domenica 6 gennaio 2008

"RIPPARE" IL TERRENO - BRUCIARE I PALI DI LEGNO

 Ammorbidire e areare il terreno in profondità - Come e dove bruciare i pali

per Orto delle Piane: cosa intendi per rippare? vuol dire infilzare il forcone e muoverlo un po' per areare il terreno?
su un altro intervento parli di bruciare la punta dei pali di castagno, ma intendi tutta la punta che va nella terra e una parte di quella che sta fuori o solo quello che sta fuori ?
geppe


@ Geppe: Scusami per quel termine "rippare" che è gergale e quindi poco comprensibile, in italiano diventa "ripuntare", che resta però una parola poco usata, e quindi ancora incomprensibile; ma hai capito bene, a mano lo si fa con un forcone robusto se la terra è morbida, con un attrezzo specifico, più robusto, che appare come una vanga a dentoni, se la terra è dura.
La funzione del "rippaggio" è quella di ammorbidire e areare il terreno in profondità, senza sconvolgere la stratificazione microbica del terreno, dove è meglio che i batteri "aerobici" restino negli strati alti e i batteri "anaerobici" negli strati bassi.
La vangatura, pratica tradizionalmente usata, rovescia il terreno, come l'aratura, e mette quindi in disordine la naturale stratificazione umica e batterica; mi pare di ricordare che l'amico Masanobu diceva: "ha fatto più danni l'aratro della spada"

Il bruciare "la punta" dei pali in legno è un vecchio trucco che si usa per allungarne la vita, alternativo, e forse migliore, all'uso di prodotti chimici tipo "Carbolineum", non ammesso in agricoltura biologica.
Se fai caso il palo si guasta sempre nella porzione che sta a confine tra terra e cielo, dove i batteri disgregatori trovano le condizioni ottimali, aria e umidità.
E' quella la porzione che deve essere bruciata superficialmente, il tratto di 40 cm che sta a cavallo tra aria e terra; i batteri attecchiscono malvolentieri nel legno carbonizzato.
Avevo postato delle foto qui:

http://amicidellortodue.blogspot.it/2012/06/cavolaia-pieris-rapae.html 

dove nella foto n° 10 si vede bene cosa intendo.
Nella pratica io faccio cosi: quando preparo i pali li scorteccio e gli faccio la punta con la motosega, con questo materiale di risulta, ed eventualmente con altra ramaglia, faccio un fuoco vivace e metto la punta dei pali ad abbrustolire, per il tratto abbondante che verrà a trovarsi nella porzione terra-aria, tenendoli un po' sollevati dalle braci, che prendano bene la fiamma, appoggiandoli e rigirandoli su un palo posato trasversale per terra.
Non è quindi importante bruciare la parte profondamente interrata, ma anche se capita non fa danno.
Per i pali da due metri fuori terra uso pali da tre metri, un 20% deve essere interrato per dare solidità al palo, e se poi mi avanza un po in lunghezza fuori terra può sempre far comodo, meglio lungo che scarso, e se invece deve essere preciso taglio il palo dopo averlo impiantato al massimo.
Orto delle Piane

3 commenti:

  1. Si bruciano solo i pali? Il consiglio vale anche per i sostegni dei pomodori o, essendo di piccolo diametro, bruciandoli si rischia di comprometterne la robustezza?

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  2. la modalità, per essere efficace, deve creare uno strato carbonizzato di buon spessore. Con i paletti dei pomidoro non puoi carbonizzare troppo altrimenti assotigli troppo la parte utile e comprometti la resistenza meccanica.
    Una carbonizzazione insufficiente, per le esperienze che ho fatto con diversi tipi di legno, sia dolci che duri, è di pochissima efficacia.
    Per i pomodori mi seleziono paletti di robinia di diametro da 3 a 5 cm alla base, li scorteccio bene subito alla base per 50/60cm mettendo a nudo il legno senza lasciare residui di scorza e li metto a stagionare fino a primavera inoltrata. Da me durano almeno 3 stagioni. Se poi hai l'accortezza di farli più lunghi di 40cm, o più, di quel che realmente serve, quando sarà marcita la parte sotto la elimini e rifai la punta e vai avanti altri 3 anni perchè la parte fuori terra resta sana, tarli permettendo.

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