorito.
http://www.campagnamica.it/prodotto/lenticchia-di-colfiorito
http://www.umbria24.it/colfiorito-escrementi-insetti-legumi-altre-tonnellate-sequestrate/76901.html
Delle lenticchie nessuna traccia. Sono già state vendute tutte a Natale ad un grande distributore: "soldi maledetti e subito" ci ha detto il titolare dell'azienda che le produce e le vende. Bisogna aspettare la nuova produzione.
E le patate? Vendute anche quelle e le ultime rimaste stavano andando a male, così le hanno utilizzate per uso familiare.
In compenso abbiamo trovato la roveja, i ceci sultano e tanti altri fagioli impacchettati a Colfiorito, ma prodotti in Valtellina.
Si stanno rendendo conto che le lenticchie, coltivate dopo il grano, non producono e si ammalano. Dopo aver fatto analizzare il terreno, hanno capito che i veleni dati al grano rimangono impregnati nella terra e le lenticchie mostrano di non gradire!
I ceci sultano li coltivano in asciutto e senza veleni, almeno così ci dicono, e ci fanno notare la dimensione più striminzita e compatta rispetto agli altri.
Alla patata rossa di Colfiorito è dedicata una sagra che si svolge attorno alla terza settimana di Agosto.
http://www.sagrapatatacolfiorito.it/master.html
Dicono che sia buona per fare gli gnocchi. Io l'ho assaggiata arrosto, intera e con la buccia e non era per niente male.
Si tratta comunque della varietà olandese désirée, adattata alla terra ed al clima di Colfiorito (750 m. s.l.m.). Particolarità di questa patata è la forma a campana, ovvero ovale che si restringe a punta arrotondata su una estremità.
http://it.wikipedia.org/wiki/Patata_rossa_di_Colfiorito
http://umbria-verde.net/prodotti-tipici/patata-rossa-di-colfiorito/
Territorio particolarmente enigmatico: da niente esce fuori tutto:
- come la città di Plestia
(antico municipio romano e, prima ancora, città fiorente dell'antico
popolo umbro dei Plestini), con una estensione presunta di circa 35
ettari, anticamente delimitata ad est dal lago Plestino, non più
esistente. Proprio qui, tra le due strade dove sorge la basilica di
Plestia, si passa dall'Umbria alle Marche. Città interamente da
scavare, vede il suo territorio diviso tra le Soprintendenze di Perugia
e di Ancona.
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Plestia.html
http://www.comune.serravalledichienti.mc.it/?page_id=551
http://www.archeopg.arti.beniculturali.it/index.php?it/125/colfiorito-di-foligno
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- L'insediamento preistorico
del castelliere di Monte Orve ed il museo
archeologico che racchiude i reperti trovati attorno al
territorio, di pertinenza della Soprintendenza di Perugia
http://www.comune.foligno.pg.it/MEDIACENTER/FE/CategoriaMedia.aspx?idc=527
http://www.archeopg.arti.beniculturali.it/index.php?it/271/news/254/museo-archeologico-di-colfiorito
- il bosco che chiamano pineta (che si raggiunge scalando le strade del paese e raggiungendone le vette), la palude ed il parco che riassume tutto il territorio.
http://www.parchiattivi.it/parco.colfiorito/index.php
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Benvenuta tra i "cacciatori di semi"! Grazie per questo viaggio in luoghi dove si respira l'aria di un passato nobile assieme a testimonianze di crudeltà, io sono riuscito a sentire suoni e profumi...
RispondiEliminaOra hai i fagioli del re e quelli del Papa, quello di Lima lo chiamano così, buono da mangiare e bello da coltivare
Angelo
la chiamano quasi cita' fantasma ma per me viverci li' sara' un paradiso...
RispondiEliminaBel reportage Roberta, multiculturale.
RispondiEliminaQuello che non ho capito è perché hanno abbandonato le lenticchie a favore delle patate, forse che le lenticchie rendono meno?
Eppure a Castelluccio mi risulta che continuano a coltivarle, e con buona nomea e prezzo ...
Mi sa che il terremoto non ha distrutto solo le case ...
La lenticchia richiede più lavoro delle patate, sopratutto manuale mentre i tuberi oramai si coltivano con le macchine.
RispondiEliminaNelle rotazioni, i legumi devono precedere il grano non succedergli, altrimenti la resa sarà misera, negli anni andati si seminavano assieme, due file di grano alternate ad una di lenticchia, con ottimi risultati. Ma allora si raccoglievano a mano entrambe!
Angelo
Come dice Angelo, le patate rendono di più e sono più facili da coltivare; le lenticchie rendono meno e sono più difficoltose da coltivare. Però qui si innesca una contraddizione: non coltivano più le lenticchie, ma coltivano la roveja, che è difficoltosa da coltivare al pari delle lenticchie, poiché deve essere racolta e sgranata a mano. La roveja è sicuramente più remunerativa (tra 12 e 16 euro/kg).
RispondiEliminaMi è sembrato di capire che gli agricoltori lamentino una qualche difficoltà a far sviluppare le piante delle lenticchie, che dicono, il secondo anno non producono come il primo. Ho la sensazione che, in qualche modo, si sia venuto a creare un impoverimento del terreno ed uno squilibrio naturale, dovuto fondamentalmente ad uso di prodotti chimici e pesticidi. Mi è sembrato anche di percepire un loro stupore nel meravigliarsi di questo fatto e nel non individuare il problema del perché le lenticchie fatichino così tanto.
In qualche modo, ho impressione, che anche le vecchie e sagge conoscenze coltivative siano venute sempre meno e l'obbligo di comprare le sementi da sementiere che pretrattano i semi per garantire un prodotto "più sano" e "produttivo" abbia contribuito a far perdere completamente il senso del reale.
Roberta
La contraddizione dell'abbandono della lenticchia a favore della roveja è solo apparente, quest'ultima richiede molto meno lavoro manuale della prima. Ma sopratutto la roveja non patisce come la più sensibile lenticchia i residui colturali delle coltivazioni precedenti. Ad Altamura era completamente scomparsa una varietà locale di lenticchia (Ricordo che Altamura vantava con orgoglio le tre "L" della sua ricchezza passata, lino, lana, lenticchia )sostituita dalla monocoltura ventennale di grano duro con concimazione chimica e soliti trattamenti colturali... Quando anni fa si è ripreso a coltivare lenticchia (nel frattempo il seme originale era sparito, e molti temono che circoli tanta lenticchia do origine canadese...) i risultati sono stati disastrosi! Poi si è scoperto che il terreno era ancora "contaminato" e non era possibile coltivare lenticchia!
RispondiEliminaAngelo
Se dopo tutti questi anni il terreno è ancora contaminato..... allora siamo messi proprio male. Mi chiedo solo se si iniziano a rendere conto di cosa significa usare chimica e trattamenti. Forse daranno la colpa alla povera lenticchia accusata di essere troppo deboluccia!!
RispondiEliminaLa lenticchia è molto sensibile ai prodotti chimici, nei campi dove si coltivava solo grano senza rotazioni colturali ha stentato a crescere, da qualche anno, grazie anche a norme CEE che obbligano alle rotazioni triennali, è tornata a farsi vedere, anche se ceci e lino sono preferiti.
RispondiEliminaNelle terre marginali, meno fertili, la lenticchia cresce benissimo da sempre, io coltivo quella verde e quella nera, con ottimi risultati.
Angelo
Leggere questo bel racconto di viaggio mi lascia un po' di tristezza. Le case ancora pericolanti, le coltivazioni obbligate, le lenticchie che vengono male per i pesticidi, la rassegnazione, il non cercare di capire il perché e di porre rimedio.
RispondiEliminaSpero che la visita di Roberta e le sue domande abbiano risvegliato l'interesse dei contadini verso il cercare di rimediare alla situazione ora non ottimale.
Anche la cicerchia di Colfiorito è solo impacchettata lì?
La cicerchia la producono. Credo che sia più facile, ma la vendono, nella maggior parte dei casi, decorticata, quindi non utile ai fini coltivativi.
RispondiEliminaR.