domenica 6 gennaio 2008

TRUCCO PER NON ROMPERE I MANICI DI VANGHE E BADILI

Qualcuno ha un trucco perché non si spacchino i manici di vanghe e badili?
claudia


Se il manico è sano, la conoscenza del legno con cui è fatto e l'esperiena ti diranno fino a che punto puoi spingerti con lo sforzo. Se è tarlato o marcescente nell'innesto con l'utensile di metallo puoi fare ben poco se non ridurre lo sforzo applicato o, meglio, sostituirlo prima di trovarti ad imprecare in corso d'opera. A fine lavoro, lava con cura l'attrezzo dalla terra, specialmente nell'innesto col manico, e riponilo in luogo riparato dove possa asciugare velocemente: durerà più a lungo.
Come legno uso il sambuco nero e, se proprio non riesco a trovarne, salice e pioppo (non quello per l'industria). Il sambuco unisce doti di robustezza, leggerezza, giusta flessibilità e qualità di presa (grazie ai nodi) che non trovo negli altri legni. Evito quelli torniti in faggio venduti nei negozi perchè, pur essendo robusti, sono troppo pesanti.

:-) leggo, divertito, il tuo quesito che mi fa tornare, col pensiero, indietro di parecchi anni.

Un tempo, quando gli attrezzi manuali erano la norma nei campi, quando noi ragazzini, che aiutavamo gli adulti, rompevamo il manico di qualche attrezzo (spesso per uso maldestro dovuto ad inesperienza, ma non solo), ci dicevano, ironicamente, che era stata la troppa voglia di lavorare che ce lo aveva fatto rompere; ovviamente il significato era l'esatto opposto e alludeva ai vari sotterfugi che eravamo soliti inventare per schivare i lavori pesanti.

Sono certo che non è il tuo caso.
honey75


Mi è capitato di rompere manici per eccesso di forza, ma l'eccesso di forza ormai è un ricordo di tempi lontani!
Adesso mi lamento del fatto che il legno si spacca lungo le venature, penso per troppa umidità ambientale.
Non conosco il tipo di legno.
claudia


allora non ho capito se intendi dire che il manico si spezza o se rimane intero ma si fessura longitudinalmente
honey75


La seconda
Claudia


@ honey75: bello il tuo racconto sui manici, contiene la leggerezza della sapienza antica che merita essere conservata.
Per gli attrezzi da lavoro pesante io utilizzo il "calcio" (la parte basale) del frassino, che spacco con i cunei, così da mantenere il parallelismo tra fibre e manico, avendo poi cura di mettere nell'occhiello dell'attrezzo la parte basale, quella che nella vita dell'albero ha dovuto sopportare sforzo analogo.
Il manico rimane pesante, ma il lavoro che deve fare il manico e io che lo maneggio pure, così parliamo tutti la stessa lingua.
Lo affino a lungo cono per alleggerirlo al massimo, lo liscio per bene, e prima di incastrarlo nell'occhiello lo ungo abbondante con l'olio delle acciughe, con gran disappunto dei gatti che invece lo vorrebbero tutto per loro.
Il legno unto respinge l'acqua, e aiuta il manico a durare di più.

@ Claudia: ascolta i tuoi attrezzi, prima di rompersi di solito fanno un gridolino, o loro o le tue ossa, è il segnale di non dover forzare oltre.
Senno ti tocca poi andare a cercare il sambuco nero per farti una nuova bacchetta magica ...
Orto delle Piane


No, come cercavo di spiegare a Honey sono lontani i tempi in cui potevo sperare di rompere i manici. In pratica il legno, come efficacemente descritto da Honey, rimane intero ma si fessura longitudinalmente.
Vada per l'olio, se non sarà di sardina pazienza, la mia vanga si dovrà accontentare.
Non devo cercare il sambuco nero, so già dove trovarlo.
Di solito mi limito a raccoglierne i fiori per farne una magica e gradevole bevanda.
Mi mancano le arti per trasformarlo in bacchetta magica o anche in semplice manico per badile.
Claudia


Il manico del badile "è" la bacchetta magica in mano alla fata che colora l'orto di variopinti fiori e frutti.
E se sai già dove trovare il sambuco nero il più è fatto, ti consiglio la raccolta del legno il giorno di luna nuova di novembre, che quest'anno capita il 3 dicembre, così la magia si rafforza, e la bacchetta risulterà indistruttibile.
Se la scegli del giusto un poco abbondante diametro affinarla poi che calzi bene nell'occhiello della tua vanga sarà solo un gioco di pazienza e cartavetro.
E forse che la frizzante bevanda la prepari facendo fermentare i fiori in limpida acqua di sorgente addolcita con abbondante miele d'acacia e corroborata da un poco di succo di limone?
Orto delle Piane


Claudia, adesso mi è chiaro. I manici che mi faccio provengono da rami interi selezionati fra quelli che hanno la giusta curvatura, sezione alla base (che va poi adattata ed innestata nell'attrezzo) e lunghezza. Nei miei manici le fessurazioni, che raramente si evidenziano, sono dovute ad una essiccazione troppo repentina durante la stagionatura o al momento della raccolta inappropriato; sono di lieve entità e non pregiudicano la robustezza. Può dar fastidio alle mani, ma una passata di carta vetrata agli spigoli risolve il problema.

Orto delle Piane, bello ed eloquente l'ascolto che proponi; quando devo mettere sotto torchio un manico lo faccio con lenta progressione e l'orecchio teso.
Il frassino è un ottimo legno,ma, come tu stesso osservi, pesa.
Per gli attrezzi leggeri (vanghe, forche, zappe) uso rami di tre anni come ho detto sopra, mentre per quelli pesanti (scure, piccone, mazza) uso legno di robinia ricavato dal durame col procedimento che hai indicato per il frassino; praticamente eterni.
honey75


Orto, che poeta!

Ringrazio entrambi per i suggerimenti.
Non sarò mai capace di seguirli, ma è bello sapere come si fa.

La mia bevanda ai fiori di Sambuco non è frizzante, è la versione semplificata dello sciroppo.
I fiori immersi in acqua dell'acquedotto, con bucce e succo di limone... poca acqua, perché nella versione semplificata molto banalmente congelo l'estratto, mettendolo nelle formine per il ghiaccio.
Al momento dell'uso aggiungo altra acqua, appena sgorgata dal rubinetto, altro succo e buccia di limone e del banale zucchero.
Claudia

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